un film in due parti, in comune c'è Pirandello, il tempo, la morte.
la prima parte, aperta dalle immagini del cinema italiano degli anni della guerra e subito dopo, ricorda il complicato ritorno delle ceneri di Pirandello a Girgenti (qui un articolo che racconta la storia); la seconda parte rappresenta l'ultimo racconto scritto pochi giorni prima della morte.
la prima parte è in bianco e nero, la seconda a colori.
il ritorno delle ceneri in Sicilia ha momenti che fanno sorridere, il racconto finale è terribile, non c'è altro che dolore, insostenibile, a causa di un chiodo capitato nelle mani di Bastianeddu nel momento sbagliato, "apposta".
è un film dove non c'è niente da dimostrare, solo mostrare la morte in due momenti diversi, alla fine della vita e in gioventù, nel primo caso, per quanto difficile, il momento complicato, e pirandelliano il dopo, nel caso di Bastianeddu un dolore eterno.
buona visione di un film diverso, non sarete delusi - Ismaele
ps: ecco le ultime disposizioni di Pirandello:
« I. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni.
II. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
III. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.
IV. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui »
…Leonora addio è un film LIBERO. Nell’atteggiamento, ci ha fatto
pensare agli ultimi film girati da Luis Bunuel: è ciò che si prova davanti
all’opera di un maestro che, giunto a un’età così matura, lavora in assoluta
libertà rinunciando a qualsiasi convenzione. Il film è totalmente
anti-naturalistico, ma del resto il cinema dei fratelli Taviani è sempre stato
così. Leonora addio va a collocarsi accanto ai film più belli e
poetici che Paolo e Vittorio abbiano realizzato in coppia: a Padre padrone, a La notte di San Lorenzo, a San Michele aveva un gallo, a Kaos. Nel panorama del nostro cinema, in questo 2022
così difficoltoso, è un film-UFO che va approcciato con rispetto e con
curiosità: se ne viene clamorosamente ripagati.
…Il film è nettamente
diviso in due parti: ognuna delle due ha al centro una morte, un cadavere, una
tomba. Nella prima parte (in bianco e nero) è la morte di Pirandello (avvenuta
il 10 dicembre 1936, due anni dopo il Premio Nobel) a essere evocata: una morte
che rimane senza sepoltura, e che solo 15 anni dopo trova rocambolescamente la
tomba dove ora riposano le ceneri del drammaturgo siciliano. Nella seconda
parte, invece, ispirandosi all’ultimo racconto scritto da Pirandello, Il chiodo, Paolo Taviani racconta (a colori) di una morte
che non trova spiegazione: quella di una ragazzina dai capelli rossi che mentre
si sta accapigliando con una compagna viene uccisa con un chiodo (un
punteruolo…) da un suo coetaneo, approdato a Brooklyn con il padre che l’ha strappato
dalle braccia della madre e l’ha obbligato a emigrare con lui. Il delitto non
ha movente, il ragazzo dice solo che il chiodo gli è capitato fra le mani
“apposta”, ma non sa spiegare cosa significhi “apposta”. Il cadavere della
ragazzina viene sepolto nella nuda terra e per tutta la vita il ragazzo
assassino andrà periodicamente a renderle omaggio, raccogliendosi in
meditazione davanti alla croce che segna la sepoltura, in una cerimonia privata
di elaborazione del lutto che dura per tutta la vita…
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