sabato 15 aprile 2023

Mortelle randonée (Mia dolce assassina) – Claude Miller

Isabelle Adjani (la dolce assassina) e Michel Serrault (l'investigatore privato) sono strepitosi in questo film.

l'investigatore Beauvoir, che aveva perso la figlia, mai conosciuta,  quando era bambina, le resta solo una foto di classe, ma non sa qual è la figlia, tutte potrebbero esserlo.

la dolce assassina potrebbe avere l'età della figlia, lui la protegge dall'inizio, quando scopre il primo omicidio, l'investigatore Beauvoir è bravissimo a seguire sempre la ragazza, in tutti i suoi omicidi e travestimenti, e sorprendentemente fa il tifo per lei.

cosa fa la potenza dell'amore, verso una bambina mai conosciuta, che avrebbe potuto essere qualunque cosa nella vita, e in un inedito transfert la dolce assassina potrebbere essere sua figlia.

gran film, da non perdere, una sorpresa bellissima.

buona (coinvolgente) visione - Ismaele


 

 

QUI il film completo con sottotitoli in inglese

 

 

 

 

Mortelle Randonnée sfida ogni casistica legata al genere di riferimento, cercando sin dalle prime battute una strada propria, originale, imprevedibile; lo capiamo quando nella scena iniziale l'investigatore Beauvoir, soprannominato “l'occhio”, discorre al telefono con una donna misteriosa, per poi chiudere la conversazione e perdersi nei ricordi, guardando una vecchia foto che ritrae sua figlia Marie, mai conosciuta. Struggendosi nella nostalgia e nella solitudine l'uomo parla a voce alta, rivolgendosi a se stesso e di conseguenza a noi spettatori, dando vita a un bizzarro meccanismo empatico che sarà poi perpetrato per tutto il resto della pellicola…

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In un certo senso sono due solitudini che si rincorrono. Il noir è solo un manto di nebbia onnipresente che devia il cammino; solo attraversandolo si potrà svelarne la direzione, dapprima oscura. Una vicenda ben più intimista, fatta di fantasmi interiori, piloti della mente e delle azioni, con i suoi vuoti da colmare. Serrault è ammirevole nel suo tenero paternalismo, non immune da una notevole dose di ironia; altrettanto meritoria è la algida Adjani: misteriosa, letale e bellissima.

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Storia di un'ossessione costruita con le cadenze del thriller e i personaggi del noir, dalla giovane e letale femme fatale della Adjani al detective di mezza età compassato ed appunto pieno di fisime di un grande Serrault. L'azione si sposta continuamente in location diverse eppure le due figure rimangono al centro di un racconto unidirezionale che abbandona presto la sua connotazione poliziesca per farsi intimo, non nella sua accezione più assoluta ma in un'altra più idealizzata, non corrisposta: un rapporto da figlia - padre dove ai passi scapestrati della prima ( irrefrenabile nei suoi delitti in serie ) seguono sempre quelli comprensivi del secondo ( lui trasgredisce palesemente i suoi doveri pur di proteggerla proprio perchè crede di ritrovare in lei quella figlia che non ha mai potuto conoscere ). Un piccolo - grande film poco conosciuto che varrebbe la pena di riscoprire e di ammirare nella sua costruzione minimalista, nel disegno semplice ed allo stesso profondo di due solitudini che si confrontano, nella ricercatezza di un'ironia di fondo che poi è quella della vita. Visto in lingua originale sottotitolato, non so se ne esiste una versione italiana.

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Un film dont chaque minute, chaque plan est hanté par la douleur de la perte, par la solitude : c'est vraiment la sensation que cette Mortelle randonnée distille. Quant on évoque la série noire ou le film noir, ce noir se réfère à des histoires sombres, des crimes sordides, un environnement anxiogène ou délétère. Ici la noirceur ne se trouve pas dans les crimes commis par Catherine ou dans les ambiances grisâtres des banlieues pavillonnaires, des hôtels ou des stations balnéaires vides dans lesquels elle nous entraîne à sa suite. Cette noirceur, c'est celle de ces âmes damnées qui peuplent le film. Ici, on a des idées noires, on broie du noir, on tente de fuir l'abîme, on y plonge. Sans ses répliques savoureuses, ses quelques passages véritablement comiques et ses seconds rôles hauts en couleur (Guy Marchand, Stéphane Audran, Geneviève Page, Sami Frey, Macha Méril, Patrick Bouchitey, Jean-Claude Brialy...), Mortelle randonnée serait un film dépressif quasi insupportable. Mais Audiard a le goût du public, il sait trouver le bon équilibre et s'il signe ici un film très radical, une œuvre en forme d'exorcisme, il ne lâche pas la main de son spectateur, il ne l'abandonne pas à la nuit. C'est triste, c'est sombre, mais jamais complètement désespérant…

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Claude Miller retrouve avec ce drame policier flamboyant une grande partie de l’équipe de Garde à vue (1981), à commencer par le prodigieux Michel Serrault et le dialoguiste Michel Audiard : ce dernier sans renoncer à ses mots d’auteur et son humour pince-sans-rire s’adapte avec brio à un univers éloigné du cinéma (Lautner, Grangier) auquel on l’avait jusqu’alors associé. Après le huis clos mettant en scène un policier et un notaire dans un commissariat de province, Miller opte ici pour une multiplicité des décors et des villes (Bruxelles, Rome, Biarritz...), donnant au récit une atmosphère de vertige narratif qui n’est pas pour rien dans la fascination qu’exerce cette randonnée mortelle. L’adaptation d’un roman policier américain de Marc Behm suit ainsi les mêmes modifications géographiques que celles opérées par François Truffaut dans La mariée était en noir ou Bertrand Tavernier transplantant une histoire policière de Jim Thompson dans le cadre de l’Afrique coloniale pour Coup de torchonMortelle randonnée est en fait bien plus qu’une perle du film noir : c’est un portrait de la douleur intériorisée et de la folie ordinaire. Les fêlures des deux personnages font écho au comportement maladif de Patrick Dewaere dans La meilleure façon de marcher (1976). La souffrance et la détermination du détective endeuillé et de la criminelle orpheline annoncent l’obstination de Charlotte Gainsbourg dans L’effrontée (1985) ou de Vincent Rottiers dans Je suis heureux que ma mère soit vivante (2009), ce dernier film bouclant la boucle des problèmes de filiation récurrents dans l’œuvre de Miller…

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