dopo Omicidio al Cairo, Tarik Saleh torna a girare un altro film ambientato in Egitto.
e anche La cospirazione del Cairo è un grandissimo film, cinema civile e politico come pochi, di questi tempi.
è un film sul Potere e sulle sue spietate strategie.
e ci sono due splendidi protagonisti, Tawfeek Barhom (Adam) e Fares Fares (il colonnello Ibrahim), da premio Oscar, ex aequo, e in uno piccolo, ma importante, ruolo vediamo Mohammad Bakri (il generale Al Sakran).
il film è girato a Istanbul, in Egitto, faro della libertà di pensiero e di parola, avrebbero messo tutti in galera, ammazzando anche qualcuno, da tradizione, niente di nuovo sotto le piramidi.
in alcune scene, mutatis mutandis, il film assomiglia al morettiano Habemus papam.
il film arriva in sala un anno dopo, grazie a un distributore che ci crede.
è in 30-40 sale, non perdetevelo, se vi volete bene.
buona (indimenticabile) visione - Ismaele
…All'interno del grande palazzo dell'accademia inquadrato spesso dall'alto a incombere sulle figurine
che si spostano all'interno del grande chiostro, il potere viene infatti
gestito dai gruppi dei vari sceicchi che, imponendo una disciplina rigidissima,
raccolgono intorno a sé studenti che sono vassalli e servitori oltre che fedeli
sostenitori. Proprio tra questi gruppi, più o meno allineati con il potere
politico, si gioca la partita per l'elezione del futuro immam; una partita in
cui è appunto la parola a dettare le regole e a dare il ritmo al film. La
parola con la sua forza e il suo potere di convincimento, quello che gli
sudenti imparano ascoltando le orazioni degli
sceicchi e affrontandosi come se si trattasse di una battle di
rap in cui alle barre si sostituiscono i versi del corano. È la stessa
spy story di Saleh a prendere quel ritmo che di quadro in quadro
costruisce, botta e risposta, la sfida lanciata dal lato oscuro del
potere ad Adam. Al ragazzo non resta che finire stritolato oppure
apprendere la potente arma che ha nelle sue mani: la manipolazione attraverso
la parola.
Ne viene fuori un film
curioso per l'intuizione di calare il noir in un contesto
affascinante e misconosciuto, non banale per come costruisce la
tensione dilatando i tempi e insistendo sulla ripetizione, deciso per come
sceglie di mettere in scena senza mezzi termini i sistemi coercitivi applicati
(e che non può fare a meno di riportarci alla mente la sorte toccata
a Giulio Regeni proprio in quel paese). Paga
forse lo scotto di un eccesso di controllo e di una necessità di
spiegazione che appesantisce un racconto dalle dinamiche non sempre immediate
ma che ha il merito di ricercare una formula d'antan capace di mescolare genere
e impegno civile riaggiornandola a una contemporaneità politica connotata da
contraddizioni spinose e inquietanti.
…Al centro della storia non c'è né l'Islam (e le sue
radicalizzazioni) né il governo egiziano ma un Potere assoluto e metaforico che
corrompe e rende gli uomini capaci delle peggiori nefandezze, in contraddizione
alla loro retorica e ai loro ruoli di guide, secolari o spirituali. L'antidoto
è l'istruzione, che porta a leggere "quei libri che fanno paura ai tiranni
e ai re" e che non può essere indottrinamento, laico o religioso.
La regia di Saleh è talvolta grezza e scolastica, ma conserva un'onestà di
fondo nel mettere in scena una storia di scollinamenti morali progressivi che
mettono alla prova, e a nudo, la vera natura di ogni persona e di ogni istituzione,
soprattutto quelle preposte a decidere delle vite dei cittadini. La
cospirazione del Cairo non fornisce facili soluzioni, anzi, invita
gli spettatori a rispondere alla domanda posta ad Adam: da questa storia che
cosa avete imparato?
…Tarik Saleh, interdit de séjour en Égypte, dresse une
analyse politique profonde et qui continue à interroger plus largement la
géopolitique des pays déchirés entre pouvoirs laïcs et religieux. La fiction,
écrite à partir d'un scénario original extrêmement efficace, trouve en
permanence un savoureux équilibre entre la force narrative avec une histoire
policière et de manipulation, au service d'un portrait politique contemporain.
Les deux acteurs principaux, Tawfeek Barhom et Fares Fares, sont
particulièrement fascinants par leur aptitude à créer des personnages inédits
avec des traits qui n'appartiennent qu'à eux, dans une confrontation dont
l'issue est inattendue malgré un rapport de force qui pourrait privilégier à
première vue l'un des deux.
… Potente nelle scene di massa (la preghiera per
strada, Adam che si muove in mezzo agli altri studenti) con il cappello
rosso, La cospirazione del Cairo risulta imbrigliato
nelle troppe trame dove Adam diventa una pedina al centro di un film che punta
a mettere a fuoco tutte quelle zone d’ombra del cinema di Pakula ma ha bisogno
di troppi dettagli per mettersi in moto. Saleh guarda al cinema civile e,
contemporaneamente, al giornalismo d’inchiesta che non sempre riescono a
integrarsi. Lo sguardo è lucido, la tensione più diluita e, a volte, si
disperde. Lo spaccato della corruzione politica e religiosa procede a intermittenza.
Ma il momento della telefonata in viva voce di Adam allo zio mostra tutta la
passione di Saleh per il genere in un film che, se era meno controllato e più
impetuoso, poteva davvero decollare.
https://nuovocinemalocatelli.com/2023/04/08/cinema-recensione-la-cospirazione-del-cairo-un-film-di-tarik-saleh-intrighi-e-misteri-nelluniversita-islamica/
RispondiElimina