mercoledì 12 luglio 2023

Gli ordini sono ordini - Franco Giraldi

tratto da un racconto di Moravia, la storia è quella di una moglie che vuole riprendere la sua libertà, una voce che ordina.

Monica Vitti è superbrava, e anche di più.

non è un capolavoro, ma lo spirito dei tempi è tutto dentro il film.

buona (femminista) visione - Ismaele

 

 

 

 

QUI il film completo, su Raiplay

 

 

 

 

Straordinaria. La Vitti è semplicemente straordinaria. E lo si capisce pienamente proprio (anche) qui, in questo lavoruccio guidato dal mestiere che non ha granchè da dire, ma lo dice nel modo appropriato. Con una protagonista semplicemente perfetta. Gli ordini sono ordini - già dal titolo non eccezionale - è tratto da un racconto di Moravia sceneggiato da Tonino Guerra e Ruggero Maccari; dirige Giraldi, che non ha mai fatto cose esaltanti, ma neppure deluso platealmente. E nel cast non mancano i nomi interessanti: Gigi Proietti, Orazio Orlando, Corrado Pani, Claudine Auger, Luigi Diberti. Ciò che non funziona principalmente è l'approccio semplicistico alla fin troppo intricata tematica; questo film è infatti una sorta di parabola sull'emancipazione femminile vissuta - inizialmente suo malgrado - da una donna matura, borghese ed apparentemente realizzata, ovvero quanto di più lontano, in senso di status sociale, dai richiami e dalle proteste femministe- sessantottine. Qualche momento banaluccio, ma anche un finale intelligente, che non pretende di risolvere la questione in maniera definitiva. Nel complesso rimane una sola cosa su tutte: la magistrale prova della Vitti. 

da qui

 

Gli ordini sono ordini è un film del 1972 che con la regia di Franco Giraldi ingloba un cast di grandissimi attori, come Gigi Proietti e Monica Vitti, mentre l’arrangiamento musicale porta la firma di Fred Bongusto e di Franco Califano. Si tratta di uno dei principali film della commedia all’italiana tratto dall’omonimo racconto di Alberto Moravia.

Una famiglia della borghesia italiana, la cui solidità si fonda principalmente sul vincolo sacro del matrimonio, si sgretola man mano di fronte ad azioni apparentemente senza significato.

La giovane moglie (alias Monica Vitti), casalinga depressa, sotto la spinta di voci interiori a cui obbedisce passivamente, mette in crisi, dopo otto anni di matrimonio, il rapporto coniugale, a fronte di un marito sempre più impegnato nella carriera lavorativa di direttore di banca, e a cui la società da secoli attribuisce nella famiglia il ruolo di padrone assoluto (cit.).

Si passa così da piccoli battibecchi all’adulterio con uno sconosciuto bagnino, al tentativo di omicidio del marito spingendolo in acqua dalla banchina del porto, fino all’allontanamento dalla casa coniugale e all’inizio di una nuova relazione amorosa con un esuberante artista (alias Gigi Proietti) che ben presto, al pari del precedente matrimonio, viene interrotta da quelle insistenti voci interiori.

Proprio quella voce del subconscio porta la protagonista a ribellarsi al potere del marito prima (che la usa come un oggetto più in cucina che a letto), e degli altri uomini dopo, spingendola alla ricerca della libertà e della indipendenza personale, lontana dal dominio maschile.

La pellicola cinematografica nonostante non abbia ricevuto pareri conformi dalla critica offre una interessante panoramica in merito alla situazione italiana dei primi anni ’70, tracciando le basi giuridiche dell’emancipazione della donna, già iniziata molti anni prima...

da qui

 

 

Nessun commento:

Posta un commento