tratto da un racconto di Moravia, la storia è quella di una moglie che vuole riprendere la sua libertà, una voce che ordina.
Monica Vitti è superbrava, e anche di più.
non è un capolavoro, ma lo spirito dei tempi è tutto dentro il film.
buona (femminista) visione - Ismaele
QUI il film
completo, su Raiplay
Straordinaria. La Vitti è
semplicemente straordinaria. E lo si capisce pienamente proprio (anche) qui, in
questo lavoruccio guidato dal mestiere che non ha granchè da dire, ma lo dice
nel modo appropriato. Con una protagonista semplicemente perfetta. Gli ordini
sono ordini - già dal titolo non eccezionale - è tratto da un racconto di
Moravia sceneggiato da Tonino Guerra e Ruggero Maccari; dirige Giraldi, che non
ha mai fatto cose esaltanti, ma neppure deluso platealmente. E nel cast non
mancano i nomi interessanti: Gigi Proietti, Orazio Orlando, Corrado Pani,
Claudine Auger, Luigi Diberti. Ciò che non funziona principalmente è
l'approccio semplicistico alla fin troppo intricata tematica; questo film è
infatti una sorta di parabola sull'emancipazione femminile vissuta -
inizialmente suo malgrado - da una donna matura, borghese ed apparentemente
realizzata, ovvero quanto di più lontano, in senso di status sociale, dai
richiami e dalle proteste femministe- sessantottine. Qualche momento
banaluccio, ma anche un finale intelligente, che non pretende di risolvere la
questione in maniera definitiva. Nel complesso rimane una sola cosa su tutte:
la magistrale prova della Vitti.
da qui
Gli
ordini sono ordini è un film del 1972 che
con la regia di Franco Giraldi ingloba un cast di grandissimi attori,
come Gigi Proietti e Monica Vitti, mentre l’arrangiamento musicale porta
la firma di Fred Bongusto e di Franco Califano. Si tratta di uno dei principali
film della commedia all’italiana tratto dall’omonimo racconto di Alberto
Moravia.
Una famiglia della borghesia
italiana, la cui solidità si fonda principalmente sul vincolo sacro del
matrimonio, si sgretola man mano di fronte ad azioni apparentemente senza
significato.
La giovane moglie (alias Monica Vitti), casalinga
depressa, sotto la spinta di voci interiori a cui obbedisce passivamente, mette
in crisi, dopo otto anni di matrimonio, il rapporto coniugale, a fronte di un
marito sempre più impegnato nella carriera lavorativa di direttore di banca, e
a cui la società da secoli
attribuisce nella famiglia il ruolo di padrone assoluto (cit.).
Si passa così da piccoli
battibecchi all’adulterio con uno sconosciuto bagnino, al tentativo di omicidio
del marito spingendolo in acqua dalla banchina del porto, fino
all’allontanamento dalla casa coniugale e all’inizio di una nuova relazione
amorosa con un esuberante artista (alias Gigi Proietti) che ben presto, al pari del precedente
matrimonio, viene interrotta da quelle insistenti voci interiori.
Proprio quella voce del
subconscio porta la protagonista a ribellarsi al potere del marito prima (che
la usa come un oggetto più in cucina che a letto), e degli altri uomini dopo, spingendola alla ricerca della
libertà e della indipendenza personale, lontana dal dominio maschile.
La pellicola cinematografica
nonostante non abbia ricevuto pareri conformi dalla critica offre una
interessante panoramica in merito alla situazione italiana dei primi anni ’70,
tracciando le basi giuridiche dell’emancipazione della donna, già iniziata
molti anni prima...
Nessun commento:
Posta un commento