venerdì 7 luglio 2023

Achille Tarallo – Antonio Capuano

nell'ultimo film, E' stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino confessa che uno dei suoi maestri, vivente, è Antonio Capuano.

su Raiplay si può vedere un film del 2018, Achille Tarallo, una commedia, divertente e divertita.

non è un documentario su Napoli e la napoletanità, piuttosto è un divertissement del quale entrare e farsi cullare, senza trovare grandi verità.

è uno di quei film ai quali abbandonarsi con fiducia, senza aspettersi di più di quello che ti offre, e non sarai deluso, promesso.

è un gioco, e alla fine ti resterà il sorriso.

buona (italo-napoletana) visione - Ismaele


 

 

 

QUI il film completo, su Raiplay

 

 

Stravagante commedia, demenziale-musicale. Buona la prova di attori e caratteristi.

Achille Tarallo, è un autista di autobus, che presta servizio nella caotica Napoli, ha una moglie, litigiosa e sguaiata, tre figli e un sogno nel cassetto: diventare un cantante famoso come Fred Bongusto. Abita nella popolaresca periferia nord della città. Insieme al partner dal nome d’arte “Cafè,” canta ai matrimoni, contrattualizzato dall’improbabile impresario Pennabic,un soggetto,  inconcludente e logorroico, per giunta ostaggio di maneggioni, in odore di camorra,” proponendo ai novelli sposi, un repertorio soprannominato “Tamarro Italiano “spesso sollevando il malumore degli ospiti e soprattutto dei genitori paganti, che gradirebbero gli intramontabili classici partenopei. È l’unico cantante napoletano che pretende di cantare in italiano. Odia i neomelodici. Detesta le tradizioni canore partenopee. È convinto che il dialetto abbia rovinato la sua città e le sue canzoni, si sente un incompreso, soprattutto in famiglia, dove riesce a parlare solo con il suo cane, in un esilarante siparietto chiede alla moglie “ma secondo te questo cane è normale?” E lei “ma perché tu sei normale?” però ha un’amante, cafona e gelosa, con la quale si trastulla in spericolati giochi erotici. Cantante quasi per hobby, Achille Tarallo sogna, cerca di sfuggire all'invasivo e rumoroso "calore" della sua città...

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una piccola Armata Brancaleone canora, che in Achille Tarallo prova ad animare il versante più scanzonato e macchiettistico del pop napoletano: Biagio Izzo, Tony Tammaro e Ascanio Celestini. Il primo, per sua stessa ammissione, non era avvezzo finora ad esprimere la propria comicità cantando. E se è per questo non aveva neanche mai guidato un autobus, altra abilità prevista dal ruolo e imparata per l’occasione. Il secondo invece è noto in Campania (e non solo) per quei farseschi motivetti che irridono, con apprezzabile autoironia, abitudini e sfighe quotidiane della popolazione locale. Quanto al terzo, Ascanio Celestini, ha ovviamente lo status di romano in trasferta.
Ebbene, Antonio Capuano ha senz’altro il merito di aver usato questo scombinato trio per decostruire il linguaggio verbale, sfottere bonariamente la napoletanità più chiassosa, giocare sugli stereotipi musicali e non. Laddove il regista amplifica la chiave grottesca calcando la mano sul kitsch, su soluzioni di sceneggiatura sconfinanti nell’assurdo (per esempio, quando rappresenta le acrobazie sessuali del protagonista con l’amante ricorrendo a un’iperbole volutamente eccessiva, inattesa), la vena eccentrica del lungometraggio strappa un sorriso complice. Sorriso destinato ad affievolirsi, comunque, di fronte a qualche momento di stanca della narrazione o a quel gusto del trash che può risultare assai gustoso, quando viene messo in scena con un minimo di controllo; ma che si spinge un po’ troppo oltre nei frangenti in cui certi effetti digitali approssimativi e pacchiani fanno capolino, depauperando il coloratissimo impianto scenografico, invece di farlo deflagrare ulteriormente come le intenzioni iniziali lascerebbero presupporre.

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Achille Tarallo è un autista di autobus di Napoli che sogna il successo come cantante in lingua italiana invece che nel dialetto napoletano, come da lui ci si aspetta. È infelicemente sposato con un'arpia che gli ha dato tre figli, e dialoga con un cane di nome Fred come Bongusto, che appare ad Achille in sogno e in voce, attraverso la suoneria del cellulare. Il suo partner musicale è Cafè, cantautore e pian(ol)ista da matrimoni, mentre il sedicente impresario del duo è il romano Pennabic, impelagato con la camorra. I tre sono convinti che il talento li porterà lontano, ma per ora l'unico tragitto consentito è quello che fa Achille - con interminabili pause Cafè - sul suo autobus attraverso i quartieri popolari di Napoli.

Antonio Capuano è fin dagli anni Novanta autore di film drammatici come Vito e gli altriPianese NunzioLuna Rossa e La guerra di Mario, e anche i suoi titoli più recenti, come L'amore buio e Bagnoli Jungle, hanno trattato temi impegnati in toni dolorosi.

È dunque una sorpresa questa commedia farsesca che mette affettuosamente alla berlina la napoletanità in tutte le sue accezioni più folkloristiche: e la costruzione dei personaggi principali è strepitosa, perché generata da un'idea e una scrittura (entrambe dello stesso Capuano) precise ed esilaranti, e ottimamente servita da un cast che aderisce allo spirito dissacrante della storia...

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Una storiella sgargiante nei colori e nell'immaginario, che utilizza Napoli come sfondo per dipingere una serie di macchiette ed eccessi spinti all'estremo.
E' una commedia vicina ai musical un pò approssimativa, con troppe forzature in...tutto!
A livello estetico risulta fin troppo artigianale.
Biagio Izzo si impegna ed è volenteroso in un ruolo di primo piano che di rado in tempi recenti gli è stato concesso, ma non basta.
Però non è un film da bocciare del tutto perché ha delle buone intenzioni, ed è coraggioso nel spostarsi su un piano di irrealtà poco usuale.

da qui

 

Un'occasione sprecata per il regista e per Napoli.

La rivoluzione deve partire dal basso nella Napoli neo-melodica non si può cantare in italiano. Il dialetto è la lingua della canzone napoletana che non può uscire dal suo gergo, dalla sua disperata vitalità e dal suo sentimentalismo estremo. La missione del nostro autista-artista è quella di invertire il percorso che porta gli artisti locali a partire dall’idioma partenopeo per arrivare alla lingua nazionale per affermarsi nel mercato musicale. Le radici pesano ma il nostro non vuole sfruttare il suo accento e insieme al suo impresario e al suo autore di liriche italiche prova la sua rivoluzione culturale. Il pubblico del terzetto è quello più difficile dei matrimoni che si vuole solo divertire ma è qui che bisogna coltivare e vedere come crescono le novità. Achille deve combattere con una famiglia che lo osteggia, con i condomini che non ne possono più del rumore che produce e un padre che non lo sente veramente napoletano…

da qui


 

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