nell'ultimo film, E' stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino confessa che uno dei suoi maestri, vivente, è Antonio Capuano.
su Raiplay si può vedere un film del 2018, Achille Tarallo, una commedia, divertente e divertita.
non è un documentario su Napoli e la napoletanità, piuttosto è un divertissement del quale entrare e farsi cullare, senza trovare grandi verità.
è uno di quei film ai quali abbandonarsi con fiducia, senza aspettersi di più di quello che ti offre, e non sarai deluso, promesso.
è un gioco, e alla fine ti resterà il sorriso.
buona (italo-napoletana) visione - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
Stravagante commedia, demenziale-musicale. Buona la
prova di attori e caratteristi.
Achille Tarallo, è un
autista di autobus, che presta servizio nella caotica Napoli, ha una moglie,
litigiosa e sguaiata, tre figli e un sogno nel cassetto: diventare un cantante
famoso come Fred Bongusto. Abita nella popolaresca periferia nord della città.
Insieme al partner dal nome d’arte “Cafè,” canta ai matrimoni,
contrattualizzato dall’improbabile impresario Pennabic,un
soggetto, inconcludente e logorroico, per giunta ostaggio di
maneggioni, in odore di camorra,” proponendo ai novelli sposi, un repertorio
soprannominato “Tamarro Italiano “spesso sollevando il malumore degli ospiti e
soprattutto dei genitori paganti, che gradirebbero gli intramontabili classici
partenopei. È l’unico cantante napoletano che pretende di cantare in italiano.
Odia i neomelodici. Detesta le tradizioni canore partenopee. È convinto che il
dialetto abbia rovinato la sua città e le sue canzoni, si sente un incompreso,
soprattutto in famiglia, dove riesce a parlare solo con il suo cane, in un
esilarante siparietto chiede alla moglie “ma secondo te questo cane è normale?”
E lei “ma perché tu sei normale?” però ha un’amante, cafona e gelosa, con la
quale si trastulla in spericolati giochi erotici. Cantante quasi per hobby,
Achille Tarallo sogna, cerca di sfuggire all'invasivo e rumoroso
"calore" della sua città...
…una piccola Armata Brancaleone canora, che in Achille Tarallo prova ad animare il versante più scanzonato
e macchiettistico del pop napoletano: Biagio Izzo, Tony Tammaro e Ascanio Celestini.
Il primo, per sua stessa ammissione, non era avvezzo finora ad esprimere la
propria comicità cantando. E se è per questo non aveva neanche mai guidato un
autobus, altra abilità prevista dal ruolo e imparata per l’occasione. Il
secondo invece è noto in Campania (e non solo) per quei farseschi motivetti che
irridono, con apprezzabile autoironia, abitudini e sfighe quotidiane della
popolazione locale. Quanto al terzo, Ascanio Celestini, ha ovviamente lo status
di romano in trasferta.
Ebbene, Antonio Capuano ha senz’altro il merito di
aver usato questo scombinato trio per decostruire il linguaggio verbale,
sfottere bonariamente la napoletanità più chiassosa, giocare sugli stereotipi
musicali e non. Laddove il regista amplifica la chiave grottesca calcando la
mano sul kitsch, su soluzioni di sceneggiatura sconfinanti nell’assurdo (per
esempio, quando rappresenta le acrobazie sessuali del protagonista con l’amante
ricorrendo a un’iperbole volutamente eccessiva, inattesa), la vena eccentrica
del lungometraggio strappa un sorriso complice. Sorriso destinato ad
affievolirsi, comunque, di fronte a qualche momento di stanca della narrazione
o a quel gusto del trash che può risultare assai gustoso, quando viene messo in
scena con un minimo di controllo; ma che si spinge un po’ troppo oltre nei
frangenti in cui certi effetti digitali approssimativi e pacchiani fanno
capolino, depauperando il coloratissimo impianto scenografico, invece di farlo
deflagrare ulteriormente come le intenzioni iniziali lascerebbero presupporre.
Achille Tarallo è un autista di autobus di Napoli che sogna il successo
come cantante in lingua italiana invece che nel dialetto napoletano, come da
lui ci si aspetta. È infelicemente sposato con un'arpia che gli ha dato tre
figli, e dialoga con un cane di nome Fred come Bongusto, che appare ad Achille
in sogno e in voce, attraverso la suoneria del cellulare. Il suo partner
musicale è Cafè, cantautore e pian(ol)ista da matrimoni, mentre il sedicente
impresario del duo è il romano Pennabic, impelagato con la camorra. I tre sono
convinti che il talento li porterà lontano, ma per ora l'unico tragitto
consentito è quello che fa Achille - con interminabili pause Cafè - sul suo
autobus attraverso i quartieri popolari di Napoli.
Antonio Capuano è fin dagli anni Novanta
autore di film drammatici come Vito e gli altri, Pianese Nunzio, Luna Rossa e La guerra di Mario, e anche i suoi
titoli più recenti, come L'amore buio e Bagnoli
Jungle, hanno trattato temi impegnati in toni dolorosi.
È dunque una sorpresa questa commedia farsesca che mette affettuosamente alla berlina la napoletanità in tutte le sue accezioni più folkloristiche: e la costruzione dei personaggi principali è strepitosa, perché generata da un'idea e una scrittura (entrambe dello stesso Capuano) precise ed esilaranti, e ottimamente servita da un cast che aderisce allo spirito dissacrante della storia...
Una storiella sgargiante nei colori e
nell'immaginario, che utilizza Napoli come sfondo per dipingere una serie di
macchiette ed eccessi spinti all'estremo.
E' una commedia vicina ai musical un pò
approssimativa, con troppe forzature in...tutto!
A livello estetico risulta fin troppo artigianale.
Biagio Izzo si impegna ed è volenteroso in un
ruolo di primo piano che di rado in tempi recenti gli è stato concesso, ma non
basta.
Però non è un film da bocciare del tutto perché ha
delle buone intenzioni, ed è coraggioso nel spostarsi su un piano di irrealtà
poco usuale.
Un'occasione sprecata per il regista e per Napoli.
La rivoluzione deve partire dal
basso nella Napoli neo-melodica non si può cantare in italiano. Il dialetto è
la lingua della canzone napoletana che non può uscire dal suo gergo, dalla sua
disperata vitalità e dal suo sentimentalismo estremo. La missione del nostro
autista-artista è quella di invertire il percorso che porta gli artisti locali
a partire dall’idioma partenopeo per arrivare alla lingua nazionale per
affermarsi nel mercato musicale. Le radici pesano ma il nostro non vuole
sfruttare il suo accento e insieme al suo impresario e al suo autore di liriche
italiche prova la sua rivoluzione culturale. Il pubblico del terzetto è quello
più difficile dei matrimoni che si vuole solo divertire ma è qui che bisogna
coltivare e vedere come crescono le novità. Achille deve combattere con una
famiglia che lo osteggia, con i condomini che non ne possono più del rumore che
produce e un padre che non lo sente veramente napoletano…
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