lunedì 24 luglio 2023

I prosseneti - Brunello Rondi

una coppia di anziani prosseneti, insomma, gestori di un bordello di tipo particolare, con clienti ricchi e prostitute adatte ai bisogni particolari di ogni cliente.

descrizione di un mondo in decadenza, ma forse già caduto.

lo squallore è nei gestori e nei clienti abbastanza chic e schifosi.

le ragazze ne soffrono e ne approfittano, loro sono le vittime, dolenti o già professioniste nel soddisfare i bisogni malati dei clienti.

un film strano e, allo stesso tempo, interessante.

buona (prosseneta) visione - Ismaele

 

 

Nell'antica Grecia i prossèni erano i cittadini che si occupavano di fornire protezione ed ospitalità ai forestieri: prosseneta ha mantenuto quindi nella lingua italiana l'identico significato, acquisendo successivamente ulteriori sfumature, da "sensale" a "ruffiano" e "pappone". I "prosseneti" di Brunello Rondi si attengono a questa accezione del termine: sono procuratori di piacere, nella fattispecie due coniugi aristocratici che hanno trasformato la loro villa in una casa di appuntamenti per clienti facoltosi. A loro, il conte Davide (Alain Cuny) e la contessa Gilda (Juliette Mayniel), si rivolgono ricchi borghesi, personalità politiche e del mondo della cultura, raggelante fauna umana di un universo in disfacimento, impietosamente ritratta nelle aberranti perversioni di cui si alimenta. La donna è una merce da consumare, cibo per le iene del potere, il suo corpo è lo strumento con cui soddisfare ogni immaginabile depravazione: nella villa sfilano, così, Odile (Stefania Casini), figlia di una donna torturata che vuole rivivere sul proprio corpo la tragica esperienza della madre, Silvia (Silvia Dionisio), aspirante attrice che si presta nel parco della villa a soddisfare le eccentriche perversioni (tra "Conrad, Rimbaud, anche Salgari, Melville") del regista teatrale Giorgio (Luciano Salce), Lyl (Ilona Staller), a cui un ambasciatore chiede di reincarnarsi nella donna di cui era innamorato e da cui è stato abbandonato, Linda (Consuelo Ferrara), ragazza meridionale adescata con l'inganno dagli uomini della contessa al suo arrivo a Roma e poi ricattata e costretta a prostituirsi, Jule (Sonja Jeannine, la meravigliosa Yara di Il corsaro nero di Sergio Sollima), perversa diciottenne che irrompe nella villa in motocicletta in occasione del compleanno della contessa e scatena un'orgia tra gli invitati. I prosseneti, undicesima regia di Brunello Rondi, glorioso sceneggiatore per Rossellini e, soprattutto, per Fellini (La dolce vita8 1/2Giulietta degli spiriti e Prova d'orchestra, tra gli altri titoli, ma fu anche scenografo per La strada) è un film complesso ed irrisolto, fiaccato da un'impostazione eccessivamente schematica in cui le astrazioni simboliche con cui lo script traduce allegoricamente l'inquietante squallore della società dei consumi, ritratta in una metaforica e melmosa danza macabra sul fondale di un nauseabondo baratro esistenziale, si risolve concettualmente in un moralismo di fondo dalle sterili e meccaniche suggestioni spettacolari, dove l'analisi psicologica appare sempre superficiale, l'erotismo un'esibizione spesso gratuita, i dialoghi fastidiosamente ampollosi. Emblematica la sequenza tra Davide ed il suo amico Aldobrando (Jean Valmont), che commenta alcune immagini di donne proiettate dal conte (il suo "catalogo" di beni di consumo) nel salotto della villa:
"Ho sempre pensato che la donna fosse un totem crudele, minaccioso, oscuro. Un totem che bisognerebbe assolutamente infrangere. Sì, la donna è da punire. Deve essere punita perchè è la mediatrice tra noi e le forze diaboliche dell'universo".
"Il corpo di una donna è una forma che ci anima, un qualcosa di enigmatico che a volte sembra volerci rivelare un mondo lontano e sconosciuto. Mi sono sempre chiesto che cosa significhi il corpo nudo di una donna: secondo me fa parte di un linguaggio vero".
"Non è proprio un linguaggio: è, piuttosto, il silenzio, il nulla".
"È un silenzio per i sordi, per tutti quelli che sono nati già come morti, per tutti quelli che non hanno spazi nell'universo"
. Ambizioso, a tratti anche caustico nel dipingere la deriva cannibalistica dei ricchi (e vecchi) contro le classi "inferiori" (e giovani), I prosseneti, però, non coinvolge e non indigna, rappresentando con freddezza la decadenza dei suoi personaggi, con la loro illusoria convinzione di immortalità e l'assoluta mancanza di vergogna, e smarrendo spesso la lucidità e l'incisività dell'ispirazione. Restano la colonna sonora di Luis Bacalov, la radiosa bellezza di Sonja Jeannine e Silvia Dionisio, un'ottima Juliette Mayniel (forse il personaggio più complesso), qualche battuta folgorante ed un'unica, potente sequenza, l'orgia conclusiva su cui si chiude il film: "Sarò il vostro cibo, mangiando di me vi porterete via un po' della mia giovinezza. Mangiatemi, bevetemi, uccidetemi, se volete, ma presto, perchè tra mezz'ora me ne vado"...

da qui

 

Mi genufletto di fronte a quello che posso definire tra i migliori esempi del genere dei "borghesi annoiati-movies". Dialoghi pretenziosi, atti a giustificare le nefandezze eroticheggianti compiute da ricchi viziati da una vita che non gli ha mai detto "no", in una sfarzosa villa settantiana. Il film va giudicato (con buoni voti) nel senso del trash involontario più puro e non certo per velleità artistiche (anche se tutto sommato all'epoca era un cinema non così di serie B). Sul comparto femminile c’è quanto di meglio poteva offrire l'annata.

da qui

 

In una villa borghese una coppia di coniugi persegue attraverso un vero e proprio catalogo e una serie di personaggi borderline il proprio sogno: possedere la gioventù. All'avanguardia per i tempi e soprattutto con dei personaggi la cui psicologia risulta efficace, Rondi realizza uno dei suoi film più trasgressivi, dove la trasgressione è stile di vita. La soundtrack raffinata accompagna le immagini mai leziose evitando scivoloni nella volgarità. Se in Inferno di una donna assistiamo ad un pasto erotico, qui è il dessert ad esserlo. Amaro.

da qui

 

Discretamente noioso oltre che pretenzioso e manieristico. Il problema mi sembra che stia nella ricerca dell'intellettualismo a tutti i costi, della frase ad effetto, della scena che stupisce e questo comporta una rilevante perdita di naturalezza. Restano comunque una buona regia, una convincente fotografia e un cast di attori ben amalgamati.

da qui

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