mercoledì 19 luglio 2023

Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave - Sergio Martino

una storia tratta da Edgar Allan Poe, ma il racconto è sempre meglio.

una storia dove thriller, sesso e male di vivere si avvinghiano in una lotta di tutti contro tutti.

non è certamente un film memorabile nella storia del cinema, ma non è così male come potrebbe sembrare dal titolo.

buona (Edvige) visione - Ismaele


 

il film non presenta particolari meriti artistici: le cose migliori di Sergio Martino nel genere si potranno vedere in Tutti i colori del buio, uscito nello stesso anno. Persino un’idea avveneristica come si potrebbe credere sia quella dei deliri battuti sulla macchina da scrivere (resa poi nota al grande pubblico da The Shining di Kubrick un decennio più tardi) è in realtà una becera citazione di Les Diaboliques, film thriller francese di metà anni Cinquanta. La sceneggiatura è condita da espressioni dialettali, frasi trashissime e ripetuti riferimenti erotico-sessuali (il più delle volte le tre cose vanno a braccetto). La colonna sonora è ordinaria, la prestazione degli attori (eccezion fatta per la Fenech) è lineare senza essere eccezionale (un po’ meglio comunque Pistilli nella parte dello scrittore decadente, una specie di Lou Reed in età avanzata). Nel mezzo, oltre alle pregevoli scene erotiche, persino una trashissima gara motociclistica! Insomma, in definitiva da vedere solo per la notevole presenza di una Fenech in formissima e per qualche omicidio splatter non da buttare.

da qui

 

…Rudy Salvagnini (Dizionario dei Film Horror – tre stelle): “Ispirato a Il gatto nero di Edgard Allan Poe, ne fornisce una versione moderna che unisce senza sforzo le malate suggestioni tratte da Poe (il gatto ossessivo) agli stilemi tipici del thriller all’italiana nella versione di Sergio Martino, ricchi di morbosità, ossessività e alto tasso erotico. C’è sempre una certa meccanicità negli sviluppi narrativi, ma, pur se con qualche calo di ritmo, l’interesse resta alto e gli spunti originali non mancano. La regia di Sergio Martino è sempre vivace, alla ricerca di inquadrature insolite”. Pino Farinotti non la pensa così perché concede soltanto una stella ma non fa lo sforzo di motivare. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Un giallo contorto e goffo, tratto dal racconto Il gatto nero di Poe, sceneggiato dal regista con Gastaldi, Bolzoni e Scavolini. Il risultato dei loro sforzi, però, è solo noia, tanto più se le scene sexy sono tagliate (solo nella versione televisiva, nda). Spiacenti, ma la rivalutazione è rimandata al prossimo decennio”. Critica saccente e sciocca, siamo in presenza di un buon film amato dal pubblico per la sapiente tensione erotico – morbosa che riesce a creare e per gli inquietanti colpi di scena. La sopravvalutazione di Mereghetti come critico cinematografico, invece, è sotto gli occhi di tutti…

da qui

 


Ispirato ad un racconto di Poe questo giallo-thriller dal titolo che è tutto un programma ha un incipit con ballo hippy e in abito adamitico di alcune avvenenti donzelle che mi ha strappato piu'di una risata. Poi è tutto prevedibile dalla prima all'ultima sequenza,con maniaco,moglie interessata,amica imbecille e gatto nero che svela tutto. La Fenech si lancia anche in acrobazie saffiche con l'altra protagonista ma il divertimento è veramente poco...Capisco che si stia rivalutando questo tipo di cinema ma rivalutare un'opera come questa è francamente troppo.....

da qui

 

Un Sergio Martino iper ispirato confeziona un thriller davvero appassionante soprattutto per la regia e per l’intreccio perverso che si innesca con il trascorrere dei minuti con personaggi super ambigui. La sceneggiatura prende spunto dal racconto “Il Gatto Nero” di E.A.Poe senza restare troppo fedele al racconto (a parte la sequenza finale) preferendo dar vita al classico intreccio tipico degli spaghetti thriller del periodo con il susseguirsi di colpi di scena.
Primo tempo thriller con pazzo omicida in azione, secondo tempo più incentrato sul lato perverso della storia e con meno assassinii. Spruzzatine gore qua e in là (disgustosa la scena con gli occhi di pecora disposti su un tavolo), presenza di topless femminili.
Brava la Fenech decisamente migliore dell’altra attrice protagonista, più che sufficiente Pistili, mini cammeo per Rassimov che indossa un’improbabile parrucca. Notevole la regia di Martino (voto: 8.5), regista molto discontinuo, ma capace di tanto in tanto di estrarre dal cilindro delle prove maiuscole come nella fattispecie. Sufficiente la colonna sonora.
Il film presenta due scene che sono state citate da film decisamente più famosi, mi riferisco a “Shining” (scena della macchina da scrivere che batte continuamente la stessa parola) e a “U Turn” (soprattutto per l’ultimo omicidio del killer). Da vedere sicuramente per gli amanti del genere.

da qui

 


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