una bellissima sorpresa, tanto cinema posteriore deve un bel po' a Caltiki.
un film avventuroso, una città nascosta, una dea immortale, vendicativa, come è normale.
Caltiki è una dea che si trasforma, si rigenera, e, come un blob, diventa incontenibile.
un gran bel film, promesso, non perdetevelo.
buona (sorprendente) visione - Ismaele
… Nonostante
abbia trovato poco successo da parte della critica del tempo che guardò con poco
interesse il film di Freda scrivendo su di esso poche righe, Caltiki
il mostro immortale appare come un film di enorme complessità
possedendo una struttura dipartita molto forte, poiché se la prima parte della
sceneggiatura propone un genere tendente all’avventura con sfumature
archeologiche legate al mitologico in uno scenario come la Guatemala nel Centro
America, la seconda parte del film rimescola tutte le carte drammaturgico
trasportandoci all’interno di un film di genere completamente divergente.
Fin dal suo incipit il lungometraggio di Freda e Bava assume
una sua connotazione molto divergente dai classici film di fantascienza girati
nella terra di Hollywood, aprendosi con una voce narrante che risulta al fine
una falsa pista risultando una scelta molto forte del cineasta. Il prologo
stesso va a collocare molto precisamente l’orizzonte narrativo del film al
pubblico andando a spiegare il legame di un’antica popolazione con l’astronomia
e l’avanzamento della scienza e il grande enigma della storia come la scomparsa
dalla civiltà Maya, poi si mette l’accento sulla leggenda popolare che fa
riferimento alla Dea immortale Caltiki, che risulta essere una falsa pista all’interno
del lungometraggio poiché non abbiamo la Dea che compare e distrugge tutto ma
un Blob, una sostanza che è futto e simbolo di una
degenerazione organica e non certo l’immaterialità che evocherebbe la Dea con
lo spirito sovrannaturale. Nell’incipi lo sceneggiatore gioca sun un terreno di
forte esibizione: da un lato abbiamo la presenza della voce over con il
narratore che spiega leggende e dona informazione con nozioni false che danno
vita al lato della falsa pista.
In Caltiki il mostro immortale passato
e futuro vengono mesi in forte interazione, per non dire in collisione tra
loro. Da un lato la civiltà dei Maya, dall’altro la maledizione che proietta i
suoi anatemi nel futuro, quindi da un lato la leggenda, dall’altro la profezia;
il passato delle rovine contro un paesaggio che visivamente e iconograficamente
richiama le lande desolate post – apocalittiche o lunari, e non il sito
archeologico rigoglioso, ricco di tradizione e passato. Il tema
dell’archeologia del futuro compare qui per la prima volta nella storia del
cinema venendo successivamente ripreso da Bava, Ridley Scott e Kubrik, sia
enunciato a livello verbale, sia a quello visivo…
https://www.locchiodelcineasta.com/caltiki-il-mostro-immortale-1959/?expand_article=1
Freda e Bava metabolizzano la
lezione della fantascienza americana e confezionano una pellicola che,
quantunque naif, anticipa momenti di certo cinema di genere degli anni a
venire, come il filmino girato dagli scienziati scomparsi (con tanto di
soggettiva della cinepresa tremolante) di molte pellicole esotico-avventurose o il mostro che
contamina gli umani e se ne serve a guisa di vettori. Fotografia atra e
apoteosi dell’artigianato italico nel geniale utilizzo della trippa mossa da
bastoni per animare il radioattivo blob. Intermezzo di danza tribale con
coreografie di Paolo Gozlino.
https://www.davinotti.com/film/caltiki-il-mostro-immortale/330
...Del 1959 è il film
Caltiki, il mostro immortale, che ho scelto di “recensire”.
Anche
qui la fotografia è di MARIO BAVA (con lo pseudonimo di John Foam), come gli
effetti speciali (pseudonimo Marie Foam). La regia è di RICCARDO FREDA (Robert
Hampton) e la sceneggiatura di FILIPPO SANJUST (Philip Just). È una pellicola
che inaugura la moda anglofila che impererà negli anni Sessanta (più che altro
si sperava di poter rendere il film vendibile per il mercato statunitense) e il
cast, composto da dignitosissimi attori italiani, vede il solo JOHN MARIVALE di
effettiva origine canadese. La nostra DIDI PEREGO è diventata Didi Sullivan,
DANIELE PITANI è Daniel Vargas, ARTURO DOMINICI invece Arthur Dominick . Vi
risparmio ogni altro buffo pseudonimo. Nel cast figurano anche GIACOMO ROSSI
STUART (padre dell’ex idolo delle adolescenti, Kim Rossi Stuart) e DANIELA
ROCCA, la baffuta moglie di Mastroianni in Divorzio all’italiana, qui
naturalmente bella e prosperosa, nella parte di una messicana, Linda.
Brevemente
la trama, ispirata a un’antica leggenda messicana: il biologo John Fielding si
trova nella giungla dello Yucatan, con la moglie Ellen (una giovane e
praticamente irriconoscibile Didi Perego) e l’assistente Max Gunther, per
scoprire le tracce dell’antica civiltà dei Maya. Improvvisamente un componente
della spedizione scompare e un altro impazzisce dopo una breve escursione
nell’entroterra. John e Max decidono di scoprire le cause di questi avvenimenti
e in una grotta rinvengono la statua di Caltiki, la dea della morte. Davanti
alla statua c’è una pozza d’acqua semi-putrida dalla quale, improvvisamente,
emerge un mostro orribile (assemblato da Bava, a quanto pare, con frattaglie di
maiale, cibo per gatti, che gli danno un effetto viscido e schifoso), che
afferra un braccio di Max. John riesce a malapena a strappare l’assistente
dalla voracità del mostro e lo conduce poi a Città del Messico dove un’equipe
medica riesce a staccare dal braccio un brandello della “carne” che lo aveva
avviluppato, scoprendo che costituisce una gigantesca cellula primordiale,
sviluppatasi sotto influssi radioattivi.
John si
porta a casa l’organismo unicellulare, per poterlo studiare comodamente ma,
durante una sua assenza, il passaggio di una cometa radioattiva risveglia le
energie latenti in quella massa mostruosa che incomincia a crescere e a
moltiplicarsi (una specie di Blob di interiora). La casa viene quasi fagocitata
dal mostro, che ingloba, divorandolo, Max, il quale, impazzito, si era recato
dall’amico per rapirne la moglie. Al suo ritorno, John si rende conto che la
situazione è critica e chiede un intervento militare: viene inviato un reparto
scelto, con lanciafiamme e carri armati. Il mostro, che stava per dare
l’assalto alla città, viene distrutto (ovviamente, siamo negli anni del lieto
fine). Solo a questo punto John riesce a riabbracciare la moglie, che ha vissuto
con la sua bambina lunghe ore d’angoscia.
Uno dei
punti di interesse di questo film è che fu completato proprio da Bava (il quale
successivamente realizzerà altri sci-fi movie come Terrore nello spazio del
1965), dopo l’abbandono di Freda, che mollò tutto in seguito a una discussione
con la produzione.
La
bravura di Bava, noto ai più come maestro dell’horror, è evidente nella
fotografia, molto curata e d’atmosfera, con un forte contrasto bianco/nero, e
negli effetti speciali. Alcuni detrattori del film, e di tutta la filmografia
horror, fantascientifica e fantastica degli anni 50/60, sostengono che senza
l’apporto di Bava nessuno avrebbe notato Caltiki.
Ciononostante
la struttura del film resta opera di Riccardo Freda. Nel suo libro Divoratori
di celluloide, parla dell’orrore come “espressione storica del terrore che
l’uomo ha incamerato durante l’epoca buia della preistoria, quando le fiere
facevano sentire i loro ruggiti sinistri nel buio, e le tempeste atterrivano
gli uomini accucciati nelle caverne”. Questo è il terrore che Freda vorrebbe
trasmettere al pubblico, e in Caltiki ricorre alla figura del mostro per
riuscirci.
In
un’intervista a Tornatore, spiegò “che la sua inclinazione per l’horror
affondava le sue radici nel cinema tedesco dell’espressionismo” (Il Golem,
Nosferatu, aprirono la strada alla sua creatività cinematografica). Con Bava,
che iniziò a collaborare con lui, ebbe ottimi risultati, sia negli effetti
speciali (anche se il mostro di Caltiki in fondo non era che un ammasso di
trippa di maiale), che nella fotografia; pare che per riprendere una casa
mentre infuriava un temporale usassero una foto: vi facevano scorrere
dell’acqua e l’illuminavano a sprazzi, simulando i lampi.
Prima
di Caltiki, Bava lavorava come direttore della fotografia per PIETRO FRANCISCI,
e, benché fosse lui a scegliere le inquadrature, a creare gli effetti, a
decretare il successo dei film diretti da Francisci (Orlando e i Paladini di
Francia, Le Fatiche di Ercole, Ercole e la Regina di Lidia), quest’ultimo ne
parlava malissimo, alle spalle. Freda, venutolo a sapere, pensò di reclutare
l’amico proprio per Caltiki.
Quali
sono gli elementi che rendono questo film appartenente al filone
“fantascienza”, anziché relegarlo a quello “horror” (sebbene l’uso del termine
“relegare” potrebbe apparire denigratorio per il genere, che ha moltissimi
cultori e appassionati)?
Se
dovessimo ascoltare la definizione dello “Zingarelli-Zanichelli” (Fantascienza
– sf -”interpretazione fantastica ed avveniristica delle conquiste della
scienza e della tecnica che entra come componente essenziale in un particolare
genere di letteratura, spettacoli e sim.”) il film non rientrerebbe nei
parametri.
Già il
“Webster Dictionary” apre delle possibilità: “narrativa di genere altamente
immaginativo o fantastico, coinvolgente un qualche fenomeno scientifico reale o
immaginato”.
Frankenstein,
della SHELLEY, viene considerato un precursore della letteratura
fantascientifica: perché allora una creatura monocellulare che giace in letargo
dalla notte dei tempi e inizia a crescere (pensate anche un po’ a Blob) fino a
fagocitare ogni organismo che le capiti a tiro non può rientrare, anche se con
margine abbondante, nel genere? Se vogliamo (ricordiamo che è un film del
1959), possiamo accreditare Caltiki, il mostro immortale come un film che ha
tratti di Fantascienza, Fantastico e Horror, un mix che per l’epoca era
considerato “fantascienza”. Adesso pare che non esista Fantascienza senza
un’astronave, senza degli alieni che interagiscono, positivamente o meno, con gli
umani. Oggi il termine “mostro” non definisce il genere se il mostro non è
alieno.
Comunque
se MONGINI lo ha inserito nella Guida al Cinema di Fantascienza per
fantascienza.com, io mi fiderei.
http://www.terrediconfine.eu/caltiki-il-mostro-immortale/
Nessun commento:
Posta un commento