un'operetta comica e fantascientifica, libretto di Giuseppe Berto e Pier Benedetto Bertoli, musica di Roman Vlad, regia di Vittorio Cottafavi.
una nave spaziale, un po' arca di Noè dei poveri, si trova un viaggio verso Saturno quando una guerra tra due potenze nucleari (sembra oggi) distrugge la terra e bissogna decidere dove andare,
i personaggi che comandano nella nave sono tutti meridionali, come i viaggiatori- coloni, con le loro bestie.
difficile raccontare quest'opera di un'oretta scarsa, se non si hanno aspettative non si resterà delusi, promesso.
buona (fanta-) visione - Ismaele
La
Fantarca è un musical fantascientifico di Vittorio Cottafavi. Un ardito
esperimento o semplicemente un prodotto kitsch? A questa domanda non so
assolutamente rispondere. Traspare nell’operazione di Cottafavi un’ironia da
opera buffa, ma in certi momenti si arriva al parossismo, tra un’accozzaglia
incredibile di tematiche tenute insieme da un filo narrativo decisamente
instabile(unire in un film fantascientifico la migrazione dei meridionali verso
settentrione ed allo stesso tempo la guerra fredda non è cosa), con degli
attori in più momenti tesi verso il grottesco piuttosto che verso il comico. In
certi momenti traspare del vero e proprio trash. L’idea del soggetto è
discreta, è la messa in scena che lascia qualche legittimo dubbio: anche le
scenografie e gli effetti speciali lasciano molto a desiderare.
Tuttavia, non riesco a voler male ad un film
sicuramente unico nel suo genere e per certi versi innovativo: pensiamo alla
musica di carattere molto sperimentale nell’introduzione. La stessa
introduzione ricorda, molto vagamente, certa arte futurista, ed è a mio avviso
pienamente riuscita. Il dopo, come scritto sopra, ampiamente rivedibile.
E’ un film che si vede comunque con un sorriso.
Cottafavi in quegli anni lavorava spesso - quasi
esclusivamente, anzi - per la Rai; La fantarca non
è il suo unico parto artistico a tema fantascientifico (basti pensare a Operazione Vega, del 1962), ma di sicuro è uno dei meno
riusciti in assoluto. Realizzato con pochissimi mezzi e quasi in maniera
svogliata, non vanta nel cast nessun nome di particolare appeal e, prendendo le
mosse dall'omonima opera buffa di Giuseppe Berto e Pier Benedetto Bertoli, si
divide di continuo in maniera sgraziata fra canto e recitazione. Il primo
quarto d'ora, per esempio, è interamente cantato; poi ha inizio l'azione vera e
propria, ma i personaggi continuano a esprimersi con bizzarri gorgheggi qua e
là, in modo semplicemente insensato. La durata inferiore a un'ora ha il pregio
di limitare i danni; anche visivamente va rilevato che l'impatto non è fra i
migliori: modellini inquadrati da vicino e pareti di cartapesta sono espedienti
da poco (sia in termini di costo economico che di impegno), così come i costumi
che paiono davvero creati con approssimazione, se non addirittura riciclati
alla buona…
… Ispirata ad un racconto di Giuseppe Berto trasformato in
libretto d'opera da lui stesso e da Pier Benedetto Bertoli, la Fantarca è un
visionario musical fantascientifico prodotto per il piccolo schermo, insolito
ed originale, anche se solo in parte riuscito. Il soggetto trae spunto dalle
tensioni della guerra fredda e dalle contraddizioni interne alla situazione
socio-politica italiana del tempo, ma Vittorio Cottafavi (Operazione Vega, A
come Andromeda) gli imprime un timbro chiaramente parodistico, più vicino alla
tradizione dell'opera buffa che ai problematici temi della fantapolitica o
della fantascienza apocalittica e più conforme ai gusti del pubblico
televisivo.
Lo svolgimento della storia è introdotto dal
balletto delle ombre degli uomini - l'umanità omologata e militarizzata -
guidato da una voce impersonale che simboleggia l'onnipresenza del Potere,
sulle note di un elaborato, ossessivo commento musicale elettronico.» (da
http://www.fantafilm.net)
«"La fantarca" è un'opera lirica
scritta per la televisione, del 1966, musica di Roman Vlad, libretto di
Giuseppe Berto, regia di Vittorio Cottafavi, direttore d'orchestra Nino
Sanzogno. Dura un'ora e vista da oggi è - spiace dirlo - piuttosto
imbarazzante.
Il soggetto, da un racconto di Giuseppe Berto, è
questo: un gruppo di italiani meridionali che emigrano, non più su navi o su
treni ma su un'astronave, portandosi dietro asini, mucche galline e altri
animali: da qui il titolo, un'arca come quella di Noè ma in ambito di
fantascienza. Gli emigranti meridionali vanno verso Saturno invece che verso
Milano o Torino, o in Germania; ma nel frattempo la Terra verrà sconvolta da
una guerra fra il Triangolo (NATO) e il Quadrato (URSS).
Il comandante, anche lui con vistoso accento
"meridionale" (quello un po' vago che si ascolta nei film), mollerà
Saturno e, dopo una regolare votazione fra gli emigranti, riporterà l'astronave
sulla Terra, per ripopolarla. Quando si vota per decidere cosa fare, viene
esclusa dal voto la hostess perchè non è meridionale, e si ripiega sul voto
della nobile napoletana che è a bordo. Insomma, il soggetto è davvero
imbarazzante in ogni sua parte; forse poteva sembrare diverso cinquant'anni fa,
quando l'emigrazione dal Sud al Nord d'Italia era di grande attualità, ma vista
da oggi la "fantarca" appare davvero come qualcosa di strambo. Le
intenzioni di partenza erano comunque buone: tutti a bordo sono meridionali, spiega
Roman Vlad nella presentazione all'opera, perchè lui va sempre in vacanza al
Sud e ci si trova bene.
La musica di Roman Vlad si ascolta poco, ci sono
molti declamati, e al di là dell'entusiasmo con cui lo stesso Vlad la presenta
non è che ci sia molto da ricordare. Vorrei poter secondare l'entusiasmo
infantile di Vlad quando presentava la sua novità, un'opera scritta apposta per
la Rai, "con inserti seriali e dodecafonici", ma francamente, e con
tutto il rispetto e l'ammirazione per l'attività di Roman Vlad come divulgatore
musicale e direttore artistico, proprio non me la sento.
Delude anche la regia di Vittorio Cottafavi, che
pure era un bravo professionista del cinema (e della tv): "La
fantarca" appare come qualcosa di brutto e goffo, direi girata peggio
delle cosine che vedevo a quei tempi a Giocagiò o alla tv dei ragazzi; e spiace
doverlo dire, vorrei che fosse vero il contrario. Anche la recitazione è spesso
imbarazzante, si direbbe piuttosto una parodia sul tipo di quelle dei Cetra,
che però erano molto meglio…
Veramente curiosa questa opera buffa fantascentifica, girata per
la tv da Vittorio Cottafavi. La trama vede, in un remoto futuro, la terra
divisa in due schieramenti, il quadrato e il triangolo rappresentanti
rispettivamente il settentrione e il meridione del pianeta. L'equilibrio è
instabilissimo e una rappresentanza del meridione (italiano) viene spedita su
Saturno per incrementare la produttività e la potenza del
"triangolo". Dallo spazio gli immigrati assisteranno alla distruzione
della terra e decideranno di tornarvi per ripopolarla.
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