lunedì 3 luglio 2023

La fantarca - Vittorio Cottafavi

un'operetta comica e fantascientifica, libretto di Giuseppe Berto e Pier Benedetto Bertoli, musica di Roman Vlad, regia di Vittorio Cottafavi.

una nave spaziale, un po' arca di Noè dei poveri, si trova un viaggio verso Saturno quando una guerra tra due potenze nucleari (sembra oggi) distrugge la terra e bissogna decidere dove andare,

i personaggi che comandano nella nave sono tutti meridionali, come i viaggiatori- coloni, con le loro bestie.

difficile raccontare quest'opera di un'oretta scarsa, se non si hanno aspettative non si resterà delusi, promesso.

buona (fanta-) visione - Ismaele

 

 

La Fantarca è un musical fantascientifico di Vittorio Cottafavi. Un ardito esperimento o semplicemente un prodotto kitsch? A questa domanda non so assolutamente rispondere. Traspare nell’operazione di Cottafavi un’ironia da opera buffa, ma in certi momenti si arriva al parossismo, tra un’accozzaglia incredibile di tematiche tenute insieme da un filo narrativo decisamente instabile(unire in un film fantascientifico la migrazione dei meridionali verso settentrione ed allo stesso tempo la guerra fredda non è cosa), con degli attori in più momenti tesi verso il grottesco piuttosto che verso il comico. In certi momenti traspare del vero e proprio trash. L’idea del soggetto è discreta, è la messa in scena che lascia qualche legittimo dubbio: anche le scenografie e gli effetti speciali lasciano molto a desiderare.
Tuttavia, non riesco a voler male ad un film sicuramente unico nel suo genere e per certi versi innovativo: pensiamo alla musica di carattere molto sperimentale nell’introduzione. La stessa introduzione ricorda, molto vagamente, certa arte futurista, ed è a mio avviso pienamente riuscita. Il dopo, come scritto sopra, ampiamente rivedibile.
E’ un film che si vede comunque con un sorriso.

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Cottafavi in quegli anni lavorava spesso - quasi esclusivamente, anzi - per la Rai; La fantarca non è il suo unico parto artistico a tema fantascientifico (basti pensare a Operazione Vega, del 1962), ma di sicuro è uno dei meno riusciti in assoluto. Realizzato con pochissimi mezzi e quasi in maniera svogliata, non vanta nel cast nessun nome di particolare appeal e, prendendo le mosse dall'omonima opera buffa di Giuseppe Berto e Pier Benedetto Bertoli, si divide di continuo in maniera sgraziata fra canto e recitazione. Il primo quarto d'ora, per esempio, è interamente cantato; poi ha inizio l'azione vera e propria, ma i personaggi continuano a esprimersi con bizzarri gorgheggi qua e là, in modo semplicemente insensato. La durata inferiore a un'ora ha il pregio di limitare i danni; anche visivamente va rilevato che l'impatto non è fra i migliori: modellini inquadrati da vicino e pareti di cartapesta sono espedienti da poco (sia in termini di costo economico che di impegno), così come i costumi che paiono davvero creati con approssimazione, se non addirittura riciclati alla buona…

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Ispirata ad un racconto di Giuseppe Berto trasformato in libretto d'opera da lui stesso e da Pier Benedetto Bertoli, la Fantarca è un visionario musical fantascientifico prodotto per il piccolo schermo, insolito ed originale, anche se solo in parte riuscito. Il soggetto trae spunto dalle tensioni della guerra fredda e dalle contraddizioni interne alla situazione socio-politica italiana del tempo, ma Vittorio Cottafavi (Operazione Vega, A come Andromeda) gli imprime un timbro chiaramente parodistico, più vicino alla tradizione dell'opera buffa che ai problematici temi della fantapolitica o della fantascienza apocalittica e più conforme ai gusti del pubblico televisivo.
Lo svolgimento della storia è introdotto dal balletto delle ombre degli uomini - l'umanità omologata e militarizzata - guidato da una voce impersonale che simboleggia l'onnipresenza del Potere, sulle note di un elaborato, ossessivo commento musicale elettronico.» (da http://www.fantafilm.net)
«"La fantarca" è un'opera lirica scritta per la televisione, del 1966, musica di Roman Vlad, libretto di Giuseppe Berto, regia di Vittorio Cottafavi, direttore d'orchestra Nino Sanzogno. Dura un'ora e vista da oggi è - spiace dirlo - piuttosto imbarazzante.
Il soggetto, da un racconto di Giuseppe Berto, è questo: un gruppo di italiani meridionali che emigrano, non più su navi o su treni ma su un'astronave, portandosi dietro asini, mucche galline e altri animali: da qui il titolo, un'arca come quella di Noè ma in ambito di fantascienza. Gli emigranti meridionali vanno verso Saturno invece che verso Milano o Torino, o in Germania; ma nel frattempo la Terra verrà sconvolta da una guerra fra il Triangolo (NATO) e il Quadrato (URSS).
Il comandante, anche lui con vistoso accento "meridionale" (quello un po' vago che si ascolta nei film), mollerà Saturno e, dopo una regolare votazione fra gli emigranti, riporterà l'astronave sulla Terra, per ripopolarla. Quando si vota per decidere cosa fare, viene esclusa dal voto la hostess perchè non è meridionale, e si ripiega sul voto della nobile napoletana che è a bordo. Insomma, il soggetto è davvero imbarazzante in ogni sua parte; forse poteva sembrare diverso cinquant'anni fa, quando l'emigrazione dal Sud al Nord d'Italia era di grande attualità, ma vista da oggi la "fantarca" appare davvero come qualcosa di strambo. Le intenzioni di partenza erano comunque buone: tutti a bordo sono meridionali, spiega Roman Vlad nella presentazione all'opera, perchè lui va sempre in vacanza al Sud e ci si trova bene.
La musica di Roman Vlad si ascolta poco, ci sono molti declamati, e al di là dell'entusiasmo con cui lo stesso Vlad la presenta non è che ci sia molto da ricordare. Vorrei poter secondare l'entusiasmo infantile di Vlad quando presentava la sua novità, un'opera scritta apposta per la Rai, "con inserti seriali e dodecafonici", ma francamente, e con tutto il rispetto e l'ammirazione per l'attività di Roman Vlad come divulgatore musicale e direttore artistico, proprio non me la sento.
Delude anche la regia di Vittorio Cottafavi, che pure era un bravo professionista del cinema (e della tv): "La fantarca" appare come qualcosa di brutto e goffo, direi girata peggio delle cosine che vedevo a quei tempi a Giocagiò o alla tv dei ragazzi; e spiace doverlo dire, vorrei che fosse vero il contrario. Anche la recitazione è spesso imbarazzante, si direbbe piuttosto una parodia sul tipo di quelle dei Cetra, che però erano molto meglio…

da qui

 

Veramente curiosa questa opera buffa fantascentifica, girata per la tv da Vittorio Cottafavi. La trama vede, in un remoto futuro, la terra divisa in due schieramenti, il quadrato e il triangolo rappresentanti rispettivamente il settentrione e il meridione del pianeta. L'equilibrio è instabilissimo e una rappresentanza del meridione (italiano) viene spedita su Saturno per incrementare la produttività e la potenza del "triangolo". Dallo spazio gli immigrati assisteranno alla distruzione della terra e decideranno di tornarvi per ripopolarla.

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