ogni tanto di sente parlare del fenomeno migratorio come se fosse un'invasione di orde di unni che vogliono rubarci tutto.
poi si va a vedere Tori e Lokita, e si scopre la faccia degli "invasori", Tori e Lokita sono due di quegli invasori, che cercano un posto nel mondo, ma sono umiliati e offesi ogni momento.
Tori e Lokita sono due persone che hanno scelto di essere unite, contro vento e marea, subendo di tutto, ma cercando una via d'uscita.
Lokita vorrebbe diventare una collaboratrice domestica, magari un'infermiera, e vivere con Tori, ma della gentaglia sia africana che belga li sfruttano, gli rubano i (pochi) soldi e la gioventù.
non è il miglior film dei fratelli Dardenne, il nostro mondo visto e vissuto dai bambini, da Tori e Lokita, ma come sempre è un film necessario.
buona visione (in una delle trenta sale dove si può vedere) - Ismaele
… Una fiaba al contrario, formalmente sorretta da una
macchina da presa nervosa ma non distratta, che tratteggia l’intimità dei
protagonisti non nascondendo(si) niente, assolutamente niente, dei tanti abusi,
piccoli e grandi, che lastricano la corsa a ostacoli verso l’accoglienza. La
violenza del film è implicita, più suggestione che esposizione morbosa. Gli
spazi bianchi lasciati all’immaginazione aggiungono un surplus di asprezza, va
tenuto conto che nel caso di Lokita, giovane donna, si aggiunge un abuso in più
e una violazione in più.
Il cinema dei fratelli Dardenne è umanità
e umanesimo. Coniuga realismo sociale e verità dei sentimenti, empatia e rigore
formale. Se la proposta cinematografica dei due fratelli ha forse perso negli
anni parte della radicalità originaria, non è venuta meno la voglia di stare in
mezzo alle cose e alle persone. Un cinema realista ma d’eredità chapliniana, un
Chaplin arrabbiato che non ha nessuna voglia di far ridere, lì dove la dolcezza
dello sguardo posato sui cosiddetti ultimi fa da contraltare alla durezza degli
esiti. Ecco, se è vero che tutto il cinema di Jean-Pierre e Luc
Dardenne sta nell’immagine che apre Tori e Lokita,
è un’esagerazione ma corretta da uno spiraglio di verità, forse quello che
manca oggi, al film e più in generale alla visione d’autore del duo, è la
capacità di dare un volto e un corpo alla voce fuori campo. C’è un fondo
d’umanità anche nei toni algidi di chi respinge i bisogni dei due protagonisti.
Il film guarda in faccia la violenza, il resto è opaco. Per un cinema che sa
guardare lontano, ci si potrebbe spingere anche oltre.
…La película funciona sobre todo gracias a
las poderosas interpretaciones de los dos jóvenes protagonistas, que con sus
miradas se comen la cámara. Los directores no pretenden ser crueles con lo que
están contando, solo nos muestran la cruda realidad y lo hacen con una
narrativa sencilla y pocos diálogos. La parte final es claramente un grito de
emergencia y un alegato sobre las políticas migratorias. Su visionado merece
mucho la pena.
…Nella storia del cinema i due registi il loro capitolo lo
hanno scritto, però oggi opere di questo genere sembrano un pò stanche, senza
sbocchi, bisognose di voci nuove.
Così questo Tori e Lokita, girato con più mestiere che
passione, capace come sempre di portarsi dietro lo spettatore ma stavolta anche
di perderlo quando la camera si ferma (come nella faticosa parte con Lokita
segregata nel seminterrato).
Film di servizio scritto bene girato benissimo, ma le storie e i personaggi che
restavano nel cuore sono ormai un ricordo; ripesca una nostra canzone (Alla
fiera dell’est) che diventa il giusto tema del film, ma anche il finale
risulta tutto pianificato a tavolino.
…In un film dalla schiena dritta, che cede raramente
alla retorica, stona un po’ il finale che ne esplicita a
piena voce, quasi gridandolo, l’afflato umanitario più che condivisibile ma già
ampiamente assorbito nel corso della via crucis dei protagonisti.
Ciò che guasta la visione, una volta che lo schermo è tornato alla sua opacità
originale, è allora la sensazione di una programmaticità eccessiva,
come se la lunga sequela di avversità non fosse altro che la dimostrazione di
una tesi decisa sin dall’inizio e ogni piccola divagazione – invero ben accetta
– venisse richiusa in fretta per evitare di perdere il bandolo della matassa.
Ben inteso, non ci troviamo dalle parti del film con
messaggio incorporato o peggio ancora del cinema d’impegno (all’italiana,
magari, ad aggiungere ignominia), i Dardenne hanno sempre saputo quello che
fanno. E tuttavia, purtroppo, unito alla prevedibilità e alla meccanicità della
trama, tutto ciò fa sì che resti l’amaro in bocca per qualcosa che sarebbe
potuto essere più appassionante, se gli autori avessero accettato di dare
spazio a qualche artificio o all’imprevisto, così come accade nella vita.
…in Tori e Lokita tutto
quello che può andar male ci andrà, in una catena impossibile da spezzare fatta
di scelte avventate immerse in un contesto completamente ostile. Ma, appunto,
difficile dire che il film non sia riuscito o non raggiunga gli obiettivi che
si pone. Il problema semmai è che, per quanto i Dardenne abbiano ripreso aria
con Tori e Lokita dopo essere giunti un po’
sfiatati agli ultimi film, resta un senso di programmaticità eccessivo, una
tensione esagerata per dimostrare una
tesi (per quanto giusta, ovviamente, visto che il film parla di quanto poco
siamo accoglienti in Europa) che in fondo è ben sintetizzata dalla canzone di
Angelo Branduardi Alla fiera dell’Est,
che i due protagonisti cantano in italiano, avendola imparata in Sicilia dove
sono inizialmente sbarcati. Anche nel film arriva il bastone che picchia il
cane che morse il gatto che si mangiò il topo: il solo ordine riconosciuto, per
loro, sarà quello della forza, del più “grande” che divora il più piccolo. Ma
la domanda circa i Dardenne resta: si può fare cinema per decenni senza
cambiare mai, seguendo sempre la strada tracciata? Il che non significa non
perdere la propria identità (sulla Croisette si è appena visto il nuovo film di
Cronenberg, che ha mutato pelle e stile tante volte senza mai perdere la
propria salda chiarezza concettuale e la propria teoresi), ma proprio non
ripensarsi mai, seguire una formula collaudata fatta di contenuti molto simili
raccontati in modi molto simili. Magari con risultati alterni e dunque anche
discreti o buoni come questo Tori e Lokita,
il miglior film dei Dardenne da anni. Ma è sufficiente?
sì, però... i Dardenne di film "necessari" ne hanno fatti tanti, e questo è quello più debole. Stereotipato e mancheo, non mi ha smosso niente sebbene l'argomento sia importante. Ma sul tema sono stati girati film decisamente migliori di questo (per me)
RispondiEliminacerto, non sarà nei film più forti dell'anno, è molto manicheo, e quindi più "facile", ma va sempre bene.
Eliminaho letto, anche su imdb, che producono film di giovani autori, attività meritoria, e se son rose fioriranno