mercoledì 30 novembre 2022

Bones and all – Luca Guadagnino

una storia d'amore particolare, fra due ragazzi emarginati, a causa di un "difetto" che li condiziona.

non ci si annoia mai, i colpi di scena non mancano, gli attori sono bravissimi, e così anche il regista.

mi ha ricordato molto quel capolavoro norvegese Lasciami entrare, ma anche Doctor Sleep, di Mike Flanagan, ma, dopo la Bibbia e Omero, è quasi impossibile inventare nuovi mondi ex novo.

un film da non perdere.

buona (non vegana) visione - Ismaele




 

 

 

…Bones and all è un racconto di formazione profondo e disperato di due giovani freaks che attraversano il polveroso e ottuso Midwest alla ricerca di una mèta (e un amore) impossibile, con tutta la rabbia e l'orrore che hanno dentro. Non è un caso che sia ambientato negli anni '80: sono gli anni di Reagan, dell'America più reazionaria e puritana di sempre, bigotta e ultra conservatrice. Chalamet si dimostra una volta di più attore-simbolo delle nuove generazioni, Mark Rylance è inquietante e mefistofelico nel ruolo più sgradevole della sua carriera, ma la più brava di tutte è certamente la giovane Taylor Russell, cui il premio veneziano per la miglior attrice emergente è davvero strameritato. Alla fine, un film non originalissimo ma capace di sprigionare emozioni vere. E non è affatto poco.

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Hasta los huesos (Bones and All) es una obra inclasificable que mezcla el drama romántico, el cine de terror y el género del road trip. La película sigue a una adolescente (Taylor Russell) que a causa de sus tendencias caníbales incontrolables es abandonada por su padre. La joven decide huir en busca de su madre en un viaje en el que irá conociendo más personas como ella y en la que se encontrará un aliado (Timothée Chalamet) del que se irá enamorando poco a poco. La obra conjuga varios aspectos interesantes y que son tratados con un tono a veces excesivamente melodramático pero que generan una sensación de incomodidad en el espectador. El resultado es el de un peculiar coming of age que trata el canibalismo con la naturalidad con la que se podría tratar cualquier otro tipo de trastorno mental y físico, sirviendo para unir a unos personajes repudiados por la sociedad. Pero los tres puntos clave para el funcionamiento del film están un poco al margen del experimento narrativo. En primer lugar, una magnífica dirección fotografía que recuerda a las películas de Malick y se postula como una versión mejorada de Nomadland. En segundo lugar, una banda sonora desarrollada por Trent Reznor y Atticus Ross con una base de guitarra acústica que lejos de sonar estridente acompaña de la mano al melodrama. Y por último la interpretación soberbia de Mark Rylance en el papel de uno de los personajes más inquietantes y terroríficos vistos en la gran pantalla de los últimos años. Rylance interpreta al primer mentor de la joven protagonista, una persona con su misma problemática y que le enseña a lidiar con ella. Sus verdaderas intenciones quedan ocultas bajo el rostro inexpresivo y a la vez monstruoso de uno de los actores más fascinantes de Hollywood…

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Il film è un apprezzabile tentativo di fondere in un tutt’uno generi diversi (horror, coming of age, road movie, melodramma), anche se questa alternanza di registri narrativi a volte è troppo netta e non sempre armonica. Dove Guadagnino eccelle è ancora una volta nell’eleganza visiva, che ci consente di ammirare i passaggi dell’America rurale e riesce a rendere poetiche scene disgustose.

Ma è notevole anche la direzione degli attori: se Chalamet ormai è perfettamente a suo agio nel ruolo del giovane tormentato e ribelle, e Mark Rylance è sempre più una garanzia (il suo Sully è il personaggio più interessante di tutti), la vera sorpresa è la giovane protagonista Taylor Russell, capace di reggere il film sulle proprie spalle.

A dispetto della forza dell’idea di base, “Bones and all” presenta uno sviluppo abbastanza convenzionale e pecca nella gestione di alcuni personaggi, ma al netto delle imperfezioni rimane senza dubbio un’opera intensa e conturbante.

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È difficile pensare ad un film non riuscito in cui abbiano collaborato Luca Guadagnino e Timothée Chalamet, per un semplice motivo: ogni squisita peculiarità del regista siciliano viene straordinariamente digerita dall’attore newyorkese, che in Bones and All, insieme alla sorprendente collega Taylor Russell, ritrova quella magnetica fisicità dell’amatissimo Chiamami col tuo nome. Gran parte della potenza comunicativa di Bones and All risiede in quell’inattesa convivenza tra macabro e dolce, che ne eleva sensibilmente il messaggio, nobilitandone la sostanza.

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Quelli di Maren e Lee sono due corpi in cerca di altri corpi di cui nutrirsi, ma soprattutto in cerca di spiegazioni sul perché nella vita tutto è così maledettamente complicato, eppure così dannatamente semplice… Guadagnino, come solo pochi registi sanno fare, ama e divora letteralmente i suoi protagonisti, sembra davvero nutrirsi delle loro emozioni, il suo cuore sembra vivere dei loro battiti cardiaci, i suoi occhi deliziarsi dei loro vestiti trasandati pre-grunge, le sue orecchie nutrirsi delle musiche post-punk migliori del secolo scorso, ma alla fine, nella vita, quello che conta più di tutto è irrappresentabile al cinema (tranne il grande John Waters), e lui ci prova lo stesso: siamo fatti di odore e sapore. Come questo magnifico, dolcissimo, romantico e saporitissimo film.

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