martedì 8 novembre 2022

Il canto di Paloma (La teta asustada) - Claudia Llosa

la madre di Fausta prima di morire canta una parte terribile della sua vita (e di quella di molte altre donne).

Fausta è una ragazza che evita qualsiasi relazione con gli uomini, e usa un anticoncezionale diverso dal solito.

vive (naturalmente) in qualche favela dell'enorme periferia di La Paz e trova un lavoro presso una famiglia di ricchi, la padrona di casa è una musicista in crisi d'ispirazione che si abbevera ai canti di Fausta.

in quella casa Fausta conosce un giardiniere, una persona buona e gentile e...

un film (che merita) dell'altro mondo che nel 2009 aveva vinto l'Orso d'Oro al festival di Berlino.

buona (faustiana) visione - Ismaele



 

 

 

I traumi delle madri ricadono sulle figlie. Fausta, nel Perù di oggi, è terrorizzata da ciò che ha vissuto la generazione precedente la sua. Dalla violenza diffusa nel Paese, dagli stupri ricorrenti. Per scampare a un analogo destino, mantiene la massima distanza possibile dagli uomini, vivendo con una patata inserita nella vagina. Un film furbetto e morboso? No, la storia di un travaglio esistenziale, di una giovane donna che vive con la morte nella sua vita (quella della madre, con cui mantiene idealmente una comunicazione anche successivamente al di lei decesso) e nella sua testa, mentre la comunità circostante continua a celebrare matrimoni. Una vicenda raccontata con il massimo riserbo, e con un approccio non convenzionale, fatto di allusioni, contrappunti, metafore, dove grande importanza è attribuita alle musiche (struggenti i brani in colonna sonora, variazioni sul tema principale comprese), mai ingombranti: al canto, utilizzato da Fausta come un veicolo per essere trasportata fuori dai suoi momenti più dolorosi, al ruolo simbolico assegnato agli strumenti musicali. L'indagine, inoltre, di ciò che del passato rimane nel presente: non tanto la memoria, quanto piuttosto le conseguenze sociali…

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almeno una cosa buona capita alla ragazza: conosce il giardiniere, l’unico uomo che con lei non sia brutale ma rispettoso, con le persone come con le piante e i fiori. Lui le parla in quechua, la sua lingua, quella in cui le parlava la madre, e poi la raccoglie svenuta; la fa finalmente operare e si intuisce che quella patata sia finalmente rimossa. Alla fine Fausta trova comunque un pugno di perle gettate via o perse dalla signora e sarà grazie a quel piccolo tesoro che potrà portare la madre verso il suo ultimo viaggio, in uno scenario da sogno ma anche da incubo, dove le onde spumeggianti dell’oceano si infrangono contro una costa di dune sabbiose e deserte…

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Tutto ciò che Fausta vive lo spettatore lo coglie dai suoi sguardi, dai gesti, dalla luce del suo volto, spesso accostato al contrasto dei colori forti dei fiori o della terra che ne risaltano ancora di più la bellezza intensa, utilizzata per addolcire quel dolore di cui comunque il film non manca di farsi carico, seppur con una delicatezza insolita e fortemente femminile.

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Fausta è un personaggio dall'assoluta originalità. Non poteva essere altrimenti visto che la regista è Claudia Llosa che già in Madeinusa, mai distribuito in Italia, aveva dato prova di altrettanta originalità. In quel caso in un paesino disperso sulle cime delle Ande il carnevale si celebrava negli ultimi giorni della Settimana Santa partendo dal principio che ogni sregolatezza in quelle ore è permessa perché 'Dio è morto e non vede i peccati degli uomini'.

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L'estetica al femminile del cinema latino contemporaneo trova in questo film una realizzazione meticolosa, volta a potenziare per immagini e atmosfere il realismo magico di un Paese sconosciuto ai più, e soprattutto trova un’opera complessivamente poco ammiccante verso le aspettative del pubblico: una virtù non da tutti, oggi. Teta asustada ovvero Il canto di Paloma ha incantato la Giuria all’ultima Berlinale decretandolo Orso d'Oro all'unanimità: è la prima volta per un film peruviano.

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