i film di Claire Denis non sono pacificati e consolatori, e quando sembra che le cose possano andare bene il diavolo si mette al lavoro.
Juliette Binoche e Vincent Lindon sono sempre attori di serie A, tormentati e convincenti.
che cose strane sono l'amore e la passione, e come sono diverse le teste degli esseri umani.
se uno pensa che sia un film di lei, lui e l'altro, che sia una favoletta con il lieto fine, e se così non fosse potrebbe stare un po' male, allora stia a casa.
un film che non delude, ma il titolo sì.
buona (complicata) visione - Ismaele
...Se la protagonista qui è una donna divisa tra due uomini, per scelta sua o più probabilmente per incapacità-impossibilità di scegliere, è ai suoi partner che Denis rivolge il più della sua attenzione. Benché Sara, ossessivamente, chieda a Jean, l’ex rugbista dal passato complicato con cui si è messa dopo aver lasciato il marito, “ma tu mi ami? ma perché non me lo dici” neanche fossimo in un tossico commercial per San Valentino, non è su di lei che ci si cincentra ma sulle (non) risposte di lui. Lo zucchero lascia il posto al ritegno, al riserbo virile, all’asciuttezza, il discorso amoroso al minimalismo verbale se non al silenzio. L’amore diventa in Denis, in questo film di Denis, estensione della lotta, scontro muscolare e barbaro, feroce, all’interno e al di fuori della vita di coppia, benché i modi appaiano civilizzati...
…Claire Denis accentua questo senso diffuso di
prigionia chiudendo i personaggi dentro primi o primissimi piani, o
inquadrandoli spesso come carcerati nello stipite di una porta o nella cornice
di una finestra. Fra omissioni, sospetti e menzogne, il clima si fa irrespirabile
(letteralmente: Sarah accusa Jean di non darle il tempo di respirare) e tutto
diventa chiuso, otturato, ostruito. Sino al finale che non possiamo e non
vogliamo rivelare, se non per invitare che legge a riflettere sul fatto che
anche la fine – come l’inizio – è nell’acqua. Ma all’acqua libera del mare
subentra l’acqua chiusa e imprigionata a sua volta in una vasca da bagno. E
nella vasca c’è un solo personaggio, non due come all’inizio. Segno che l’amore
ha davvero ferito e tagliato. Da tutte e due le parti della lama.
…La semplicità lineare della storia - sulla
carta il più tradizionale dei "lui, lei, l'altro" - non tragga in
inganno, perché Avec Amour et Acharnement coglie di sorpresa a ogni sua curva, e la psicologia
dei personaggi diventa un labirinto di doppiezza e perversione. Tutto inizia da
un'acqua cristallina e corpi in armonia, perché quello tra Sara e Jean è un
"discorso amoroso" del tutto sano, ancora in divenire, e Denis ci tiene a mettere in chiaro che in questa
relazione non c'è banalmente del marcio in attesa soltanto di essere svelato…
Identità, convenzioni, percezione, in fondo il film è tutto qui, nel suo ragionare continuamente sul suo senso profondo e, soprattutto, sull’orizzonte di attese che lo spettatore ha nei suoi confronti.
Ed in effetti Incroci sentimentali, tratto dal romanzo Un tournant de la vie di Christine Angot (che ha
anche scritto la sceneggiatura con la regista), parte come drama sul tradimento
dalle coordinate riconoscibili: Sara e Jean, ex giocatore di rugby, disoccupato
e con un passato da piccolo criminale sono sposati da anni, ma la loro
relazione non sembra sentire il peso del tempo. Un giorno, però, Sara riconosce,
in un uomo intravisto per la strada, François, suo ex fidanzato e vecchio amico
dello stesso Jean. La donna cerca di non pensare all’incontro fugace ma non può
negare l’emozione che le ha suscitato. Tutto cambia però nel giro di
un’inquadratura: Francois riallaccia infatti i rapporti con Jean, l’amico lo
coinvolge nello sviluppo di un’agenzia sportiva e così mentre Sara subisce
sempre più il ritorno di fiamma, in realtà è Jean a comportarsi come un marito
fedigrafo: si gode il suo riscatto, torna a tarda notte dopo aver passato la
giornata con François e nel frattempo isola sempre di più la moglie,
inconsapevole, forse, della stranissima gelosia che la attanaglia.
E allora ecco
che Incroci sentimentali si rivela racconto
d’infedeltà che ripensa i codici e le strutture di un genere con un’ironia
sottile ma soprattutto senza tregua, spingendosi fino al paradosso. Il
tradimento è solo evocato, suggerito, traslato in uno spazio borghese che lo fa
coincidere con la realizzazione professionale, mentre il centro della
narrazione lentamente si allontana da Sara e tutto il film sembra scriversi sul
corpo muscoloso, sui gesti misurati e sull’affascinante fragilità di Vincent
Lindon...
…Claire Denis ritrae bene l’ambiguità del
tradimento amoroso, il pensiero ossessivo e strisciante che si insinua quando
si teme che il proprio coniuge sia infedele. Il film restituisce
quest’ambiguità con forza e lo spettatore stesso non riesce bene a identificare
quali siano i reali sentimenti dei protagonisti verso l’uno o l’altro
componente del triangolo amoroso. Risultano poco azzeccati determinati
riferimenti alla situazione politica e sociale francese, brevi incursioni
troppo decontestualizzate e che distraggono dal cuore del film: i sentimenti
dei protagonisti.
Both Sides
of the Blade è un film che in definitiva può dirsi riuscito, funziona l’idea di
base che fa da perno al film e coinvolge per tutta la sua durata. La grossa
pecca è che il distacco e la freddezza dello sguardo di Claire Denis possono
mal conciliarsi con la volontà di raccontare sentimenti così travolgenti.
Appare comunque eccessivo il premio alla regia a Berlino,
trattandosi di un film fin troppo classico e che in definitiva non porta nulla
di realmente innovativo.
Claire Denis è una grande regista, l'ultimo film "High life" mi era piaciuto tantissimo... questo purtroppo dalle mie parti non è arrivato ma spero tanto prima o poi di vederlo
RispondiEliminaleggo adesso che è solo in 25 sale, un miracolo riuscire a vederlo.
Eliminaall'inizio sembra un film come tanti, poi Claire Denis fa la differenza