venerdì 12 agosto 2022

Nope - Jordan Peele

Nope racconta e mostra qualcosa che è difficile raccontare, denso di fatti, idee, visioni.

cavalli, storia, dischi volanti, vendetta, società dello spettacolo, famiglia, sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sugli animali e sulla natura sono alcuni dei temi che stanno sul tappetto, e non si possono nascondere più.

il film non annoia un attimo e Daniel Kaluuya e Keke Palmer sono i suoi profeti.

Gordy, la scimmia che dicono sia impazzita, e i cavalli che fuggono sono un termometro di un mondo, non per caso, sempre meno controllabile.

il film è una corsa per la vita, e non ci sono pause, se non quelle per ripartire più forte.

dopo averlo visto qualcuno, come è successo a me, vi chiederà, ma è un horror, un western, un thriller, un film di fantascienza, o che altro?

è CINEMA, i generi sono una forma di pigrizia per inscatolare qualsiasi cosa, per chi si accontenta.

voi non accontentatevi.

buona visione - Ismaele 


ps: mi è venuto in mente Ferito, di Percival Everett, un libro bellissimo, il protagonista è un afroamericano che ha un ranch e alleva cavalli, come la famiglia Haywood.

fatevi un regalo, leggete Ferito.




 

 

È impossibile raccontare una realtà che non abbiamo più i mezzi per comprendere e che ci spaventa. È impossibile relazionarsi con la legge della natura, di cui non conosciamo più regole e principi: sarà solo OJ, recluso volontariamente rispetto alla contemporaneità e alle ambizioni di notorietà della sorella, a ricondurre al regno animale l'UFO e ad affrontarlo con tecniche antiche, rispettando il suo ruolo indiscusso di apex predator.

Mentre in un continuo omaggio a 
Spielberg e a Lo squalo - e in parte anche allo Shyamalan più apocalittico - il tasso di violenza cresce e spinge dalla fantascienza all'horror, i quesiti posti dalla prima parte del film - perché iniziare con la cruenta scena dello scimpanzé? - trovano un senso e riannodano i molti fili rimasti liberi, sorprendendo fino alla fine su natura e sembianze di protagonisti e antagonisti. Inclusa un'ultima spettacolare "trasformazione", che lascia pensare alla rivelazione e liberazione da una rappresentazione mendace e rassicurante del sé, basata su decenni di stereotipi letterari e cinematografici.

Fantascienza, horror, Bibbia, filosofia, storia del cinema, orgogliosa rivendicazione black: tutto trova posto nella ricetta sovraccarica di pietanze di Nope. E non solo, visto che, ancor più di un fanta-horror, Nope è in fondo un western, composto prevalentemente da ranch, cavalli e spazi sconfinati. Una rappresentazione in miniatura dei luoghi che hanno costituito il cinema classico e della natura profonda di una nazione fondata su un distorto senso dell'onore e su litri di sangue innocente versato.

Se Peele fosse (già) 
Spielberg o Kubrick probabilmente Nope sarebbe un capolavoro senza tempo. Non è così e forse non sarà mai, ma lo sforzo di racchiudere tanta complessità in un lungometraggio, senza mai togliere il piede dall'acceleratore dell'adrenalina, merita un plauso speciale.

da qui

 

…Se Get Out si concentrava sulla questione razziale, mentre Us sulla suddivisione in classi sociali presenti negli Stati Uniti, Nope è dunque invece rivolto all’industria dello spettacolo e al rapporto che gli spettatori hanno con essa. Naturalmente tale tematica viene offerta attraverso una serie di simbolismi e metafore, che rendono il film più criptico e ambizioso rispetto ai due precedenti lungometraggi di Peele. Stabilire un paragone tra i tre titoli lascia però il tempo che trova, mentre è molto più produttivo riconoscere in Nope l’accresciuta fiducia del regista nei propri mezzi espressivi. Se a livello narrativo il film risulta non sempre coeso, è il modo in cui la narrazione si sposa con le scelte di messa in scena a rendere Nope tanto affascinante.

Peele riesce infatti a sfruttare ogni elemento scenografico, sonoro e visivo per dar vita ad un’atmosfera particolarmente conturbante. Il film riesce così ad incutere profondo terrore mostrando molto poco e a far ridere grazie ad alcuni brillanti momenti accentuati dalla bravura degli interpreti protagonisti. La Palmer, in particolare, ruba più di una scena a tutti gli altri. Nope è dunque un film che oltre a riflettere sulla natura dello spettacolo, vuole esso stesso essere uno spettacolo, quel blockbuster estivo che il cinema e gli spettatori aspettavano. Per i mezzi tecnici con cui è girato, per l’ampiezza spaziale delle sue inquadrature e per l’aura di mistero che mantiene fino all’ultimo, Nope è davvero un film che merita di essere visto sul grande schermo.

da qui

 

Nope è uno di quei film che parla moltissimo sia attraverso i suoi protagonisti, avvalendosi quindi di dialoghi direttamente legati al ritmo narrativo, sia attraverso le immagini che lo compongono e una colonna sonora che per certi versi omaggia il maestro Morricone. Peele ritorna alle origini stesse del cinema per ricordarci quanto sia fondamentale l’osservare un mezzo che cambiò le sorti stesse della narrazione. Il linguaggio cinematografico ritorna centrale con questo regista che si avvale di momenti formali importanti, proponendo allo spettatore un discorso figurativo pronto a tener sempre presente l’importanza dei suoi singoli dettagli. Sono le inquadrature a parlare, il modo in cui incorniciano i singoli momenti, e la densità concettuale di alcune piccolezze. Insime a tutto ciò troviamo un sapiente utilizzo delle scenografie, sempre pronte a comunicare qualcosa agli spettatori e ai personaggi, impreziosendo una narrazione risultante credibile dall’inizio alla fine.

Andando oltre le varie citazioni che Peele fa nel corso del film, Nope convince fino in fondo. Stiamo parlando di un’opera dalle premesse abbastanza scontate e con un ritmo non troppo serrato, che riesce a distinguersi sia per la scrittura che per alcune brillanti trovate del regista stesso. Questo fa la differenza coi lavori precedenti e sicuramente aprirà la strada alle future discussioni in ambito cinema. Gli occhi restano quindi puntati su questo regista, confermandone il talento, l’impegno e soprattutto la curiosità verso il futuro.

da qui

 


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