Avery vuole giustizia, per Red, il duo cane, ammazzato da un ragazzo, figlio di un padre come lui.
Avery ha tutti contro, anche la legge, ma è testardo come pochi, e rischia la vita per amore di Red.
non sarà un film perfetto, anche per vicissitudini varie durante la lavorazione, tra cui il cambio del regista, ma si tratta comunque di un buon film.
buona visione - Ismaele
…Ma non c'è niente peggio
di una belva ferita e qui si ritorna alla questione di principio di cui sopra.
Fino a che cosa si può arrivare in nome del
principio?
Ed è questa la domanda che si fa Avery al termine
della vicenda. E'stato giusto arrivare così oltre in nome del (proprio) senso
di giustizia?
E non è assolutamente una domanda retorica ma un
interrogativo che ti si incolla addosso anche ben oltre i titoli di coda.
Red è un piccolo gioiellino di tensione che si
accumula progressivamente minuto per minuto nobilitato da una grande prova
d'attore come quella di Brian Cox accompagnato da un cast in cui figurano un
ritrovato Robert Englund, un arcigno Tom Sizemore e una ritrovata Amanda
Plummer.
Passato sotto silenzio pur non meritandolo.
I. il cane di Ave (sinossi)
a Ave Ludlow è rimasto solo il suo amato cane Red, dopo una brutta- bruttissima- storia vissuta in famiglia e che gli ha tolto tutto. i due sono intimamente legati, sono due vecchi amici (il cane ha 14 anni e il vecchio, si capisce, una sessantacinquina), che passano le giornate nella riproduzione del mite stereotipo del pensionato di provincia americano. fino a che, in un colpo basso sotto l’inguine mollato proprio a inizio film, un ragazzino con un fucile (giusto in America), dopo aver tentato di derubare Ave, uccide in maniera del tutto gratuita e senza senso il suo amato cane.
II. in un mondo libero
da qui incomincia la storia della vendetta dell’anziano negoziante, che in realtà non è affatto una storia di vendetta, quanto più il tentativo di far affiorare una verità sfacciatamente e arrogantemente negata fino alla fine. il che porta a esiti paradossali, una escalation di violenza ai margini della razionalità: vengono fuori l’insopportabile mentalità criminale che vige all’interno della facoltosa famiglia del ragazzo, l’inestinguibile necessità di sentire la verità e di veder affermata una giustizia che, proprio in misdemeanor (reati minori) come questi, latita più che mai, per l’anti-eroe del film. la tensione è costruita perfettamente: il rigore e l’efficacia della messinscena non impediscono in alcun modo l’immedesimazione nel corpo sofferente dell’anziano protagonista, cui ci si connette empaticamente fin dalle prime sequenze- quelle della barbarie sul cane.
… Contrariamente
a quanto possano far credere il trailer e l’etichetta pubblicitaria di revenge movie che è stata assegnata al film, qui non
vedremo Avery imbracciare coltelli e mitragliatrici deciso a restituire il
maltolto provocando una carneficina. Red non è tanto un film sulla vendetta quanto un
film sulla ricerca di una giustizia che viene negata. Il protagonista dapprima
esige solo un’ammissione di colpa e delle scuse, una collaborazione da parte
dei genitori dei ragazzi, e in seconda istanza cercherà di affidarsi alla legge
non tanto a scopo punitivo ma affinché quella verità, di cui nessuno è stato
testimone, venga riconosciuta. Niente di più, perché nessuna punizione, per
quanto esemplare, può far tornare in vita il suo amico Red. È l’ossessione per
la verità che muove i fili della narrazione e che alimenta le azioni di Avery,
come egli stesso dichiara. Quello che si potrebbe configurare come un thriller
nell’idea di base e in alcune sequenze assume invece le tinte del dramma
intimistico, in cui viene messo al centro il personaggio interpretato da Brian
Cox…
In un'America dimenticata da Dio vive un pensionato, rimasto
solo dopo la tragica perdita di moglie e figli e del suo cane. Il tutto scorre
tranquillamente fino a quando tre ragazzini per gioco gli ammazzano il cane; da
qui comincia la lunga vendetta del protagonista. Trattasi di un revenge movie
diverso dal solito: la vendetta infatti è cercata non attraverso la violenza e
il sangue ma attraverso la giustizia e la legge che però è ceca nei confronti dei
potenti. La trama scorre piuttosto lentamente fino allo scoppiettante finale.
Bello!
La provincia è quella dei Coen; le figure quelle di un Lynch
loachizzato. L'animalità a far da bilico fra una giustizia inconseguibile e una
vendetta impraticabile. Lo stile secco, pulito, quasi televisivo scelto dagli
autori infonde all'opera una pregnanza naturalistica serena e posata,
intensificandone antropologicamente gli umori più irosi e amaricanti. Cox vi
aderisce nel migliore dei modi: un samovar contenutissimo di rabbia, dolore e
ritegno, con l'impressione di esser sempre lì lì per esplodere ma che nella sua
ferrea misura umana ebolle al dunque solo un forte senso di salda moralità.
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