della Cina non sappiamo quasi niente.
per esempio che 18 delle prime 50 città più popolate del pianeta stanno in Cina, e i loro nomi sono quasi tutti ignoti alle nostre orecchie eurocentriche.
il film si compone di quattro episodi, comune denominatore è la violenza, senza freni, definitiva.
un mondo che si trasforma alla velocità del fulmine e nel film troviamo la registrazione del cambiamento, non troppo condiviso da tutti.
Zhangke Jia è una sicurezza.
buona (spietata) visione - Ismaele
…Jia Zhangke racconta di una Cina lacerata
dall’avvento di un capitalismo spietato ed esasperato, basato su corruzione,
sfruttamento e sopraffazione, eppure ancora legata a un passato complesso,
variegato la cui identità culturale pesa ancora come un macigno che produce
scintille e dissociazione con il nuovo. E lo fa con uno stile esemplare,
coerente e multiforme, attento alla grande tradizione del cinema marziale nelle
esplosioni della violenza ma anche al naturalismo documentaristico della sua
produzione recente, viaggiando attraverso lo spazio e il tempo, sfruttando i
gradi di separazione tra gli angosciati protagonisti delle quattro vicende
principali.
A Touch of Sin, carico di simbolismi eppure essenziale e rigoroso,
della Cina e dei cinesi di oggi cattura la vastità geografica e la multiformità
etica, senza sforzi apparenti; rifuggendo da ogni strumentalizzazione estetica
o morale del dolore e dell’ira che racconta e che mantiene come filo rosso,
cullando lo spettatore in una narrazione fluida e incessante come lo scorrere
del grande fiume che fa da sfondo ad una delle storie. Quella di Zhangke,
elegante ed austera al tempo stesso, è una dolenza sconsolata che entra
sottopelle, che cattura e accompagna, che pesa dentro senza annichilire ma
sollecitando riflessioni e reazioni.
…
Le quattro
storie che Jia, con impeccabile maestria e bravura tecnica, tratteggia sono
prototipi di un malessere che in Cina, ma estrapolando si potrebbe dire
ovunque, serpeggia pericoloso: l'economia selvaggia che chiude le miniere e
arricchisce pochi furbetti descritta nel primo segmento, il malessere per una
vita ai margini delle luci della ribalta nel secondo, la protervia e la
violenza che porta il denaro col quale si crede di poter comprare tutto nella
terza storia e il disagio giovanile per una società che destabilizza sia
economicamente che sentimentalmente nella tragica quarta parte.
Vagando
dall'innevata natale regione dello Shanxi al clima quasi equatoriale del
Guandong, dalla selva di grattacieli della metropoli più popolosa del pianeta
Chongqing all'Hubei, Jia racconta quasi fosse un unico corpo narrativo le
storie di ingiustizia , di soprusi e di prevaricazione ; spazia tra i minatori
senza lavoro alle prostitute siano esse in servizio in squallide saune o in
lussuosi bordelli travestiti da club esclusivi, tutte situazioni nelle quali
pian piano emerge quella che per Jia è una porzione oscura della natura umana:
la violenza che esplode come colpo di fucile a pallettoni o come coltellata o
ancora come insulto alla propria vita…
…Il film è in realtà un’operazione
cinematografica molto astuta. Jia Zhangke traveste con il genere – “un wuxia
contemporaneo”, ripete in più e più interviste – questo apologo contro la
deriva umana del Paese, narrando 4 storie liberamente ispirate a fatti di
cronaca nera occorsi in differenti regioni della Cina. La vendetta,
Kitano docet, è il filo rosso del film: contro la privatizzazione
selvaggia di una miniera, contro una sconosciuta coppia neoborghese, contro
laidi businessman in cerca di sesso mercenario, contro se stessi in quanto
amanti non corrisposti. Fossimo in Giappone, la vendetta sarebbe esibita nella
sua essenza più profonda, percorso iniziatico di un novello Prometeo che cerca
il sé e ciò che gli appartiene. Qui siamo in Cina, la vendetta è un paravento,
il deus ex machina di tutta l’opera è il denaro nella sua più
cartacea materialità: rotoli di banconote usati, branditi (come in Still
Life per farsi vento) per picchiare donne non compiacenti. Sbagliato
pensare che l’adorazione materica del denaro sia fenomeno di recente
importazione, la ricchezza è sempre stata onorata nella tradizione taoista
cinese come favore degli/agli Dei. L’attacco al denaro, per il tramite di esso
l’attacco alla ricchezza e alla brama di potere, significa attacco alle radici
culturali e religiose della Cina, alla gerarchia delle classi sociali di
presunta origine divina, e la scelta di location sperdute e di ancor più
sperduti protagonisti rende il messaggio più radicale, rivoluzionario quasi…
…Nel movimento
circolare che fa incrociare le quattro storie in cui
il film si divide, a prevalere è la condanna ad una sofferenza
e a un dolore primigenio che si trasmette agli uomini
attraverso un peccato originale che Zhang-Ke sembra
attribuire alle colpe di un sistema dominato da egoismo e
sopraffazione a cui i personaggi del minatore e
quello della receptionist di una sauna rispondono
in egual misura e con la medesima violenza; il primo pareggiando i conti con i
notabili del villaggio che si sono arricchiti affamando la gente e professando
il malaffare, la seconda vendicandosi di chi ha tentato di approfittarsi di lei.
Ma non solo, perché nel film del regista cinese non
tutto è giustificato da un rapporto di causa-effetto derivato da ragioni
sociali, ed alcuni comportamenti rimangono celati da un malessere
oscuro (per esempio quello dell’uomo che percuote senza motivo il
suo cavallo), difficilmente prevedibile, come accade negli inserti dedicati
all’operaio in cerca di lavoro ed all’immigrato tornato a casa, mossi da
pulsioni che rimangono ignote ma che producono lo stesso male…
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