arrivano gli extraterrestri, e sono cattivi.
Etsuko capisce tutto e fa quelo che può, ma anche di più, per salvare Tatsuo (il marito), diventato un burattino nelle mani e nella mente dell'extraterreste nei panni del dott. Makabe, in preparazione dell'invasione, una volta che avranno imparato a capire e manipolare le emozioni degli umani.
è un'opera minore di Kiyoshi Kurosawa, dicono, ma a me non è dispiaciuta per niente.
buona visione - Ismaele
…Foreboding è un
progetto interessante, diretto da uno dei massimi autori del cinema giapponese
contemporaneo ovvero Kiyoshi Kurosawa, che ha deciso un po’a sorpresa di
realizzare una sorta di spin-off/prequel del
suo film precedente Before We Vanish, sempre
del 2017. Detto questo però è doveroso spiegare brevemente la genesi dell’opera, in quanto nasce come serie
televisiva divisa in 5 puntate da 28 minuti l’una, visibile su Wowow (rete
satellitare giapponese) e solo in seguito rimontata e riadattata con l’intento
di trasformarla in un lungometraggio cinematografico presentato al Festival di
Berlino (Sono Sion ha fatto l’opposto con Tokyo Vampire Hotel).
Il motivo di tutto questo tran tran è abbastanza semplice, sfruttare
la vetrina di Berlino -unita al nome dell’autore- e piazzare sul mercato estero
un prodotto nato essenzialmente per il settore televisivo locale. Detto questo
molti potrebbero interpretare il tutto in chiave negativa e onestamente l’opera
è lontana dai capolavori quali Cure o Kairo tuttavia dietro la macchina da presa non troviamo
un novellino bensì un regista che da quando è salito agli oneri della critica
internazionale (fine anni Novanta) porta avanti con forza una personalissima
poetica stilistica e contenutistica lontana dal cinema mainstream, in grado di
riflettere sulla società attuale offrendo un approccio quasi avanguardistico…
Extraterrestri ma pure fantasmi: una operaia di nome
Etsuko, avverte che in fabbrica qualcosa non funziona come il solito: aleggia
un'atmosfera strana, una inquietudine di cui solo lei e pochi altri possono
realmente rendersi conto. Quando la sua amica del cuore le rivela che da giorni
in casa avverte la presenza di un'anima errante, un essere spaventoso che la
terrorizza, Etsuko decide di accompagnare la collega da uno psichiatra, che,
visitandola, si accorge che la donna ha rimosso il concetto di parentela: non
sa cosa sia la famiglia, né comprende il significato dei vari ruoli all'interno
della stessa.
Come se non bastasse il marito della nostra, che
lavora come custode nel medesimo ospedale, viene in contatto con un nuovo,
affascinante giovane medico che, in qualche modo, lo ipnotizza, fino a renderlo
succube della sua figura: si tratta, capiremo, di un extraterrestre che ha
individuato nell'uomo, la sua guida per imparare ed assimilare cognizioni,
sensazioni e concetti tipicamente umani, che a occhio nudo e con la semplice
osservazione è impossibile maturare, percepire, assimilare…
…in Yocho – Foreboding, infatti, gli alieni hanno
bisogno di adottare una guida terrestre che fornisca loro le cavie cui
sottrarre le emozioni col tocco di un dito. Questa volta il film si concentra su Etsuko, una
giovane moglie il cui marito Tatsuo è stato scelto come guida dall’alieno
impossessatosi del corpo di un medico dell’ospedale dove lavora. L’invasione è
sempre più imminente e con essa la fine del mondo, ma Etsuko si rivela una
sorta di anticorpo, in possesso di una qualità umana che la rende impermeabile
all’invasione psicologica degli alieni. Nella lotta della donna per liberare
Tetsuo dalla dipendenza dell’extraterrestre e opporsi all’invasione, Kiyoshi Kurosawa individua la forma di un
dramma in cui si gioca la sospensione dell’angoscia di una perdita che riguarda
prima di tutto l’invisibile della coscienza. La fine del mondo (qui figurata in
una pioggia dirompente che si abbatte sull’intero pianeta) è il topos classico
di questo regista proiettato sul rapporto tra sentimento e presentimento, sul
sistema rappresentativo di una angoscia che promana dall’indefinito rapporto
tra la pienezza dello spirito e la sua perdita. Semplice e immediato, Yocho – Foreboding è di
sicuro meno efficace del precedente lavoro ispirato a Tomohiro Maekawa,
restando come opera di routine di un autore che del resto sa alternare da
sempre i film più necessari a quelli più alimentari, senza perdere il contatto
con la sua traccia più sincera.
… Lo spunto di partenza reca con sé le
implicazioni sull’identità tipiche di molto cinema di Kurosawa: gli alieni
non si limitano a prendere le sembianze e le vite di persone normali come i
canonici body snatcher, ma ne sottraggono le strutture
profonde che permettono di comprendere la realtà circostante. Una realtà che
sul piano formale non subisce alterazioni ma si sta sgretolando nell’intimo:
per ogni tassello che manca alla nostra specie quella avversaria si avvicina di
un passo alla vittoria. In questo senso va inteso anche il dolore alla mano di
Tatsuo e delle altre «guide», ovvero coloro che hanno scelto di servire gli
invasori guidandoli nell’acquisizione dei concetti fondamentali, ottenendo in
cambio di venire risparmiati: è un dolore che si esplica sul piano fisico ma
radicato nella mente del soggetto, come spiega lo stesso Makabe.
Queste trovate, certo innovative nel panorama della fantascienza di genere, non
bastano però a salvare Yocho da se stesso: trattasi di
un film caratterizzato da una pessima messa in scena, imputabile
all’origine teatrale del soggetto. Per due ore e venti – insostenibili – i
personaggi non fanno che ripetersi spostandosi all’interno di una manciata di
ambientazioni: la macchina da presa si mette da parte e lascia alla prestazione
degli interpreti – altra nota dolente – il compito di far salire la tensione:
un’operazione che, se poteva riuscire sul piccolo schermo in 5 puntate più
digeribili, al cinema si rivela un fiasco. Senza contare che la premessa più
accattivante, quella del riutilizzo delle concezioni, viene affidata
interamente al personaggio di Makabe, una sorta di uomo di latta interessato a
comprendere le emozioni umane. Insomma tutto il discorso sulle «concezioni» si
scopre molto più banale di quanto non lasciasse intendere l’inizio, per non
citare la sequela di luoghi comuni sull’amore e sulla forza interiore degli
esseri umani che si concentrano nel finale.
Yocho conferma a sua volta la fame di novità di Kurosawa, il quale
guardando ora al teatro, ora alla televisione, sembra stia cercando di
reinventarsi con l’esplorazione di nuovi territori. Un’idea interessante la cui
resa è però tutta da dimenticare.
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