lunedì 29 agosto 2022

Crimes of the Future - David Cronenberg

il film è girato in Grecia, Cronenberg, un grande del cinema, ha trovato solo lì un po' di soldi per poter girare Crimes of the Future.

gli edifici e gli ambienti sono sgarrupati, quelli di un mondo che sta finendo ma non si vede il nuovo.

Caprice e Saul esplorano, in un mondo nel quale il dolore è sparito, le potenzialità del corpo, con tagli e nuovi organi che vengono creati all'interno dei corpi degli esploratori.

Saul è vestito come un frate, si muove spesso di notte, al buio, e c'è anche una storia di indagini e informatori, su come un gruppo segreto di uomini riesce a integrare nei propri corpi la plastica, un nutrimento che sembra impossibile (eppure tutti noi abbiamo all'interno microplastiche), un crimine che potrebbe cambiare il dna umano.

in quel mondo si svolgono delle performances, pubbliche, ma anche private, nelle quali artisti "lavorano" sul proprio corpo.

esiste anche un ufficio per la registrazione di nuovi organi, in uffici scrostati, e senza computer, solo faldoni cartacei, con due impiegati curiosi oltre i doveri d'ufficio.

preparatevi a vedere un film che non vi aspettate, e non abbiate pre-giudizi, entrate in sala e vedrete un gran bel film, siate curiosi anche voi.

buona (speciale) visione - Ismaele


 

  

Una profonda riflessione universale, umana e scientifica, che coniuga la bellezza esteriore della performance art e la ricerca introspettiva dell’apparato cinematografico fino a trascendere in un pubblico atto politico eversivo, in un’(auto)autopsia collettiva che scopre escrescenze tumorali esplodendo in un’esperienza orgiastica tanto catartica quanto sacra.
Viggo Mortensen/Saul Tenser s’aggira sofferente per vicoli bui e luoghi fatiscenti, incappucciato come un frate (s)perduto che ancora s’interroga sul/i sé con l’aria ascetica di chi ha una missione ma non sa bene a chi o cosa rispondere.
È un’entità infiltrata in una realtà che progressivamente disvela la sua natura complessa e in divenire, un agente patogeno che produce nuovi organi come sintomo e causa di una ribellione che non (si) comprende, è l’espressione esposta di un’equazione, insana e seminale, che vede nella sua partner, Léa Seydoux/Caprice, il complemento (im)perfetto.
Uno è la star, tormentata e magnetica; l’altra è l’artefice, la mano armata (di un game pod chirurgico), colei che incide pelli, carni, tessuti, asportando nuova carne e creando nuove forme di bellezza interiore

da qui

 

Iniziando si metta la potenza della (pre)-visione di Cronenberg. Si aggiunga la sensibilità di leggere l’umanità largamente in anticipo (la storia risale al 1998).
Si usi un attore collaudato, algido, asettico: Viggo Mortensen, suo feticcio. 
Venga tutto infarcito con una musica penetrante, ma analgesica.
Così gli ingredienti per il rapimento ci sono già tutti. 
A quel punto basta una poltronissima prescelta del cinema, molti pop corns e lo stare assorti in un perfetto silenzio. Così facendo si va a colpo sicuro per quasi due ore di perfezione e atterrimento visivo. 
Come questa, dopo otto anni di assenza dagli schermi, ogni uscita di Cronenberg, dovrebbe diventare un rito. Modifica il DNA. Altro che vaccini transgenici. 
Non solo per quello che si va a vedere, partorito da una mente olistica e insalubre, ma anche per gli effetti postumi che produce il suo cinema. Infetta. 
E’ come se Cronenberg piantasse un seme che poi continua a germogliare per giorni ed ore. Si ripensa a quelle visioni estreme, scoprendone pezzi ulteriori, di minuto in minuto. E forse è proprio questa la definizione massima di opera d’arte: uno svelamento continuo e perenne. Anche incontrollato o inconsapevole…

da qui

 

Crimes of the Future è un film spiazzante e morbosamente accattivante, che spesso fa di tutto per respingerti e tuttavia non si sfugge alla sua cattura. Porta tutti segni essenziali dello stile inconfondibile che l'autore canadese ha sviluppato ed affinato durante decenni, continuando la ormai lunga galleria degli incubi di Cronenberg (sarà casuale il ronzio di mosche che si ode in molte scene?). Il regista ha preventivamente messo in guardia il pubblico dalle immagini forti che non ha avuto paura di utilizzare, prevedendo che alcuni lasceranno la sala entro i primi cinque minuti (ma al Theatre de la Licorne di Cannes dove l'ho visto l'abbandono iniziale è un fenomeno che inspiegabilmente avviene pochi minuti dopo l'inizio di ogni film proiettato e in questo Crimes of The Future non si è distinto dagli altri in maniera particolare). Va piuttosto sottolineato come sia finora l'unico film visto a Cannes che mostri l'ardire di creare un suo mondo da scoprire e di portarci in viaggio tanto inquietante quanto affascinante, filosofico e a tratti repellente, verso un possibile futuro distopico.

da qui

 

Film scabro e di poche azioni, dialogato, concettuale, per molti aspetti respingente, Crimes of the Future incredibilmente sottolinea se non l’ottimismo di sicuro il vitalismo ammirato del regista per questa mutazione che è l’umanità. Forse l’uomo che chiede a Saul di eseguire l’autopsia su suo figlio è un pazzo, un delirante, un terrorista da fermare. Eppure l’idea che ha avuto, potenzialmente letale, potrebbe essere una rivoluzione: ma poi, quando mai una rivoluzione non è potenzialmente mortale? (“Forse la prossima volta” sussurra la coppia di Crash dopo la collisione finale) Sembrerà strano che Cronenberg decida di aggiungere un tassello così importante in cui il corpo è al centro del discorso in un periodo storico in cui il corpo è quasi assente, evaporato in una tecnologia fatta di schermi e interazioni virtuali che lo estromettono: ma a ben vedere in Crimes of the Future e nei suoi corpi in cui anche la sessualità è stata superata (dalla chirurgia, dalla generazione spontanea, dalla pulsione monadologica), l’organico è proprio il tramite anestetizzato attraverso cui poter far tentativi ed errori, quindi evolvere. È dunque proprio il corpo del contemporaneo. In un film che mostra operazioni, tagli, lacerazioni, organi tatuati, organi mai visti prima e in cui la società è però sempre articolata in “creatori/controllori/rivoltosi” (proprio come in eXistenZ del resto), il regista porta in scena un “miracolo” perché – questo il suo pensiero, che in ogni caso attraversa la sua intera filmografia – siamo animali sorprendenti, tragici, purulenti, ma incredibilmente generativi. Otto anni di silenzio per tornare al cinema con un film che elabora in maniera ancora una volta differente e creatrice i temi, le ossessioni, la teoresi di un regista/intellettuale che da oltre mezzo secolo continua ad affascinare il pubblico con una costruzione filosofica lucida, analitica, costruzionista e non riduzionista, arrivando qui a immaginare la nuova nascita confermando allo stesso tempo l’eterna irriducibile morte. Un film fondamentale per chi ama il cinema del genio di Toronto.

da qui







Nessun commento:

Posta un commento