domenica 11 settembre 2022

Il signore delle formiche - Gianni Amelio

nel 1952 in tribunale Alan Turing si difendeva dicendo che "non scorgeva niente di male nelle sue azioni", fra la scelta di una condanna a due anni o la castrazione chimica scelse la seconda, un paio d'anni dopo si tolse la vita (dice wikipedia).

nel mitico 1968 Aldo Braibanti fu condannato a nove anni a causa del suo amore per un ragazzo maggiorenne, per plagio, unico caso della storia giudiziaria italiana fino ad oggi.

il film di Amelio racconta la storia di Aldo Braibanti, in modo mirabile (una stonatura nel film è l'apparizione di Emma Bonino, totalmente fuori luogo, a giudizio di chi scrive).

gli attori sono bravissimi, Luigi Lo Cascio ed Elio Germano, in primis, e la madre di Aldo pure (il rapporto col figlio è come quello di Pier Paolo Pasolini con la mamma).

peccato che non abbia vinto nessun premio al festival di Venezia.

non perdetevelo, al cinema.

buona (salutare) visione - Ismaele


 

 

Con Il signore delle formiche Gianni Amelio intrattiene facendo riflettere, analizza senza annoiare ed emoziona senza mentire. La seducente narrazione del processo non rinuncia al tipico respiro intellettuale del cinema nostrano, ma eredita con acume dal cinema d’inchiesta americano, lasciandoci ammirare cosa accade quando un grande autore seleziona con raffinatezza gli ideali formali e la sostanza delle due cinematografie più importanti della storia.

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I giudici italiani del 1965 furono però capaci, in quella occasione, di trasformare le vittime, Aldo Braibanti e il suo amante Ettore, in colpevoli, e fu cieca di fronte a un palese rapimento e sequestro di maggiorenne, poi imprigionato in manicomio (e lì quasi assassinato dagli elettroshock) capovolgendo i fatti e condannando l'innocente Braibanti per offesa alla famiglia tradizionale e alla morale (?) dominante. ) 9 anni! Elio Germano, nella parte del giornalista di cronaca nera che sa fare il suo lavoro, come se fosse l'eroe in un noir di Fuller - anche se il quotidiano fondato da Gramsci ma diretto (allora) da Maurizio Ferrrara, attenua, censura, “migliora” o capovolge i suoi servizi - è tra i pochi che difende l'omosessuale indifeso e colpito obliquamente come se fosse un Satana tentatore tra le mani dell'Inquisizione. Luigi Lo Cascio è talmente perfetto nel ruolo di amante fragile del giovane Ettore e di amante indistruttibile del giusto e del vero che una collega americana, in occasione della anteprima stampa, lo aveva scambiato proprio per Pasolini….

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…Un cinema classico, potente, e allo stesso tempo modernissimo. Un film che parte da Quando volano le cicogne di Kalatozov e si chiude un’aria dell’Aida, un film che affronta più linguaggi, che unisce la macchina da presa al palcoscenico. E che trionfa nel suo intimismo, nei sentimenti trattenuti, nella tragedia dell’intolleranza, nel dolore di due madri dilaniate che  non possono guardarsi negli occhi.

A brillare sono anche gli attori. Germano e Lo Cascio fanno scintille, ma la vera scoperta è l’esordiente Leonardo Maltese. Ha già ipotecato il Mastroianni? Forse. Intanto Il signore delle formiche, in concorso alla Mostra di Venezia, emoziona, scava in profondità e sa toccare le corde giuste, di ieri e di oggi.

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…la storia è raccontata con l'integrità di un regista che sa riconoscere torti e ragioni. Il ritratto del paese è impietoso ma utile perché è meglio evidenziare che cancellare il passato.

Non siamo agli apici della filmografia di Amelio ma di fronte ad film robusto, ottimamente interpretato da Luigi Lo Cascio e pregno di passione civile. Elio Germanio è perfetto nel rendere le inquietudini nascoste sotto il cappello di paglia di una popolazione attenta ai diritti costituzionali, volonterosa ma anche realisticamente conscia che il progresso richiede un duro lavoro e la pazienza della acque chete che erodono i ponti.

Pur riconoscendo il peso del Partito Radicale nella causa a favore di Braibanti non ho apprezzato, invece, il fugace cameo di Emma Bonino, tra i manifestanti. L'Emma Bonino di adesso, non certo quella di allora. Quella di allora poteva starci. Amelio avrebbe potuto citare Pannella, quello sì. La penna può tutto. Invece ha preferito un manifesto politico che nulla o poco c'entra col film. I progressi civili dell'Italia siano ricondotti alla sensibilità della moltitudine che ha eroso lentamente i mattoni di una società vecchia e inamovibile

È pur sempre l'unica pecca formale in un film che consiglio fortemente di vedere. Per ricordare e riflettere sul passato e sul presente.

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Amore e solitudine. Politica e società. Famiglia e religione. Già, perché, di fatto, anche questi due ultimi fattori vengono costantemente messi sotto accusa da Gianni Amelio, quali realtà incapaci di comprendere i bisogni e i sentimenti dell’essere umano stesso, nel loro costante bisogno di adeguarsi a ogni qualsivoglia convenzione prestabilita. Il signore delle formiche è un’opera dolente e dolorosa, la storia di un grande amore, ma anche di crudeli ingiustizie. L’immagine di un paese che ha ancora molta e molta strada da fare. E chissà se si riuscirà mai a imparare dagli errori del passato.

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Nel film vengono inseriti due personaggi che, verosimilmente potrebbero essere anche esistiti in quegli anni. Si tratta di Marcello (Elio Germano), un corrispondente dell’Unità, e di sua cugina Graziella (Sara Serraiocco) attivista in difesa dei diritti umani e che prenderà a cuore la difesa nelle piazze di Braibanti.

Il personaggio di Marcello risulta sicuramente molto interessante perchè sembra essere la voce critica del regista, del pubblico, di chi non si abbandona e non si fa vincere da quella che, purtroppo, è l’omofobia latente (o dichiarata come nel film) anche ai giorni nostri. Una critica persino a giornali di partito come l’Unità, più concentrati a scrivere per ottenere voti rispetto a scrivere articoli in difesa delle persone. Persino la parola “omosessuale” era bandita dal giornale.

La prova di Elio Germano e di Sara Serraiocco portano qualità al film stesso nonostante “Il signore delle formiche” risulti un film necessario ma molto asciutto. Un buon prodotto sicuramente utile e da vedere.

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Ci sono pezzi meravigliosi, tutti quelli con la madre di Braibanti, una figura straziante, di una digità d’altri tempi, interpretata da un’attrice straordinaria che risponde al nome di Rita Bosello (e che qualcuno da qualche parte la premi per favore). Eccellente anche la cantante lirica Anna Caterina Antonacci che esordisce nel cinema come odiosa madre del traviato da ricondurre sulla retta via dell’eterosessualità. Non ci riuscirà. Ma la sua figura e quella del figlio maggiore tramutatosi da allievo di Braibanti in suo isterico accusatore sono tra le cose riuscite del film. Ottima la parte courtroom movie. Ottima tutta la descrizione della gay life ai tempi del proibizionismo e preliberazionista. Una bellissima Piacenza tra Bertolucci e Bellocchio, chiusura con melodramma questa tutta bertolucciana. Gianni Amelio con gli anni è diventato più diretto, meno allusivo, più frontale nelel sue denunce, nelle sue indignazioni e passioni, più arrabbiato. Ma conserva tutta la sua sensibilità di cineasta umanista e la sua capacità di trovare le facce e i corpi giusti (e fa niente se qui i giovani attori si rivelano immaturi: è una questione che non riguarda lui e il suo film, ma tutto il cinema italiano di oggi).

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un po' di storia:


https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Braibanti 


https://www.labottegadelbarbieri.org/scor-data-14-luglio-1968/

 

https://www.labottegadelbarbieri.org/aldo-braibanti-come-fu-creato-un-mostro/



1 commento:

  1. https://markx7.blogspot.com/2022/09/il-signore-delle-formiche-gianni-amelio.html

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