giovedì 1 settembre 2022

Veins of the World - Byambasuren Davaa

l'avidità e la rapina del capitalismo distrugge gli esseri umani e il mondo, in maniera insanabile, anche le praterie della Mongolia. 

gli indigeni avranno un posto di lavoro, per qualche anno, a condizioni indesiderabili, semischiavistiche.

c'è una via di fuga, i talent alla tv, solo la fuga è possibile, uno su mille ce la farà.

Byambasuren Davaa rende benissimo la tragedia di un popolo, la morte di una cultura, il dramma dell'economia assassina.

e tutti siamo coinvolti.

buona (drammatica) visione - Ismaele



QUI il film completo, con sottotitoli in inglese

 

 

 

 

Una delle componenti del film è la bellezza dei luoghi, ma fanno da contraltare le ferite inferte a questi territori dalle cave, che scendono e scavano le stratificazioni della terra lasciando voragini. In una di queste è caduta l’auto di Erdene che in quella occasione ha perso la vita. È questo episodio che ostruisce le vene della vita anche per Amra, che infligge a sé stesso delle punizioni che sente necessarie per espiare la colpa di avere causato, sia pure indirettamente, la morte del padre. Veins of the world diventa così un racconto su un senso di colpa infantile – ancora un bambino protagonista in questa 30esima edizione del Festival – e su una colpa più generale che riguarda l’intera Mongolia. Si alternano nel racconto questi due sentimenti, che sembrano trovare quella unicità nella complessa psicologia del piccolo Amra forse destinato ad una vita differente, ma adesso consapevole del suo ruolo maschile accanto alla madre e alla sorella nella famiglia privata del padre. Il suo percorso di lavoratore di nascosto della madre, saltando la scuola, diventa così anche un rituale di iniziazione alla vita, alla stanchezza, a sfidare i pericoli, per dare sicurezza economica alla famiglia.
Byambasuren Davaa interviene su questi temi rapportando la modernità dello spettacolo televisivo alla vita nomade e pastorale e, per altro verso, rapportando la devastazione ambientale che la Mongolia sopporta con la necessità di preservare una cultura antica, che fonda proprio sulla conservazione dell’habitat la sua perpetuazione. Il film corre dunque su due livelli differenti, la vicenda privata con i turbamenti e i sensi di colpa di Amra, e, su un altro piano, ma legato all’altro, le vicende di un intero popolo, il bisogno di conservazione dei valori, ma soprattutto l’esigenza della tutela e conservazione del territorio. Due piani di racconto che si legano attraverso il personaggio di Erdene, a capo della contestazione contro gli sventramenti delle compagnie minerarie. Il testimone passa al figlio e soprattutto alla moglie che continuerà con le armi che possiede a combattere la difficile battaglia.

Veins of the world dimostra, ancora una volta, le potenzialità di un cinema che pur nelle apparenti lontananze culturali e geografiche su cui lavora rispetto a quello più mainstream, sa mostrare la forza di una necessità del racconto, l’esigenza di manifestare la propria condizione, senza infingimenti e senza remore. Byambasuren Davaa firma un film con una carica emotiva molto forte, che riflette una conoscenza attenta della psicologia infantile. Amra con la sua natura remissiva obbedisce ciecamente alle direttive del padre, ma la morte del genitore trasforma anche la sua indole, il suo atteggiarsi nei confronti della vita, con l’acquisizione di un coraggio che sa di necessità e di sopravvivenza e una sorda ostilità nei confronti del mondo. Sentimenti che sapranno sciogliersi nell’abbraccio con la madre e nel confessare i suoi sensi di colpa. Sensi di colpa che invece non appartengono agli emissari di un capitalismo iniquo e distruttivo, di cui l’incolpevole Amra e la sua famiglia sono tra le vittime predestinate, insieme al resto di una Mongolia che sofferente assiste a questa sua ennesima depredazione.

da qui

 

El dilema entre la modernidad —de las esperanzas de una vida mejor integrada en la sociedad contemporánea— y la tradición ocupa parte de los anhelos del pequeño Amra, que se expresa con su intención de participar en el concurso de talentos cantando una canción que habla de los peligros de la avaricia por extraer el corazón de oro de la Tierra. La muerte de su padre en un accidente de coche al regresar de la audición del programa le genera un profundo sentido de culpa. La encrucijada central de la cinta se manifiesta cuando, por un lado, se ve obligado a continuar el legado paterno de la lucha por mantener su cultura y, por otro, pretende obtener el sustento de su madre y su hermana, de quienes se siente ahora responsable… 

da qui 

  


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