tro ottimi attori (fra gli altri), quattro film lunghi, che magicamente si chiamano stagioni (così va il mondo).
quattro avventure di un avvocato che era stato uno dei migliori di Los Angeles, e i casi della vita hanno riportato alla casella inizio nel monopoli della vita, anche professionale.
i suoi avversari sono fabbriche di armi, giganteschi ladri d'acqua, poliziotti corrotti, politici di merda, narcotrafficanti, case farmaceutica, il peggio dei delinquenti e assassini sulla piazza.
Billy McBride è il protagonista di cause perse, in teoria, ma lui è il don Quijote della giustizia e della verità.
serie veramente bella.
buona (partecipata) visione - Ismaele
STAGIONE 1
Nove episodi intensi e godibili. Non
perfetti, certo, specialmente quando gli autori tentano di esplorare il cinema
introspettivo e psicologico, che non è davvero nelle loro corde. Forse c'è
qualche cliché di troppo: le multinazionali cattivone, i poliziotti corrotti,
gli avvocati arrivisti e l'immancabile protagonista antieroe, con una vita
privata allo sbando, ma bravissimo nel suo lavoro.
Però la tensione c'è e trascina da un
episodio all'altro. Molto apprezzabile la scelta di non caratterizzare i
personaggi come monolitici, bensì pieni di sfaccettature e persino
contraddittori: magari è poco ortodosso, ma la credibilità generale ne
guadagna.
Voto: 8-
STAGIONE 2
Dopo la prima stagione dedicata al legal
thriller "Goliath" vira decisamente verso l'altro classicone delle
serie USA: il narcotraffico. La partenza è fiacchissima, un po' perché i nuovi
personaggi non hanno molto sugo e sanno di già visto (tranne Tom Wyatt, ma lo
si capirà dopo), un po' perché il protagonista (avv. McBride) e la sua corte
(la figlia adolescente e le tre assistenti) sono già stati definiti nel corso
della prima stagione e non hanno più molti spunti da offrire. In questi casi
bisogna affidarsi alla storia, che però stenta a decollare, affidata ai soliti
cliché del cartello messicano spietato e onnipotente, alle collusioni con la
politica, l'affarismo e la polizia. Per accendere l'interesse dello spettatore,
gli autori ricorrono al trucco più scontato: esagerare con la violenza
ostentata e morbosa che, a partire più o meno da metà stagione, diventa la
protagonista assoluta degli episodi. Nel carosello viene inclusa una escursione
in terra messicana, che probabilmente nell'immaginario USA è sinonimo di
persone ammazzate per strada come se nulla fosse (curiosamente, coincide con il
nostro immaginario sugli Stati Uniti...).
Bisogna ammettere che l'effetto viene ottenuto e che gli ultimi tre episodi
tengono attaccati al video, tanto da riuscire a nascondere evidenti vuoti di
sceneggiatura. Perché i cattivi vogliono a tutti i costi la condanna del
ragazzino? Francamente resta un enigma. Perché avvicinano in ogni modo (anche
sessuale) l'avv. McBride, dandogli così la possibilità di scoperchiare il
pentolone? È altrettanto misterioso. A che scopo gli esponenti della Los
Angeles bene entrano in affari col cartello: non si capisce proprio. Ma ormai
la violenza ha preso il centro del sipario e non lo lascerà tanto facilmente.
Di malavoglia sono costretto a dare comunque un buon voto, perché il prodotto è
ben confezionato e il coinvolgimento dello spettatore è innegabile. Però, vista
la prima stagione, mi aspettavo di meglio. Disturbante.
Voto: 7-
STAGIONE 3
Dopo gli squartamenti della Stagione 2,
ritorniamo nel solco di un legal thriller più convenzionale. Stavolta McBride
indaga sulla morte di un'amica di gioventù, causata presumibilmente da scavi
non autorizzati nella sua tenuta agricola. Siamo nell'aridissima Central Valley
californiana, messa in ginocchio da una siccità pluriennale, dove l'acqua è più
preziosa del petrolio e i ricchi latifondisti sono disposti a tutto pur di
accaparrarsi "l'oro blu".
Il pregio della stagione è che osa
avventurarsi fuori dai soliti temi, coniugando istanze ecologiche e di
giustizia sociale. Molto intriganti anche i nuovi personaggi (l'articolata
famiglia Blackwood e l'enigmatico Little Crow), attorno ai quali gli autori
riescono a costruire una ragnatela di misteri molto promettente, anche facendo
ricorso ad allusioni al soprannaturale. Pessime invece le sottotrame che
provano a giustificare la presenza di personaggi di contorno ormai ininfluenti
(specialmente la figlia Denise con le sue crisi e Brittany che tenta
l'avventura accademica). Piuttosto goffo anche il tentativo di recuperare
alcuni antagonisti delle stagioni precedenti (un patetico Cooperman e una
svuotata Marisol Silva).
Resta poi la contraddizione di fondo,
già evidenziata per la stagione 2. Ma davvero in America la gente viene
ammazzata in continuazione senza che alle forze di polizia venga mai in mente
di investigare? Ma non li hanno inventati loro gli sceriffi?
A parte questo, voto: 7
STAGIONE 4
...Al centro dell'azione c'è sempre l'avvocato Billy McBride (ovviamente Thornton), che deve confrontarsi con la ricchissima e priva di scrupoli industria degli oppioidi. Non solo i produttori, ma anche chi si occupa di distribuzione e vendita.Si tratta dell'ennesimo Golia che il legale dai metodi poco ortodossi e la sua socia Patty Solis-Papagian (Nina Arianda) devono affrontare, in una escalation d'insidie, trabocchetti e tradimenti. Billy è alle prese con il dolore cronico, conseguenza di quanto gli è accaduto nella terza stagione (niente spoiler, tranquilli), mentre Patty - dopo essere stata assunta in un prestigioso studio di San Francisco, dove è ambientata l'azione - deve fare i conti con il sentirsi usata e non presa in considerazione per le proprie qualità.
La quarta stagione di "Goliath" affronta i temi dell'onestà, della lealtà, del senso di giustizia e di come il denaro (molto denaro, qui si parla di miliardi) possa essere usato per avvelenare tutti questi principi.
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