nella rivoluzione industriale cinese, centinaia di milioni di cinesi lasciano le campagne per lavorare in fabbrica, a centinaia e migliaia di chilometri da casa.
una volta all'anno tornano, tutti insieme, a casa, a trovare genitori e i figli lasciati coi nonni, che non possono essere seguiti, visti i ritmi e l'impegno del lavoro.
Lixin Fan segue una famiglia per tre anni, anche nello spostamento biblico per tornare a casa a vedere i figli che crescono.
nel terzo anno Zhang Qin, la figlia maggiore, non vuole più studiare, e parte con i genitori, attratta dalle sirene della città (e quindi della fabbrica), per un lavoro da operaia e vita in un dormitorio.
film molto interessante, che racconta di operaie e operai veri, e dei rapporti fra genitori e figli nel mondo che cambia in fretta, e mostra quell'esodo da noi inimmaginabile.
un piccolo grande film da non perdere.
buona (operaia e migrante) visione - Ismaele
QUI il film
completo, sottotitolato in inglese
Documentario scarno, duro, che lascia il segno. Un anno nella vita di una delle tante famiglie di migranti interni Cinesi, raccontandone la dura quotidianità, ma anche i sogni di ciascuno. "Last Train Home" ha il raro pregio di puntare alle persone come tali, e non semplicemente come parte di un tessuto sociale da analizzare scientificamente. Vincitore del primo premio al prestigioso IDFA di Amsterdam nel 2009.
DICHIARAZIONE DELL'AUTORE
La famiglia
Zhang è la protagonista di Last Train Home. Zhang Changhua, il padre, è
nato nello Sichuan ma da 17 anni lavora nelle fabbriche di Guangzhou. I
migranti come lui sono considerati cittadini di seconda classe ed esclusi dalla
sanità pubblica. Per tornare a rivedere i figli pagherà 3 volte il normale
prezzo del biglietto per l'interminabile viaggio in treno in occasione del
Capodanno. Zhang Qin, la figlia maggiore, è stata cresciuta dalla nonna al
villaggio, e si è convinta che ai genitori interessi più fare soldi in città
che occuparsi di lei. Contro il loro volere lascia gli studi per finire anche
lei a Guangzhou, con un lavoro da 14 ore al giorno e un posto letto in
dormitorio: un terzo dei 120 milioni di migranti interni cinesi è costituito da
ragazze tra i 17 e i 25 anni, come lei. Chen Suquin, la mamma, lasciò Qin
appena nata per seguire il marito a Guangzhou, e da tre anni non riesce a
tornare al villaggio per il Capodanno. Durante la realizzazione del film ha tentato di ristabilire un legame con
la figlia e di indirizzarla verso un futuro migliore, che sfugga al destino di
povertà e separazione che ha segnato la famiglia. Gli Zhang rappresentano
milioni di famiglie le cui relazioni e valori sono stati spazzati via dalla
frenetica crescita dell'economia cinese.
…There is so much to say about this great film. You sense the
dedication of Lixin Fan and his team. (He did much of the cinematography and
editing himself.) You see once again the alchemy by which a constantly present
camera eventually becomes almost unnoticed, as people live their lives before
it. You know the generations almost better than they know themselves, because
the camera can be in two places and they are usually in one or the other.
There is a quiet moment in a mall. On their day off, Zhang Qin and
her friends go shopping. They like a pair of jeans: “Are these made in our
factory?” No, in another. Of course they want them. Of course their generation
wants them. But their generation doesn't want to work years leaning over a
sewing machine and sleeping in a dorm.
We read about the suicides in Apple's plants in China. Seeing this
film, you suspect there are many suicides among workers in factories whose
brands are less famous than Apple. Chinese peasants no longer live without
television and a vision of another world. They no longer live in a country
without consumer luxuries. “Last Train Home” suggests that the times they are
a-changin'. The rulers of China may someday regret that they distributed the
works of Marx so generously.
…Fan divides the
film's running time between this massive migration and the smaller family
drama, which, we assume, must be very much like millions of other family
dramas. He has an eye for visual detail, filling the frame with striking images
at all times. He seems to get his camera into the most unlikely places, such as
inside the marauding crowds at the train station, or inside the train itself.
It led me to ask certain questions about the filmmaker, who deliberately tries
to remain invisible. How did he secure tickets for the train? How many of these
shots are staged? At one point, the father, Changhua, leaves the train station,
and the camera trails after him, as if he had just given up. A minute later, we
cut to outside the station, and the camera is in front of him. This suggests
that the shot was staged, that the director asked Changhua to stop walking for
a few minutes while he set up a new shot.
In this, the
filmmaking is not as invisible as it wants to be, and it can detract from the
story. Yet in another scene, Changhua slaps Qin (who has just dropped an
"f" bomb in front of her parents). In tears, she turns to the camera
and screams at it, "You want to film the real me? This is the real
me!" Fan's camera does not blink, and silently holds the shot for a while
longer. This family may have known they were being filmed, and agreed to
certain shots, but their pain is very much real.
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