venerdì 30 settembre 2022

Qué Tan Lejos - Tania Hermida

Esperanza (spagnola) e Tristeza (di Quito) sono due compagne di viaggio, prima in pullman, poi in autostop, verso Cuenca, in Ecuador (450 chilometri).

il viaggio è un'avventura e un'occasione di conoscere altre persone.

Esperanza è una turista, Tristeza va a Cuenca perché il suo fidanzato è irraggiungibile, e scopre che si sposa, con un'altra.

alle due si aggiunge Jesus, che va a spargere le ceneri della nonna da qualche parte.

apparentemente non succede molto, ma il viaggio da Quito a Cuenca  è una scoperta, per tutti e tre.

buona (itinerante) visione - Ismaele


 

si può vedere qui o qui

 

  

Due donne come Thelma e Louise. Però appiedate e tranquille, in cammino lungo le strade dell’Ecuador. Esperanza da Barcellona e Tristeza da Quito. Entrambe in cerca di qualcosa che è impossibile da realizzare: impossessarsi di immagini da portare via con sé oppure riconquistare l’ex-fidanzato che sta per sposarsi. Due inutili tentativi di fermare il tempo, che corre via e cancella tutto in un secondo. Le due ragazze, una turista ed una studentessa, sono dirette a Cuenca, e sono dovute scendere dal pullman, perché la circolazione è stata bloccata, in tutto il Paese, da una protesta diretta contro un provvedimento del presidente. Davanti a loro, si estendono centinaia di chilometri da percorrere in mezzo al nulla. Un itinerario punteggiato da singoli incontri casuali, ma che, fondamentalmente, è il melanconico viaggio di due solitudini: quella dei sogni che non si riescono a mettere a fuoco e quella dell’amore che, per una volta, risulta sconfitto dalle banali logiche del mondo. Il paesaggio è una vastità pacifica ma vuota, attraversata da sporadiche incarnazioni della follia, in una parte del globo in cui nada tiene a que ver con nada (niente ha a che vedere con niente), ossia tutto si mescola a caso, e ogni aspetto della vita, dalle vicende politiche alla quotidianità della gente comune, è governato da un allegro senso dell’assurdo. La stessa identità nazionale è storicamente ed etnicamente indefinibile, per una popolazione che non si considera né nera né bianca, e conta, tra i suoi antenati, sia le vittime del genocidio coloniale, sia gli autori dello stesso. Quel luogo è la vera terra di mezzo, che l’interruzione del traffico in attesa delle decisioni governative rende realmente sospesa tra passato e futuro,  come un grande animale sornione che trattenga il respiro. Lo spazio deserto e misterioso che separa il posto di blocco dalla città di Cuenca, la destinazione delle due ragazze, è la metafora delle cose che potrebbero unirsi, ma che invece restano inspiegabilmente lontane e sfuggenti, per poi, magari, incrociarsi quando meno se l’aspettano. Un’incredibile coincidenza di questo tipo è quella che capita a Jesús, quello strano vagabondo che trasporta, in un’urna, le ceneri di  sua nonna Angelita, e che in mezzo a quella desolazione,  incontra suo cugino, il quale poi, per ironia della sorte, è anche invitato alle nozze che Tristeza vorrebbe impedire.  I crocevia dell’esistenza sono quelli che in cui si aggregano compagnie male assortite: e ciò accade proprio lungo quel parallelo zero che segna il confine tra due emisferi speculari, quello dei conquistadores assassini  e quello degli indios sfruttati, quello dei viaggi organizzati e quello delle emigrazioni per necessità, quello che cerca la bellezza nella superficie (ad esempio, scattando la fotografia di un paesaggio andino) e quello che scava in profondità (riflettendo, attraverso i libri, sulla propria storia), quello animato da una facile speranza nel progresso e quello pervaso dalla tristezza di una condizione di umiliante impotenza.  Tuttavia gli opposti non entrano in conflitto, perché sull’invisibile linea dell’equatore essi vengono serenamente a combaciare, come, ad esempio, in quella paradossale figura di Jesús, che contiene in sé la vita e la morte, la realtà e la finzione (visto che è un attore), il sacro e il profano (dato che porta il nome di Cristo, però non sembra credere in niente). Questo istrionismo del disorientamento è l’universalità dei semplici, dei poveri, di coloro che non hanno una bandiera o un emblema in cui riconoscersi, e  per questo si fregiano di quello che capita, a cominciare dai colori della squadra del cuore, per finire con nomi di fantasia che hanno un significato in codice (come Teresa, che sceglie di farsi chiamare Tristeza). Qué tan lejos significa quanto distante: ed è un’espressione di straniamento, di nostalgia per le proprie abitudini, che assale all’improvviso il viaggiatore quando è tanto lontano da casa. Ed è, in senso lato, un’esclamazione di sgomento di fronte all’abisso insondabile in cui si perdono, per  il popolo ecuadoregno, le radici della sua natura così indeterminata, che non si sa bene come sia, né, tantomeno, come si vorrebbe che fosse. 

da qui

 

Qué tan lejos es una película recomendable para quienes buscan ver en el cine historias humanas. La guionista y directora Tania Hermida hilvana personajes muy diversos sobre la trama central del viaje de Esperanza Tristeza. A su vez va profundizando a lo largo de su viaje en el conocimiento mutuo de las dos jóvenes.

La española trabajadora en una agencia de viajes en Barcelona recorre Ecuador conociendo paisajes  e idiosincrasias de sus habitantes. La ecuatoriana se pone a prueba ella misma en el temido viaje al encuentro del novio.

Sus diferentes actitudes con ellas mismas hacen que vivan de manera muy diferente las incidencias del viaje.

Podemos sentirnos reflejados en alguno de los personajes en éste viaje que es la propia vida.

da qui

 

De Quito à Cuenca, des liens vont se tisser et des a priori vont tomber. Le film se dévoile au départ à travers deux points de vue différents. Celui d’Esperanza représente la vision dépassée mais toujours présente en Equateur d’une Espagne arrogante et conquérante. Ce que lui reproche Tristeza, pourtant arrogante à son tour avec les «indigènes». L’histoire se répète et l’Equateur semble avoir du chemin à faire pour intégrer toutes ses populations, nous dit en substance Tania Hermida.

La jeune cinéaste dépasse cependant une mise en scène «carte postale» pour s’immiscer avec sincérité dans une partie de la vie du peuple équatorien. Son ton est plein d’humour, de légèreté et le film baigne d’une belle musique métissée. Au cœur du pays, à la croisée des routes, Si loin célèbre joliment la nature humaine.

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