solo il fatto che il protagonista del film sia Haiti, in un film francese, penso che sia abbastanza fastidioso per la Francia carnefice.
una storia fra ieri e oggi, con una ragazzina che risveglia spiriti cattivi, per avere l'amore di un ragazzo, proprio folle anche la zia di Mélissa, che si presta a una cosetta da niente, con esiti drammatici, per un po' di soldi, chissà, o pervhé Fanny eè amica della nipote.
non svegliare lo zombie che dorme, sembra di capire.
bel film, ma non quanto Nocturama, secondo me.
buona (pericolosa) visione - Ismaele
…Affondando il teen movie nel
movimento panafricano e anticolonialista, Bertrand Bonello realizza un film
politico, a partire dalla 'storia vera' di uno zombie haitiano, evoca il vudù,
la schiavitù e il persistere della relazione problematica tra Francia e Haiti. Allegorie
politiche e poetiche, gli zombi di Bonello avanzano lenti accanto a quelli
melanconici di Jacques Tourneur (Ho camminato con uno zombi) e
differenti da quelli voraci e putrescenti di George Romero o
più recentemente di Jim Jarmusch. L'autore francese recupera
le origini del mito e fa avanzare parallelamente due storie che finiranno per
incrociarsi a Parigi, nei corridoi di una scuola fondata da Napoleone dove si
insegnano i valori della Repubblica e si ignora che Haiti, "la più bella
colonia del mondo", era un inferno di orrore schiavista.
Nell'amnesia storica, Bonello insinua gli echi di un Occidente imperialista e
capitalista, nell'esorcismo di una pena amorosa, un culto animista africano
combinato col cristianesimo. Se Clairvius Narcisse, il non-morto tornato al
mondo, incarna una forma radicale di riappropriazione dell'anima e del corpo
degli schiavi e dei loro discendenti, Fanny interpreta all'inverso la
rappresentazione del vudù nell'immaginario occidentale. Un immaginario essenzialmente
adolescente che ha sostituito il rock col rap.
Dopo aver indagato il senso dell'azione politica (Nocturama)
dentro un grande magazzino-tomba che finiva per divorare i protagonisti, morti
viventi dandy e senza un domani, Bonello gira un altro film sepolcrale e di
grande finezza politica. Alla putrescente macchina di morte hollywoodiana dona
un atto di nascita, alla lettura orrorifica una versione lirica. Tirato tra due
racconti e due temporalità differenti, tra mondo primitivo e mondo civilizzato,
tra magia e razionalità, Zombie Child è
una sutura formale a una ferita storica, che conta tra i suoi 'attori' lo
storico francese, Patrick Boucheron.
Girato con un budget modesto, il film guadagna una semplicità che conviene al
cinema al quale l'autore rende omaggio. Zombie più splenico che affamato,
Clairvius Narcisse ritorna dai rimossi della Storia colonizzatrice e
schiavista, riesumando la tragedia degli oppressi e riprendendosi il suo posto
nel mondo sulle note struggenti di "You'll Never Walk Alone".
…Caos e distorsioni si insinuano con sottigliezza, per
disturbare l’ordine della messa in scena di Bonello, che mescola con fluidità
diversi spazi, diverse temporalità. Al confine tra etnologia e fantasia,
Bonello traccia il destino del haitiano Clairvius Narcisse, vittima di un
incantesimo voodoo, che lo ha trasformato in uno zombi. Mescolando storie ed
epoche, tra Haiti nel 1962 e Parigi oggi, tra Narcisse, un giovane haitiano di
15 anni, e sua zia, sacerdotessa voodoo, Bonello restituisce allo zombi la sua
storia e la sua dimensione politica. L’uso della “polvere di zombi” per ridurre
uomini e donne in schiavitù, per vendetta o sfruttamento sociale, è un uso
improprio del voodoo, a scopi malvagi, lontano dalle origini di questo culto
religioso e di pratiche magiche che dovrebbero collegare il mondo dei morti e
quello dei vivi in una pacifica convivenza. Bonello restituisce allo zombi la
sua identità, le sue radici. Lo libera da decenni di incomprensioni e
ignoranza. E conferma di essere forse l’unico cineasta in Francia capace di
avventurarsi con successo nel fantastico, senza mai trovarsi nell’imitazione
goffa o servile dei modelli anglosassoni.
…Bonello trasforma la
figura dello zombi da minaccia verso l’ordine costituito (il grande terrore
dell’immaginario hollywoodiano) a vittima di un regime repressivo. Si passa
così dalla paura occidentale per il disfacimento del sistema alla paura
suscitata dal sistema stesso. Il corpo zombificato, osservato con umana
pietas, diventa corpo storico attraverso cui rivivono i fantasmi
dell’orrore schiavista, così come nel precedente Nocturama - che con Zombi
Child compone un dittico ideale - i corpi ridotti a manichini
dei giovani attentatori diventano immagine agghiacciante della deriva
capitalistica. Non è un caso del resto che tra le fonti ispiratrici di Nocturama Bonello
citi proprio Zombi di George A. Romero.
Ma se la rigorosa bipartizione narrativa e stilistica del film precedente
avviene in continuità, in Zombi Child questa
divisione è affidata al contrario alla ricorrente alternanza dialettica dei due
piani temporali (Haiti 1962, Parigi 2017) che, allacciando tra di essi
relazioni sotterranee e intermittenti («La storia è un flusso discontinuo di
eventi» insegna, nel film, lo storico Patrick Boucheron alle allieve del
collegio parigino), istituisce una rete di relazioni che proiettano la
riflessione sul colonialismo ben al di là della mera storia haitiana.
In modo intelligente e lampante, Bonello conduce
tale riflessione proprio attraverso il lavoro sul sottogenere-cinematografico
(appunto lo zombie-movie), come
terreno di indagine di uno scontro sociale, politico ed economico che si fa
lotta dell’immaginario. Come l’Occidente ha vampirizzato la figura dello zombi,
colonizzandola a proprio uso e consumo fino a snaturarne l’identità originale,
così il regista racchiude il retaggio della tradizione vudù, veicolata dal
personaggio di Mélissa, all’interno di uno spazio asettico e restrittivo, il
collegio parigino voluto da Napoleone, in cui si condensano le contraddizioni
di un’Europa divisa tra valori democratici e la sua eredità imperialista. Spazio-ventre in cui domina un bianco
abbacinante, in contrasto con le tinte fosche e il decadente lirismo del primo
livello narrativo. Ma qui Bonello, regista di forze oppositive e radicali
ribaltamenti, attua la sua inversione. Non è Mélissa a lasciarsi fagocitare, ma
sarà al contrario l’amica Fanny a rischiare di smarrire sé stessa quando,
spinta da una concezione superficiale e distorta della religione vudù, si
sottoporrà a un rituale per lenire le pene d’amore, finendo accidentalmente
posseduta dalla terribile divinità Baron Samedi, in un finale di inquietante
potenza visionaria. Se dunque l’immaginario occidentale agita dapprima
l’inconscio di Mélissa - che in una scena onirica si immagina nelle vesti di un
famelico zombie mangia uomini -, è infine lo stesso Occidente a collassare
metaforicamente su sé stesso, schiacciato dall’arroganza di poter addomesticare
culture a sé estranee.
Horror d’autore tra i più intelligenti nel
rileggere il tema zombie, tra istanze storiche e riflessione universale, Zombi Child è anche un’esperienza
cinematografica di magnetica fascinazione. Nonostante il budget modesto,
Bonello non rinuncia al suo cinema estetizzante, prezioso e suggestivo in ogni
sua inquadratura, qui più che mai immaginifico, capace di evocare luci e ombre
del folklore magico haitiano, aleggiando sul filo di una perturbante inquietudine.
L’ennesima conferma della vitalità e dell’importanza di questo autore.
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