venerdì 23 settembre 2022

Zombi Child - Bertrand Bonello

solo il fatto che il protagonista del film sia Haiti, in un film francese, penso che sia abbastanza fastidioso per la Francia carnefice.

una storia fra ieri e oggi, con una ragazzina che risveglia spiriti cattivi, per avere l'amore di un ragazzo, proprio folle anche la zia di Mélissa, che si presta a una cosetta da niente, con esiti drammatici, per un po' di soldi, chissà, o pervhé Fanny eè amica della nipote.  

non svegliare lo zombie che dorme, sembra di capire.

bel film, ma non quanto Nocturama, secondo me.

buona (pericolosa) visione - Ismaele

 

 

 

 

Affondando il teen movie nel movimento panafricano e anticolonialista, Bertrand Bonello realizza un film politico, a partire dalla 'storia vera' di uno zombie haitiano, evoca il vudù, la schiavitù e il persistere della relazione problematica tra Francia e Haiti. Allegorie politiche e poetiche, gli zombi di Bonello avanzano lenti accanto a quelli melanconici di Jacques Tourneur (Ho camminato con uno zombi) e differenti da quelli voraci e putrescenti di George Romero o più recentemente di Jim Jarmusch. L'autore francese recupera le origini del mito e fa avanzare parallelamente due storie che finiranno per incrociarsi a Parigi, nei corridoi di una scuola fondata da Napoleone dove si insegnano i valori della Repubblica e si ignora che Haiti, "la più bella colonia del mondo", era un inferno di orrore schiavista.

Nell'amnesia storica, Bonello insinua gli echi di un Occidente imperialista e capitalista, nell'esorcismo di una pena amorosa, un culto animista africano combinato col cristianesimo. Se Clairvius Narcisse, il non-morto tornato al mondo, incarna una forma radicale di riappropriazione dell'anima e del corpo degli schiavi e dei loro discendenti, Fanny interpreta all'inverso la rappresentazione del vudù nell'immaginario occidentale. Un immaginario essenzialmente adolescente che ha sostituito il rock col rap.

Dopo aver indagato il senso dell'azione politica (Nocturama) dentro un grande magazzino-tomba che finiva per divorare i protagonisti, morti viventi dandy e senza un domani, Bonello gira un altro film sepolcrale e di grande finezza politica. Alla putrescente macchina di morte hollywoodiana dona un atto di nascita, alla lettura orrorifica una versione lirica. Tirato tra due racconti e due temporalità differenti, tra mondo primitivo e mondo civilizzato, tra magia e razionalità, Zombie Child è una sutura formale a una ferita storica, che conta tra i suoi 'attori' lo storico francese, Patrick Boucheron.

Girato con un budget modesto, il film guadagna una semplicità che conviene al cinema al quale l'autore rende omaggio. Zombie più splenico che affamato, Clairvius Narcisse ritorna dai rimossi della Storia colonizzatrice e schiavista, riesumando la tragedia degli oppressi e riprendendosi il suo posto nel mondo sulle note struggenti di "You'll Never Walk Alone".

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…Caos e distorsioni si insinuano con sottigliezza, per disturbare l’ordine della messa in scena di Bonello, che mescola con fluidità diversi spazi, diverse temporalità. Al confine tra etnologia e fantasia, Bonello traccia il destino del haitiano Clairvius Narcisse, vittima di un incantesimo voodoo, che lo ha trasformato in uno zombi. Mescolando storie ed epoche, tra Haiti nel 1962 e Parigi oggi, tra Narcisse, un giovane haitiano di 15 anni, e sua zia, sacerdotessa voodoo, Bonello restituisce allo zombi la sua storia e la sua dimensione politica. L’uso della “polvere di zombi” per ridurre uomini e donne in schiavitù, per vendetta o sfruttamento sociale, è un uso improprio del voodoo, a scopi malvagi, lontano dalle origini di questo culto religioso e di pratiche magiche che dovrebbero collegare il mondo dei morti e quello dei vivi in ​​una pacifica convivenza. Bonello restituisce allo zombi la sua identità, le sue radici. Lo libera da decenni di incomprensioni e ignoranza. E conferma di essere forse l’unico cineasta in Francia capace di avventurarsi con successo nel fantastico, senza mai trovarsi nell’imitazione goffa o servile dei modelli anglosassoni.

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Bonello trasforma la figura dello zombi da minaccia verso l’ordine costituito (il grande terrore dell’immaginario hollywoodiano) a vittima di un regime repressivo. Si passa così dalla paura occidentale per il disfacimento del sistema alla paura suscitata dal sistema stesso. Il corpo zombificato, osservato con umana pietas, diventa corpo storico attraverso cui rivivono i fantasmi dell’orrore schiavista, così come nel precedente Nocturama - che con Zombi Child compone un dittico ideale - i corpi ridotti a manichini dei giovani attentatori diventano immagine agghiacciante della deriva capitalistica. Non è un caso del resto che tra le fonti ispiratrici di Nocturama Bonello citi proprio Zombi di George A. Romero. Ma se la rigorosa bipartizione narrativa e stilistica del film precedente avviene in continuità, in Zombi Child questa divisione è affidata al contrario alla ricorrente alternanza dialettica dei due piani temporali (Haiti 1962, Parigi 2017) che, allacciando tra di essi relazioni sotterranee e intermittenti («La storia è un flusso discontinuo di eventi» insegna, nel film, lo storico Patrick Boucheron alle allieve del collegio parigino), istituisce una rete di relazioni che proiettano la riflessione sul colonialismo ben al di là della mera storia haitiana.

In modo intelligente e lampante, Bonello conduce tale riflessione proprio attraverso il lavoro sul sottogenere-cinematografico (appunto lo zombie-movie), come terreno di indagine di uno scontro sociale, politico ed economico che si fa lotta dell’immaginario. Come l’Occidente ha vampirizzato la figura dello zombi, colonizzandola a proprio uso e consumo fino a snaturarne l’identità originale, così il regista racchiude il retaggio della tradizione vudù, veicolata dal personaggio di Mélissa, all’interno di uno spazio asettico e restrittivo, il collegio parigino voluto da Napoleone, in cui si condensano le contraddizioni di un’Europa divisa tra valori democratici e la sua eredità imperialista. Spazio-ventre in cui domina un bianco abbacinante, in contrasto con le tinte fosche e il decadente lirismo del primo livello narrativo. Ma qui Bonello, regista di forze oppositive e radicali ribaltamenti, attua la sua inversione. Non è Mélissa a lasciarsi fagocitare, ma sarà al contrario l’amica Fanny a rischiare di smarrire sé stessa quando, spinta da una concezione superficiale e distorta della religione vudù, si sottoporrà a un rituale per lenire le pene d’amore, finendo accidentalmente posseduta dalla terribile divinità Baron Samedi, in un finale di inquietante potenza visionaria. Se dunque l’immaginario occidentale agita dapprima l’inconscio di Mélissa - che in una scena onirica si immagina nelle vesti di un famelico zombie mangia uomini -, è infine lo stesso Occidente a collassare metaforicamente su sé stesso, schiacciato dall’arroganza di poter addomesticare culture a sé estranee.   

Horror d’autore tra i più intelligenti nel rileggere il tema zombie, tra istanze storiche e riflessione universale, Zombi Child è anche un’esperienza cinematografica di magnetica fascinazione. Nonostante il budget modesto, Bonello non rinuncia al suo cinema estetizzante, prezioso e suggestivo in ogni sua inquadratura, qui più che mai immaginifico, capace di evocare luci e ombre del folklore magico haitiano, aleggiando sul filo di una perturbante inquietudine. L’ennesima conferma della vitalità e dell’importanza di questo autore.

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