venerdì 1 ottobre 2021

Blind - Sang-hoon Ahn

una storia già raccontata, si dirà.

ma che importa, l'importante è che non ti alzi dalla poltrona fino alla fine, preso dal racconto e dalla tensione senza pause.

un altro bel film coreano che merita molto.

buona visione - Ismaele


 

 

 

es una película muy visual, muy atractiva y muy sentida, trabajada desde la más profunda de las superaciones de una persona incapacitada para ver. Sin duda alguna una historia muy currada, que sabe llegar a las personas y que en todo momento está bien dirigida. Entrañable como ella sola, intensa cuando debe serlo y con un ritmo fantástico. Recomendada sin dudas, uno de esos buenos thrillers surcoreanos a los que estamos acostumbrados.

da qui

 

La cecitàhandicap cinematografico per eccellenza che pone lo spettatore a un grado di conoscenza maggiore rispetto al personaggio, rendendolo ancora più partecipe della sua angoscia perché testimone inerte dell'azione in corso (Gli occhi della notteWait Until Dark, Terence Young, 1967), si fa qui leit-motiv narrativo con alcune varianti. Non solo la reale menomazione della protagonista, ma anche quella metaforica della polizia, che brancola nel buio in cerca di una pista da seguire. E non è allora casuale che l'assassino – spietato vilain la cui cieca violenza lo avvicina ai corrispettivi statunitensi Max Cady (Cape Fear – Il promontorio della paura, Jack Lee Thompson, 1962 e Martin Scorsese, 1991) o Frank Booth (Velluto bluBlue Velvet, David Lynch, 1986) – accerti la morte delle sue vittime sbarrando loro gli occhi.

Paradossalmente opposto all'atto proprio del cinema, il non vedere diventa qui fulcro centrale di una ricerca di verità altrimenti irraggiungibile, in un gioco di sensi dal risultato tutt'altro che scontato.

da qui 


…Il tema della donna cieca messa di fronte a una minaccia che non può vedere è stato utilizzato miriadi di volte al cinema, dal passato di Gli occhi della notte/Wait Until Dark (Terence Young, 1967) e Terrore cieco/Blind Terror (Richard Fleischer, 1971) ai più recenti Gli occhi del delitto/Jennifer Eight (Bruce Robinson, 1992) e Occhi nelle tenebre/Blink (Michael Apted, 1994), fino a The Village (M. Night Shyamalan, 2004), in una accentuazione di quella fragilità della "donna in pericolo" che evidentemente intriga un certo sguardo maschile, prestandosi al contempo a variazioni teoriche sulla valenza dello sguardo e di ciò che è visto/viene mostrato. Ahn Sang-hoon non ha però pretese metacinematografiche, quel che gli interessa è approntare un meccanismo della suspence in grado di coinvolgere gli spettatori. Per buona parte del film il gioco di rivisitazione funziona, grazie anche a una fotografia virata su colori scuri e spenti e al coinvolgimento degli attori, dalla trattenuta Kim Ha-neul (specializzata in commedie come My Tutor Friend o mélo come Ditto Almost Love) all'imbronciato e riottoso Yoo Seung-ho (il bambino di The Way Home, ormai cresciuto). Con il riordino degli indizi e l'individuazione del colpevole Blind scivola però nei cliché più deleteri del genere, con uno showdown finale protratto, poco credibile e sopra le righe, in contrasto con quanto mostrato in precedenza, per quanto girato con perizia e attenzione al montaggio, sempre calibrato. Un buon film di genere che sembra aver paura di svicolare dalla formula standardizzata su cui si basa il soggetto.

da qui

 


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