lunedì 11 ottobre 2021

A Chiara - Jonas Carpignano

la protagonista del film è Chiara, una ragazzina che non capisce, o meglio capisce e non ce la fa a stare zitta.

è una ragazza intelligente e testarda e quello che vede non le piace, deve capire.

e prima di andare via ha bisogno di parlare col padre, latitante, mica facile, ma lei ce la fa.

crescere in una famiglia al di fuori della legalità non è facile, quasi tutti si tappano il naso.

portare via i bambini dalle famiglie è un tema affrontato dai filosofi dai tempi di Platone, adesso, come per i collaboratori di giustizia, i bambini (salvati) cambiano città, famiglia, vita, una parte di loro è amputata, a volte è necessario.

e il terzo film ambientato sempre lì, in quel territorio ai margini.

un gran bel film, al cinema, in una trentina di sale - Ismaele

 

 

QUI un'intervista al regista 

 

Chiara non rispetta le regole, nemmeno quelle della società civile, non crede al sistema ereditario 'ndranghetista e ad un destino già segnato. E tuttavia smarcarsi comporta strazio e rimorso. Come Carpignano, Chiara è condannata a vedere le cose come sono, non come vorremmo che fossero: una chiamata etica ed estetica che è impossibile ignorare. A Chiara comincia e finisce con una celebrazione, ma c'è poco da festeggiare, e la malinconia ci accompagna all'uscita.

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L’invito di A Chiara è semplice e disturbante: venite nella quotidianità di un concetto e sperimentatelo senza filtri imposti. Si avverte una sensazione di claustrofobia, si racconta da dentro, non da sopra e si intercetta una gamma di sentimenti molto più variegata.
Paga in questo senso la scelta di proseguire con attori presi in prestito dalla vita di tutti i giorni e con cui il regista ha condiviso una parte della sua vita. Swamy Rotolo – una grandissima scoperta – e la sua famiglia riportano nella finzione orchestrata dal film la stessa spontaneità che la famiglia Amato con Pio aveva trasmesso nella comunità Rom della Ciambra…

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La storia, scritta dal regista (notevoli le musiche di Benh Zeitlin con Dan Romer), messa in scena dalla spontanea intensità della giovane Swamy Rotolo (Chiara), seguita con premura e verità dalla macchina a mano di Carpignano, ha tutta la potenza di una ribellione adolescenziale e racchiude la commozione straziante di una adolescente che riesce a emanciparsi da una criminalità sentimentale e ricattatoria (accetta il protocollo ”Liberi di scegliere” applicato dalla magistratura per creare un futuro non criminale ai minorenni provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata o che siano vittime della violenza mafiosa).

A Chiara con lo stile documentaristico è un dramma autentico, da vedere assolutamente.

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A Chiara, ispirato a tante storie vere,  è una racconto di formazione, di ricerca della verità, di sopravvivenza e di possibilità di scelta. Lo stile di Jonas Carpignano è travolgente, una grammatica di immagine sempre più personale e reale. E la sua visione di racconto non è da minimizzare con “un’immagine di una Calabria mafiosa o di grandi contraddizioni”: si tratta infatti di una piccola grande storia universale. La storia di una ragazza in cerca del suo futuro, un futuro che può essere del tutto differente da come sembrerebbe deciso per lei. In A Chiara il cuore del film è la festa-famiglia, la dimensione di una comunità solidale, unita, una rete di affetti che va ben oltre il giusto e lo sbagliato, il bianco e il nero. Chiara è una ragazzina che non sta alle regole, quelle imposte dalla famiglia e in particolare dagli adulti intorno a lei. La sua sete di verità è troppo forte, troppo grande, da andare oltre tutto, anche i legami di sangue. Il film termina con un messaggio di liberazione, di speranza, sul brano Voce di Madame mentre a firmare il commento musicale, oltre a Dan Romer, c’è Benh Zeitlin, il regista di Re della terra selvaggia…

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