mettete insieme un gruppo di attori formidabili (Bernard Blier, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Franca Valeri, Silvana Mangano, può bastare?), in una storia scritta da Rodolfo Sonego, non potrà che uscire un film di serie A.
a Montecarlo, mito della ricchezza e della fortuna incrociano i loro destini tre coppie, affamate di soldi, e una riccona, e un commissario francese che deve risolvere un caso d'omicidio.
sceneggiatura a orologeria, colpi di scena continui, tutti vogliono fare fortuna, ma sarà una lotta difficile.
si ride e si ride, un piccolo gioiellino da non perdere.
buona visione (con cagnolino) - Ismaele
Sei personaggi non in cerca d’autore ma in fuga da un
omicidio.
L’elenco fa davvero impressione ma accade che
Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Franca Valeri, Silvana Mangano
e Dorian Gray, per motivi diversi si ritrovino a Montecarlo e per
motivi ancora piu’ diversi, restino coinvolti nell’uccisione di una ricca
nobildonna.
Ne usciranno come si puo’ prevedere, alla
maniera gagliarda e caciarona che cotanti rappresentanti dello spirito italiano
che fu, sapevano dimostrare.
Ora, che in un film ci siano tre quarti dei
colonnelli del cinema nostrano e’ gia’ un motivo per sedersi in poltrona e
mettersi comodi, che poi si torni al 1960 quindi nel momento di piu’ fulgido e
alto del nostro cinema e con buona approssimazione la piena parabola ascendente
nella carriera dei nostri, la dice lunga sulla qualita’ della pellicola alla
quale bella o brutta che sia, bastano i protagonisti per definirne
l’importanza.
Li ritroviamo infatti in ruoli che in fondo li
rappresentano attraverso le loro caratterizzazioni piu’ celebri, perciò il film
diviene un campionario attoriale quasi a catalogo o mostra delle doti di
ognuno.
Sordi è il conte Max della situazione,
l’italiano trasformista a cui piace indossare panni piu’ grandi di lui e
vantarsene. Gassman e’ l’uomo dalla gamba lunga ma non abbastanza per il passo
che vuole compiere e Manfredi il borgataro arruffone sempre pronto a mordere
ogni occasione gli si presenti. Stereotipi in fondo ma ancora in via di completa
definizione, quindi rappresentativi e non imitativi. Analogo il discorso per le
signore, con la Valeri in costante ricerca di una nobilta’ immaginata sulle
pagine dei rotocalchi, la Mangano e’ la donna che sopporta la vita col minimo
indispensabile e Dorian Gray, bionda di nome e di fatto.
Canovaccio minimo ma con cotante spalle a
reggere l’impianto, si poteva lasciare carta bianca che ne veniva fuori
comunque un capolavoro e poi tanto banale di certo non lo e’ stato se ha avuto
ben due tentativi di imitazione, uno dieci anni dopo sempre con la regia di
Camerini e una trasposizione statunitense degli anni novanta che mi riprometto
di vedere. Assolutamente imperdibile, unico effetto collaterale l’accentuarsi
dell’amarezza su cosa eravamo e come ci siamo ridotti.
…Classico congegno irresistibile del miglior
Sonego, Crimen contiene uno dei tanti teoremi dello
sceneggiatore, tra i più intelligente nell’interpretare tematiche come la lotta
di classe e gli ascensori sociali dentro dispositivi che sembrano parlar
d’altro. Anche se, in realtà, il film non nega mai di voler essere quel giallo
hitchcockiano che effettivamente si rivela: uomini e donne al posto sbagliato
nel momento sbagliato, costretti a crearsi alibi per poter evitare l’accusa… e
finiti in una spirale di menzogne e reticenze, meschinerie e paure, da pura
commedia alla maniera italiana.
Pensato anche in
funzione di un mercato internazionale, in una confezione sontuosa messa in
scena dal maestro Camerini, con le tante facce degli italiani da esportare
per trasmettere l’idea di un Paese avvinto dal miracolo economico
ma in fin dei conti sempre cialtrone, Crimen è un
tipo di commedia all’italiana rimasto un caso un po’ isolato: eleganza
hollywoodiana, umorismo che bilancia la pochade e la commedia dell’arte, spazi
e tempi in equilibrio tra le sei star (anzi sette: c’è anche il commissario del
supremo Bernard Blier). Certo, Sordi è straripante in un ruolo perfetto per il
suo perturbante istrionismo
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