sabato 2 ottobre 2021

The Disciple - Chaitanya Tamhane

un giovane, Sharad, vuole diventare un cantante di raga indiani e dedica tutto se stesso per riuscirci,

è discepolo di un maestro, si trattano come padre e figlio. 

serve una grande disciplina, interiore e non solo, e un amore delle radici, senza compromessi con la modernità.

Sharad trova una maestra in una cantante che non ha mai cantato, ma le cui parole sono state registrate dal padre del giovane, e in bellissime immagini al rallentatore, quando è sulla moto, i messaggi incisi in quelle registrazioni lo posseggono, e lo fanno crescere.

forse non diventerà un grande musicista di raga, chissà, ma Sharad ha una sua coerenza e gioia in quello che fa.

cercatelo e guardatelo, bel film (non adatto a chi ama solo le americanate o le serie) - Ismaele 

 

 

The Disciple è la storia di un giovane cantante idealista che studia per favorire la scoperta di sé, che affronta le frustrazioni per i suoi limiti e le sue pecche artistiche. Ciò che Tamhane offre è uno studio del personaggio, il racconto di un giovane che vuole dedicarsi con costanza, studio, impegno, dedizione alla sua passione più grande. The Disciple non è puramente un musical, ma gran parte del suo minutaggio è dedicato a spettacoli o sessioni di canto in cui tutto ciò che si sente è musica tradizionale indostana.

Questo può essere un motivo di grande frustrazione per lo spettatore considerato che, essendo il racconto incentrato in modo particolare su un certo tipo di musica classica indiana, non si limita a mostrare e far ascoltare un tipo di musica molto particolare, è soprattutto studio sulla voce, sul tono, sul suono, sulla ricerca di un equilibrio vocale, e potrebbe rivelarsi pesante per chi non ha familiarità con questo tipo di cultura musicale. 

 

Lo spazio è protagonista delle scene

In seconda analisi si può notare come The Disciple sia girato in widescreen dal direttore della fotografia Michal Sobociński: questo ci porta a decretare come il concetto di spazialità in un film come The Disciple sia fondamentale. Il nuovo lavoro di Chaitanya Tamhane è a tutti gli effetti composto da tanti luoghi e spazi diversi: dalle piccole sale da concerto, all’apertura notturna della città e ai vari quartieri che vanno da quelli della classe media ai quartieri più spartani. Il senso del luogo è percepibile, è parte della struttura drammatica.

Come lo spazio diventa protagonista delle scene, anche i colori sono fondativi della tensione drammaturgica delle scene: i colori cambiano a seconda dei luoghi e del momento della vita del protagonista; all’inizio sono vividi, saturi, e diventano sempre più desaturati e monocromatici man mano che procediamo verso la fine. Anche i costumi diventano motivo e strumento per rappresentare un paesaggio che cambia, sia internamente che esternamente. Questo ci porta a decretare come The Disciple possegga un certo quid dal punto di vista estetico, pur rimanendo dal punto di vista narrativo e retorico un’opera dimenticabile, le cui continue sessioni musicali a lungo andare risultano ridonanti, onerose e incapaci di permanere piacevolmente nella mente dello spettatore. 

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The Disciple è una storia di disciplina, di passione, ma anche un esempio di tenacia e perseveranza. Sharad è determinato a diventare un professionista e ci prova con tutto se stesso. Il film è diviso in due parti: la prima sul “discepolo” giovane e servizievole, la seconda sul “discepolo” adulto che insegna a sua volta in una scuola, ma è ancora alla ricerca di una perfezione che forse non gli è mai appartenuta.

Tutta quella fatica e della dedizione sono servite a qualcosa o lo hanno solo reso solo come il suo maestro? Solo nel finale il personaggio si risveglia come da un incantesimo e decide di voltare pagina per iniziare un nuovo capitolo della sua vita, in cui c’è posto finalmente per una famiglia.

La regia è abbastanza canonica, ma ogni tanto regala soluzioni interessanti, come le pause slow motion in cui Sharad viaggia in moto mentre fuori campo ascolta gli insegnamenti per affrontare la musica classica indiana nel modo giusto.

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Va a ser difícil que El discípulo (The Disciple) llegue a todo tipo de público. Tanto sus temas principales como su guion técnico son poco convencionales. Abundan planos generales, que se alargan demasiado en determinados momentos, especialmente en las primeras escenas. Se evitan los cambios de plano hasta el punto de que, con el formato de encuadre que se utiliza, el espectador puede tener sensación de monotonía.

Además, el desarrollo de los acontecimientos puede ser un poco lento para aquel que no disfrute demasiado de las melodías típicas de la India. Pese a todo, la originalidad de esta película lleva a que, quien decida sumergirse en ella, pueda reflexionar sobre cuestiones como el futuro de culturas antiquísimas.

La tradición y la vanguardia, la esencia y la artificialidad, el pasado y el presente, y en especial, el camino fácil y el correcto se distinguen con sensibilidad en esta obra, que expone sutilmente una crítica hacia la sustitución de antiguas costumbres por el sometimiento cultural al que muchos países se han enfrentado durante siglos.

Sharad Nerulkar representa a ese sector de la sociedad que no está dispuesto a ceder ante ninguna cultura dominante. El que mantiene su admiración y respeto hacia el lugar de donde proviene, aunque eso suponga ser un eterno incomprendido.

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