martedì 12 ottobre 2021

Hope - Lee Joon-Ik

il calvario di Hope, e anche dei suoi genitori, o le preoccupazioni dei compagni di Hope non si possono raccontare.

una bambina che si affaccia alla vita viene rovinata da uno stupratore di merda e la sua vita diventa un'altra.

la bambina, i genitori, tutti sono bravissimi e questo film non potrà lasciare indifferente nessuno (fra i vivi, intendo).

un piccolo gioiellino da non perdere, promesso.

buona (sofferta) visione - Ismaele


 

 

 

In un giorno piovoso, la piccola Hope, 9 anni, di ritorno da scuola, viene trascinata via da un uomo sconosciuto e ubriaco, dal quale subisce violenza, precipitando in una tragedia atroce, intollerabile. Hope è sottoposta a un gravoso intervento chirurgico, e finisce per riportare ferite che non potranno mai rimarginarsi. La famiglia di Hope, distrutta, sfregiata sia fisicamente che emotivamente, piomba nella disperazione. In seguito al trauma, Hope rifiuta perfino la presenza di suo padre, Dong-hoon, il quale, non potendo più stare vicino alla figlia, si nasconde dietro il costume del personaggio dei cartoni animati preferito da Hope, e diventa così il suo angelo custode. Grazie all'amore di coloro che la circondano e del suo angelo custode, Hope gradualmente riacquista luce. Vedendo come Hope ritrovi a poco a poco stabilità e gioia, anche la famiglia della bambina comincia a cambiare e a cercare la speranza nel fondo del dolore.

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L'abisso del degrado umano, ma anche la possibilità di una speranza che si accende come una flebile luce. Questo l'insegnamento di un bellissimo e importante film coreano che strazia il cuore per realismo e capacità del regista di creare un'empatia tra lo spettatore e i suoi personaggi. Sequenze che restano nella memoria, come la corsa smarrita della bimba con un ombrello giallo. Sceneggiatura acuta ma sobria e grande interpretazione degli interpreti, a partire dalla piccola Hope. Capolavoro.

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“Hope” è un lungometraggio che sceglie l’unica strada possibile, quella della sobrietà: un prodotto capace di oscillare in maniera equilibrata tra disperazione e cauto ottimismo, esplorando il disagio di una famiglia come tante costretta suo malgrado a dover ripartire da zero, da una figlia devastata che inizia ad aver paura di tutti gli uomini, persino del padre. L’interpretazione di questa ragazzina è incredibile, ma ogni pedina principale del cast merita un elogio. Non trova invece molto spazio la figura del balordo pedofilo, personaggio che ha un’importanza relativa per l’economia dell’opera (ecco perché possiamo parlare di cinema drammatico nell’accezione più pura del termine, senza dover scomodare le dinamiche da thriller viste in molte pellicole coreane incentrate su maniaci e serial killer vari).
Ci troviamo davanti a un film estremo nel suo involucro ma commovente nella sua anima, un approccio che per fortuna aggira ogni tipo di sentimentalismo da quattro soldi lasciando spazio a una realtà dei fatti che bisogna accettare fino all’ultimo boccone. “Hope” va affrontato con una certa consapevolezza e con la giusta preparazione, poiché si tratta di un lavoro di due ore all’interno del quale le tante emozioni contrastanti possono davvero far male. Anche se, come diceva un vecchio saggio, la speranza è più della vita.

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La brutalità (di uno stupro) e la disperazione (di tutte le radiali conseguenze) quale concime di una riscossa tutta delicatezza. Senza sguazzare nel compiacimento per il dolore seminato (che comunque raggela e atterrisce) ma scansando fermamente anche le lusinghe della mellifluità, Lee Joon-Ik dimostra con questo contraltare di Silenced che a un male estremo rispondono i rimedi uguali e contrari di un amore estremo che tutto risana, anche la cataratta di un’ottusa giurisdizione. Impossibile non uscirne scossi e spogliati, anche solo dalla grazia attoriale di cui si fa carico la protagonista.

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Film basato su una straziante storia vera, "Hope" di Lee Joon-ik ci rappresenta una storia terribile. Una bambina di otto anni venne brutalmente percossa e violentata da un mezzo barbone alcolizzato. I danni fisici e mentali ai genitori e alla bambina furono tali da devastare una famiglia, ma il colpevole ebbe una pena di soli 12 anni (che sta ancora scontando).
Il film ha un inizio conciliante (specie per me che non avevo idea di cosa parlasse), in cui i problemi della vita sono davvero le cose più stupide e in cui si vede come delle volte ci si dimentichi di cosa sia importante e si dia tutto per scontato.
Quello che succede dopo una mezz'oretta manda in shock lo spettatore, lo agita. Personalmente ci ho messo un pò a fare pace con lo stupore che mi pervadeva le viscere.
Lee è bravissimo a non cadere nel facile drammatico a cui siamo abituati, pur restituendo la tragedia della vicenda.
La crescita della figura del padre insieme al ristabilire la quotidianità della piccola sono il cuore del film, un film in cui appunto regna la parola "hope", speranza. C'è una famiglia riunita, ci sono delle persone che ti vogliono bene, la seconda parte del film è pervasa dalla speranza.
La critica al sistema giudiziario ( ma inizialmente anche a chi conduce le indagini) è fortissima.
Ottimo il sonoro e la fotografia che ben si sposano con una sceneggiatura molto intima e trattata con i guanti.
Bravissimi gli attori, di un'umanità incredibile e capaci di restituire ogni emozione in gioco.
Si può andare avanti.

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