due sorelle ereditano il patrimonio ingente del padre, e la sorella cattiva vuole liberarsi dell'altra per avere tutto per sé.
le cose si complicano, perché qualcuno capisce cosa succede, ma sono complicate dal fatto che le due sorelle sono impersonate dalla stessa (bravissima attrice).
e se la figlia fosse una con stati alterati e due personalità?
ma ne vediamo due, con caratteri totalmente diversi.
e se non sapete cos'è un grandangolo Juraj Herz, che è un maestro di cinema, fa lezione per tutti.
pare che il film non sia proprio quello che voleva il regista(il 1968 era già passato), ma quello che vediamo è comunque un film che merita.
buona (doppia) visione - Ismaele
Insieme al celebre “Valerie And Her Week Of Wonders” (1970) di Jaromil
Jireš, “Morgiana” chiude l’irripetibile stagione della nová vlna cecoslovacca, proseguendo lungo i binari
della fiaba nera dai risvolti onirici e surreali. Probabilmente questo era
l’unico modo per aggirare (in parte) le maglie della censura politica
(diventata molto più repressiva in seguito alla Primavera di Praga del
1968), considerando che Juraj Herz già aveva avuto dei grossi problemi con il
suo capolavoro “L’Uomo Che Bruciava I Cadaveri” (1969).
In “Morgiana”, lavoro ispirato al romanzo “Jessie e Morgiana” del russo
Alexander Grin, si sente che manca qualcosa: in un primo momento Juraj Herz
cercò di deviare dalla storia originale, ma il comitato di approvazione gli
impose una sceneggiatura fedele al libro, limitando di fatto quelle intuizioni
che avrebbero dovuto approfondire la psicologia instabile della protagonista
negativa del film. Dopo questa controversa esperienza, il regime privò il regista
della possibilità di girare nuove pellicole, anche perché secondo la critica
locale, le opere di Herz erano eccessivamente sadiche, morbose e spaventose.
Il lungometraggio è incentrato sulla figura di due sorelle, Klára e Viktoria
(entrambe interpretate da un’ottima Iva Janzurová), due personalità molto
diverse tra loro non solo caratterialmente ma anche esteticamente (Viktoria
veste soltanto di nero ed è sempre accompagnata dalla sua gatta Morgiana).
Proprio questo felino è il silente testimone delle vicende che accadono sullo
schermo, eventi che prendono forma dopo la morte del padre delle due donne.
Klára riceve da lui una cospicua eredità, così Viktoria, turbata nell’animo
dall’invidia e dalla gelosia, comincia a progettare l’avvelenamento della sua consanguinea.
“Morgiana” è un film che vive di contrasti: il bene contro il male, la luce
contro il buio (negli ultimi minuti la fotografia tende a diventare sempre più
cupa e tenebrosa), all’interno di uno sgargiante contenitore in cui l’elemento
fiabesco/fantastico tende a prevalere su quello legato all’horror (di matrice
gotica). Ci troviamo verso la fine del diciannovesimo secolo, dunque la cura
per le scenografie e per i costumi è al limite del maniacale, mentre sullo
sfondo corre una quasi onnipresente (nonché molto valida) colonna sonora
firmata da Luboš Fišer. Ma il vero punto forte della pellicola è costituito
dalla regia, ancora una volta capace di sperimentare le più stravaganti
inquadrature (Herz si rivela un mago nell’utilizzo del grandangolo e delle
soggettive). Se quindi in “Morgiana” vengono meno i toni più lugubri e austeri
sovente presenti nelle opere conterranee del decennio precedente, bisogna
comunque rimarcare l’indubbio fascino estetico di questa svolta scintillante
pregna di eleganti cromatismi. Un cinema forse meno potente a livello di
significati, tuttavia sempre di pregevole fattura.
(Paolo Chemnitz)
Herz abbandona i toni cupi e funerei del passato e sceglie un registro fantastico-fiabesco per raccontare la storia di due sorelle di cui una è invidiosa dell'altra. L'impianto visivo è scintillante, grazie ad una regia dalle inquadrature spesso ricercate e sopraffine e ad una fotografia che esalta i cromatismi ora scintillanti e smaglianti ora più cupi a seconda delle circostanze e della loro funzionalità narrativa ed a dei costumi molto belli. Il ritmo è ottimo e la tensione cresce costantemente e si mantiene alta fino alla fine che riserva un colpo di scena coerentemente fiabesco.
…The opening funeral is a case in point, with its peculiar
focus on the sisters' feathery headgear, the lowering of coffin onto the
camera, and the concealment of the womens' faces beneath dense black funeral
veils during the will-reading that follows, all of which establish an air of
unease even before the first inkling of murderous intent. Following a title
sequence peppered with abstract, quasi-vaginal paintings that would not be out
of place in Obayashi Nobuhiko's bonkers 1977 horror opus Hausu, the sense that something is
amiss between the two sisters is neatly captured by a slightly uneasy
conversation about the closeness of their relationship that takes place in
almost complete darkness.
It's shortly after this that we get our first taste of the
above-mentioned cat-camera, a point-of-view wander in extreme wide-angle that
plays almost like a template for The Evil Dead's rightly
celebrated wood-demon POV shots. As Viktorie puts her murderous plan into
motion, Morgiana watches on like a feline surveillance camera charged with
recording every misdeed for later prosecution in some supernatural court. And
having gone to so much trouble to procure just about the only super-wide lens
in the country, director Herz and cinematographer Jaroslav Kucera were clearly
keen to make full use of it, adding a troubling edge to scenes of emotional
conflict and emphasising the increasingly ill Klára's disorientation and
dizziness. This is taken a trippy step further when the image is fractured
through the use of front-of-lens prisms, an effect I watched with a real sense
of nostalgia, having used the very same trick a good many years ago in an early
8mm stab-in-the-dark attempt to capture the feel of a waking dream, something
Herz and Kucera achieve here with aplomb…
Subido en la
cresta de la Nueva Ola Checoslavaca, aunque no necesariamente identificado con
esta, Juraj Herz ya había filmado la inquietante y oscura “El incinerador de
cadáveres” (1968) cuyo título ya es suficientemente explícito y la memorable
“La bella y la bestia”, quizá la más barroca de las adaptaciones del clásico
cuento de hadas (superando lo abigarrado de los escenarios de la hermosa
versión de Jean Cocteau) cuando trae la historia de Morgiana, uno de los
retratos de la maldad más logrados de la historia del cine.
¿Y de qué va
Morgiana? Es la historia de dos hermanas, una de las cuáles odia, por
diferentes razones, a la otra hasta el intento de asesinato. Otro cuento de
hadas horripilante y surrealista en el cuál las alucinaciones de la hermana
envenenada –que no termina de morir-, sirven de contrapunto a las exageradas
actuaciones, a los preciosistas y clasicistas escenarios, a la ridícula
resolución… Morgiana es puro delirio de la mano de uno de los más interesantes
y fascinadores directores checos, de ese país que dio obras magníficas como la
rompedora y feminista “Las margaritas” (Sedmirasky, Vera Chytilova, 1966) y la
parábola de la madurez sexual con todo y vampiros y hombres lobo que es la
bella “Valerie y su semana de maravillas” (Valerie a týden divu, Jaromil Jires,
1970). Olvídense de Disney y sus cada vez más bobos avatares. Esto es algo de
lo que ya no hay.
…"Morgiana" de
Juraj Herz es un filme de horror que es más desconcertante que impactante, pues
está basado en una sutil distorsión de un ambiente familiar.
Desafortunadamente, a pesar de sus múltiples elementos interesantes,
"Morgiana" está lejos de ser perfecta, pues el último tercio de cinta
es un problemático y apresurado clímax que se siente forzado y fuera de lugar.
Como si los escritores no hubiera sido capaces de encontrarle un final. De
hecho, hay una razón para este final insatisfactorio, pues originalmente
"Morgiana" incluiría la revelación de que las dos hermanas son en
realidad dos personalidades de la misma mujer (un giro primordial de la novela
de Alexander Grin). Ciertamente suena como un final más apropiado pero
tristemente la administración se entrometió y Herz fue forzado a desarrollar
una segunda mitad diferente para el filme. Un residuo de esta idea original es
el hecho de que Iva Janzurová interpretó a ambas hermanas.
Quizás este cambio en el guión hubiera resultado
en un filme más coherente y completo, pero desafortunadamente, esto es de esas
cosas que nunca se sabrán. Sin embargo, a pesar de sus problemas
"Morgiana" permanece como un gran ejemplo de horror surrealista; y
aunque está lejos de ser de los mejores trabajos de Juraj Herz, es una buena
demostración del estilo y talento de este a menudo tan olvidado miembro de la
Nueva Ola Checoslovaca. Peculiar y grotesca, "Morgiana" quizás no
haya envejecido tan bien (incluso podría lucir kitsch a ojos modernos), pero es
una muy interesante película de horror surrealista que combina el terror y el
melodrama para crear algo único. En cierta forma, "Morgiana" es una
tristemente imperfecta obra maestra.
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