giovedì 19 luglio 2012

Pulsar – Alex Stockman

con Matthias Schoenaerts (protagonista in Rundskop), è la storia di una paranoia moderna, quella di essere controllato e di essere derubato dell'identità nella rete, bellissimo il finale, che riscatta la ripetetività ossessiva e crescente della caduta di Samuel, che non può fidarsi più di nessuno.
non è imperdibile, ma merita la visione - Ismaele




Attraverso citazioni, usando grande cura nell’uso di suoni e immagini, Stockman realizza un thriller intimo moderno, efficace e di grande atmosfera che meriterebbe di trovare spazio sullo schermo al di fuori del suo Paese d’origine.

…Lo spunto di Pulsar (l’attacco degli hacker, le invasioni della privacy, i pericoli della rete, ecc.) avrebbe potuto dar luogo a un thriller di fattura industriale – su questo genere di pericoli vi sono infatti diversi esempi di film hollywoodiani (The net, 1995, di Irwin Winkler, per citarne uno). Stockman preferisce seguire una via narrativa decisamente meno spettacolare e meno condiscendente nei confronti dei gusti del pubblico, lasciando che rimangano inspiegati alcuni passaggi della storia e puntando a creare non tanto scene di suspense, quanto piuttosto atmosfere evocative attraverso la musica, i rumori e i colori...
Il film cita Blow up: gli zoom sulla foto al computer per scoprire chi sia il fotografo che si riflette nell’occhio della ragazza richiamano chiaramente gli ingrandimenti per scoprire l’assassino nel film di Antonioni. Pulsar è anche un film sull’amore e sul vedere, binomio che finisce per coinvolgere anche l’attività voyeuristica dello spettatore cinematografico: non a caso, quando Mireille chiede a Samuel un incontro in un posto dove nessuno possa vederli, il film, dopo l’arrivo dei due in questo luogo, si conclude bruscamente, escludendo anche lo spettatore dalla visione.

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