mercoledì 11 luglio 2012

Take shelter - Jeff Nichols

un film minaccioso, doloroso, gli altri sono ostili, l'amicizia è un optional, solo la famiglia regge, sia pure una famiglia "difficile".  
come in "Revolutionary road", Michael Shannon è quello che vede le cose in modo diverso, e l'unica soluzione sembrano le medicine.
ma tutti gli altri non prendono niente? e quanto sono sinceri? e riescono a vedere?
è un mondo difficile, diceva qualcuno - Ismaele



Semplicemente, uno dei film migliori dell’ultimo anno, tra i vertici del recente cinema americano insieme a The Tree of Life e poco altro. Premiato nel 2011 alla Semaine de la Critique a Cannes, ma arrivato solo adesso dalle nostre parti grazie a una piccola etichetta di distribuzione torinese, la Movies Inspired, dopo aver raccolto in America recensioni al limite dell’entusiatico. Si era parlato anche di possibile nomination all’Oscar per il suo protagonista Michael Shannon, ma l’Academy ha pensato altrimenti. Peccato. Un riconoscimento importante, ufficiale, istituzionale Take Shelter l’avrebbe meritato, e gli avrebbe consentito di uscire dal ghetto del cinema indie bello, ma inesorabilmente povero e minoritario. Però va bene, è andata bene anche così…

Curtis è un uomo qualunque in una qualunque cittadina dell’Ohio, che assediato da incubi premonitori di una tempesta soprannaturale, cercherà ad ogni costo di proteggere la propria famiglia dedicandosi alla ossessiva costruzione di un rifugio. Che sia da se stesso, dalla propria follia o da un fantomatico uragano preannunciato da schizofreniche visioni, non è dato saperlo. Perché “Take shelter” non svela ma dissimula, non indica ma disorienta; vittima del gioco ipnotico del regista è soprattutto lo spettatore, in balia delle inquietudini del protagonista e prigioniero del dubbio. Nonostante gli venga data la possibilità di guardare, il pubblico dovrà accontentarsi di rimanere sempre sulla soglia, in bilico tra la realtà e l’immagine filmica, tra le rassicuranti casette della provincia americana e il volto ombroso di Michael Shannon…

Depredando il film da elementi supplementari, resta dunque il viaggio dentro l'aggravarsi di questo malessere, una macchia d'olio che Jeff Nichols, alla sua opera seconda, racconta con uno sguardo maturo e controllatissimo, in discreta controtendenza rispetto alle forme solitamente adottate per esporre materie simili, fatte di agitazioni e stili urlati e sovreccitati; un film pertanto posato, di una pacatezza che lascia lavorare l'inquietudine molto sottilmente, in un fil rouge privo di demarcazioni tra realtà e sogno. Il terrore è esplicito sin dalla primissima scena e lo spettatore viene costretto a esplorare la mente di Curtis senza nemmeno accorgersi dei confini tra interiorità ed esteriorità, ordine e follia, con inevitabile perdita di ogni possibile coordinata.
Se negli ultimi tempi raramente il cinema statunitense aveva offerto un ritratto tanto angosciante della natura umana (o meglio: delle sue debolezze) il merito è anche di un eccellente Michael Shannon. Ma Jessica Chastain non è da meno…

2 commenti:

  1. film fantastico, tenuto sul filo che divide realtà e finzione con maestria.

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  2. ti fa entrare nella testa di Curtis senza supponenza e senza giudicare, mica poco...

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