come in "Revolutionary road", Michael Shannon è quello che vede le cose in modo diverso, e l'unica soluzione sembrano le medicine.
ma tutti gli altri non prendono niente? e quanto sono sinceri? e riescono a vedere?
è un mondo difficile, diceva qualcuno - Ismaele
Semplicemente, uno dei film migliori dell’ultimo anno, tra i
vertici del recente cinema americano insieme a The
Tree of Life e poco
altro. Premiato nel 2011 alla Semaine de la Critique a Cannes, ma arrivato solo
adesso dalle nostre parti grazie a una piccola etichetta di distribuzione
torinese, la Movies Inspired, dopo aver raccolto in America recensioni al
limite dell’entusiatico. Si era parlato anche di possibile nomination all’Oscar
per il suo protagonista Michael Shannon, ma l’Academy ha pensato altrimenti.
Peccato. Un riconoscimento importante, ufficiale, istituzionale Take
Shelter l’avrebbe
meritato, e gli avrebbe consentito di uscire dal ghetto del cinema indie bello, ma inesorabilmente povero e
minoritario. Però va bene, è andata bene anche così…
… Curtis
è un uomo qualunque in una qualunque cittadina dell’Ohio, che assediato da
incubi premonitori di una tempesta soprannaturale, cercherà ad ogni costo di
proteggere la propria famiglia dedicandosi alla ossessiva costruzione di un
rifugio. Che sia da se stesso, dalla propria follia o da un fantomatico uragano
preannunciato da schizofreniche visioni, non è dato saperlo. Perché “Take
shelter” non svela ma dissimula, non indica ma disorienta; vittima del gioco
ipnotico del regista è soprattutto lo spettatore, in balia delle inquietudini
del protagonista e prigioniero del dubbio. Nonostante gli venga data la
possibilità di guardare, il pubblico dovrà accontentarsi di rimanere sempre
sulla soglia, in bilico tra la realtà e l’immagine filmica, tra le rassicuranti
casette della provincia americana e il volto ombroso di Michael Shannon…
…Depredando il film da elementi supplementari, resta
dunque il viaggio dentro l'aggravarsi di questo malessere, una macchia d'olio
che Jeff Nichols, alla sua opera seconda, racconta con uno sguardo maturo e
controllatissimo, in discreta controtendenza rispetto alle forme solitamente
adottate per esporre materie simili, fatte di agitazioni e stili urlati e
sovreccitati; un film pertanto posato, di una pacatezza che lascia lavorare
l'inquietudine molto sottilmente, in un fil rouge privo di demarcazioni tra
realtà e sogno. Il terrore è esplicito sin dalla primissima scena e lo
spettatore viene costretto a esplorare la mente di Curtis senza nemmeno
accorgersi dei confini tra interiorità ed esteriorità, ordine e follia, con
inevitabile perdita di ogni possibile coordinata.
Se negli ultimi tempi raramente il cinema statunitense aveva offerto un ritratto tanto angosciante della natura umana (o meglio: delle sue debolezze) il merito è anche di un eccellente Michael Shannon. Ma Jessica Chastain non è da meno…
Se negli ultimi tempi raramente il cinema statunitense aveva offerto un ritratto tanto angosciante della natura umana (o meglio: delle sue debolezze) il merito è anche di un eccellente Michael Shannon. Ma Jessica Chastain non è da meno…
film fantastico, tenuto sul filo che divide realtà e finzione con maestria.
RispondiEliminati fa entrare nella testa di Curtis senza supponenza e senza giudicare, mica poco...
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