domenica 1 luglio 2012

The Wild Blue Yonder (L'ignoto spazio profondo) - Werner Herzog

i film di Werner Herzog sono film a parte, qui la musica è bellissima, il violoncello di Ernst Reijseger (lo stesso che in "Cave of forgotten dreams") e ai canti sardi sono magia e la storia, che sembra di fantascienza, racconta e parla all'umanità, come sempre.
non sai cosa ti perdi, cercalo - Ismaele




Un alieno (Brad Dourif) racconta con passione e malinconia un sogno infranto: creare un avamposto, una "Casa Bianca", base e centro nevralgico di un popolo sconosciuto alla ricerca di un luogo, la Terra, per aprire nuove frontiere. La metafora extraterrestre diviene una sorta di pretesto per fotografare la condizione umana e dichiarare che i veri alieni siamo noi, che nello spazio esploriamo nuove strade di speranza per la prossima civiltà.
Sospeso fra interminabili e poetiche sequenze, The wild blue yonder è passato, presente e futuro dei viaggi nello spazio dell'umanità. Non un'esplorazione, ma il desiderio di un nuovo sogno e di una terra che sia migliore della nostra, ormai giunta allo stremo delle forze.
Una piccola ed ecologica Odissea nello Spazio per comprendere che il cinema può essere filosofia e comunicazione dello stato delle cose.

L’ignoto spazio profondo non è solo e semplicemente un film: è una esperienza di vita, che richiede una forte partecipazione dello spettatore, il quale deve lasciarsi andare, sempre preso tra i due poli della razionalità, simboleggiata dalle teorie esposte dagli scienziati, e dell’emozione più pura, rappresentata dal lirismo di stampo onirico. E’ una gemma che ognuno di noi dovrebbe amare portare con sé: dopo averlo visto, non lo si può dimenticare. Non possiamo non ringraziare Herzog e i suoi collaboratori per averci regalato un’opera geniale, un orizzonte lontano all’interno del panorama troppo spesso asfittico del cinema odierno.

Siamo piccoli, stupidi, presuntuosi, saccenti, volgari, irriverenti e soprattutto assolutamente refrattari ai saggi consigli di un alieno che è scappato da un pianeta morente dove gli astronauti hanno cercato una via di salvezza.
 L’uomo distrugge prima di conoscere. Analizza a posteriori senza permettere alla sua insignificante materia di liberare nell’aria le sue idee, volando alto, cercando soluzioni per tutti, accettando gli alieni e i consigli che tentano di far arrivare a chi è troppo impegnato a distruggere tutto.

Il regista tedesco vola, nuota, gira piroette del pensiero associando concetti liberi dalla forza gravitazionale. Scava per illustrare l’ignoto spazio profondo regalando perle di leggera saggezza, a chi ingrassa a suon di inutili manifestazioni di squallido dominio della natura per continuare a regnare sui propri simili…

…La trama non c'è, o meglio è solo un pretesto per avviare una serie di riflessioni sulla nostra Terra, sull'importanza del rispetto che l'uomo deve avere per la natura e le sue risorse.
Brad Dourif, qui forse alla sua migliore interpretazione, presta la sua capacità attoriale per rendere un alieno(dalle fattezze molto umane) che narra una storia di disastri ecologici e ricerca di nuovi mondi. Temi estremamente appassionanti per la fantascienza, che Herzog tratta però in maniera assolutamente fuori da ogni convenzione.
Ai monologhi dell'alieno Dourif si intervallano splendide immagini: alcune tratte dagli archivi della Nasa, altre girate in Antartide nelle fredde acque del Mare di Ross e sull'isola omonima. A far da sfondo a queste Herzog sceglie una colonna sonora estremamente evocativa, musica da camera eseguita dal violoncellista olandese Ernst Reijseger alternata ai cori dei "Cuncordu e Tenore de Orosei".
Questo film, come appare chiaro da quanto scritto sopra, non è per tutti. E' come volere stappare un buon rosso d'annata e goderselo in silenzio per fuggire dal rumore della vita quotidiana, è ricercare un momento di meditazione per sentire la vita che ci scorre nelle vene…

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