brava Valeria Golino, ma il film non mi ha conquistato.
se proprio uno lo vuole vedere...- Ismaele
…Dramma venato di
commedia sotto l’egida di un insistito realismo, il film – scritto dal regista
con Francesca Marciano, Alfredo Covelli e Daniele Luchetti (autore del molto
migliore La scuola) – è il
tentativo andato a vuoto di indagare sul serio lo squallore e il declino del
sistema scolastico italiano. Quello che interessa a Jalongo, infatti, è
raccontare in un contesto suburbano il potere salvifico della musica, la
capacità che l’arte ha di redimere e raddrizzare vite bruciate e famiglie
disfunzionali, dando per scontato il fallimento delle istituzioni sociali.
Niente di male, se non fosse che Jalongo sembra sbagliare i mezzi, confondendo
spesso la realtà col realismo e arrivando all’artificio al posto della più
ostentata verità…
…Si sente pulsante la
preoccupazione di Jalongo ma l'intensità si disperde in una disorientante
divisione in capitoli, come didascalici libri di testo, e soprattutto in un
campionario di gioventù bruciata già vista. Il già visto fagocita e fa
implodere la piega più interessante del racconto: La
scuola è finita poteva
essere uno dei pochi film che si spostano sul punto di vista dei professori e
non solo degli alunni figli e vittime del degrado periferico. Poteva essere un
racconto sull' umanità di un ruolo così difficile ma fondamentale come
l'insegnante, dove è facile sbagliare e esser subito condannati se si va al di
la del consiglio dei docenti, delle ore pagate e degli scrutini affrettati in
aule fatiscenti. Ma è una via del racconto tardiva e la scuola finisce così con
piccole speranze all'ombra di un pessimismo non approfondito.
…Rispetto alla
surreale, inquietante idea di messa in scena che ha lasciato intravedere nella
scelta dei setting e nell’ideazione delle scenografie, La scuola è finita si tramuta in un lungometraggio fin
troppo schematico ed inserito in alcune determinate logiche del cinema
italiano, “gabbie” economiche e narrative che diventano esse stesse una forma
di autocensura preventiva rispetto all’idea di osare veramente qualcosa di
nuovo, anche se sanamente sconclusionato. Jalongo ha gettato alle ortiche una curiosa
opportunità, e la sensazione netta è che sia un vero peccato.
… Resta un
film profondo e sincero, se volete rozzo, che purtroppo rischia di passare
inosservato, un grido forsennato di dolore che speriamo non rimanga ai più
sordo. A volte succede che al posto di un professor Keating ci sia un
Tallarico, che antepone la disperazione della sua vita fallita al bene degli
studenti: non basta certo conoscere il Marinetti per poter fare di conoscenza
virtù, serve anche il discernimento delle situazioni.
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