lunedì 22 maggio 2023

Tre giorni e una vita - Nicolas Boukhrief

tratto da un romanzo di Pierre Lemaitre (che nel film ha una piccola parte come attore) è la storia di un piccolo paese delle Ardenne (ambientato in Belgio).

tre giorni prima di una tempesta enorme succede qualcosa di terribile, sparisce un bambino, si sa subito, il film racconta lo scavo nelle coscienze di questo fatto, e per qualcuno è una colpa che non passa.

qualcuno sa la verità, ma tace, e come sempre (quasi) la verità trionfa (insomma).

un bel film, che non ti fa annoiare mai.

buona (colpevole) visione - Ismaele

 

 

Avvolgente nell’incedere, di grande impatto nella sua prima parte, Trois jours et une vie rallenta un po’ nella frazione centrale, facendo registrare anche qualche lungaggine (specie dopo la prima ellissi temporale, seguita alla tempesta); orfano del meccanismo giallo classico, ma anche della tensione legata alla psicologia del colpevole (nonché all’ombra della colpa), il film impiega un po’ di tempo a fasarsi su nuove basi narrative; basi, queste ultime, che coinvolgono il corpo sociale nel suo complesso, malato a tal punto da affidarsi – con ironico contrappasso – a un nuovo medico che di quella patologia è il primo portatore. La sobria regia di Boukhrief preme solo a tratti sul pedale dell’iperrealismo (specie nell’impressionante sequenza della tempesta) restando per il resto ancorata a un naturalismo rigoroso, quasi spietato. Scandito dalle ricorrenze del Natale, estese attraverso un ventennio di vita, il film mostra l’amara impossibilità di fuggire e liberarsi del peso del passato. Perché quel peso, prima che individuale, è collettivo: e forse le sue radici vanno ricercate in una natura umana che si ha (troppa) paura a guardare in faccia.

da qui

 

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