sabato 6 maggio 2023

Il diario di una cameriera - Luis Buñuel

se alla sceneggiatura avesse collaborato Georges Simenon nessuno si sarebbe stupito, per tutto il film si respira l'aria dei romanzi del grande scrittore francese.

in un bellissimo bianco e nero, vediamo una storia abbastanza ignobile, lo spirito dei tempi si sente ogni momento.

il film è inquietante e bellissimo, ca va sans dire, Jeanne Moreau e Michel Piccoli, fra gli altri, sono bravissimi.

un film straordinario da non perdere, godetene tutti. 

 

 

QUI si può vedere il film completo, in italiano

 

 

…Buñuel analiza con meticulosidad y paciencia en primera instancia un conjunto de perversiones y trastornos sexuales varios que hacen a la patética vida de una burguesía presa de su ociosidad, sus represiones y su conservadurismo general, y en segundo término la ignorancia y prejuicios populares hermanados a la envidia, el cotilleo y las discusiones más idiotas, cuya encarnación más nociva y demencial por supuesto es el chauvinismo fanático de Joseph, el cual se mezcla con el antisemitismo, el odio al comunismo, la xenofobia, el militarismo, el desprecio a cualquier tipo de militancia obrera y/ o campesina, el catolicismo más rancio y aquel execrable tridente de “patria, orden y religión”. El realizador cuela una vez más sus marcas registradas como por ejemplo las muchas tomas de los pies y piernas de Moreau enfundados en medias oscuras, su propia condición de empleada doméstica al servicio de un hombre mayor (referencia -hoy más que nunca- a la prostitución de entrecasa y esos viejos pícaros buñuelianos), el disparo de Rabour con una escopeta a una mariposa a pesar de que dice amarlas (clásica hipocresía burguesa), la escena en la que la Señora Monteil le pide consejo a un cura (interpretado por el mismo Carrière) sobre la “frecuencia correcta” en el arte de satisfacer sexualmente a su marido -onanismo mediante- y el hombre le responde que lo más importante es que ella no sienta placer alguno, cómo Mauger termina renunciando a Rose y abalanzándose sobre la mucho menor Céléstine, cuando ella escribe “bastardo” sobre la mesa luego de lograr que Joseph sea arrestado haciéndole creer que estaba dispuesta a casarse con él e incriminándolo, y la alusión de los segundos finales a Jean Chiappe, el jefe de la policía parisina durante la década del 30 y uno de los máximos responsables en la prohibición de La Edad de Oro (L’âge d’or, 1930), aquí en boca de una horda de energúmenos políticos hiper tradicionalistas y xenófobos que vivan su nombre. El film consigue la rara proeza de balancear desde la sagacidad temáticas enrevesadas como la brutalidad campestre, el ascenso de un nacionalismo repugnante, la justicia de alcoba, esa impunidad que siempre termina asomando su cabeza en el capitalismo derechoso y la destreza de algunos individuos para sustraerse exitosamente de su entorno y manipular al enemigo fascista para neutralizarlo -dentro de lo posible- desde el anarquismo libertario.

da qui

 

…Nessuno si salva, in questo film, neppure Célestine, perché, sia pure con una lucidità e un’intellignza superiori a quelle dell’umanità abietta che la circonda, la giovane non intende mettere in discussione la gerarchia sociale, ma, anzi, la accetta come un fatto naturale, cercando di trarne il massimo vantaggio grazie a un matrimonio che dovrebbe darle l’onorabilità e la rispettabilità a cui tiene.

Sono presenti, dunque, tuttti i temi cari al regista – molti dei quali ritroveremo anche nei film successivi, oltre alle riflessioni, connotate dal suo lucido pessimismo, sulla reale possibilità di mettere in discussione una gerarchia sociale costruita, per lo più, sull’ignoranza e sul pregiudizio, oltre che sulla prevaricazione e sull’invidia.
Come Mirbeau, anche Buñuel è convinto che i servi, per la lunga consuetudine coi modi, le abitudini e il lusso dei signori, aspirino a essere come loro e che perciò non saranno mai protagonisti di progetti rivoluzionari.

La conclusione del film, che mostra la manifestazione dei nazionalisti a Cherbourg nel tripudio di una folla plaudente lascia nello spettatore - che conosce le tragedie che sconvolsero l'Europa dopo i fatti di quegli anni - molto sgomento e inquietudine.

L’impassibilità fredda e la cattiveria del racconto indicano la distanza morale del regista da quel mondo repellente: talvolta egli la esprime anche attraverso le immagini simboliche del suo repertorio: gli animali – il sorcio, il lupo, il cinghiale –  le scatole dal contenuto misterioso, il carillon, i sacchi accatastati…

La sceneggiatura, per la prima volta, porta insieme a quello di Louis Buñuel, anche il nome di Jean Claude Carrière, che, da questo film avrebbe costituito con lui il robusto sodalizio cinematografico che tutti conosciamo.

da qui

 

Certo è che Luis Bunuel aveva una memoria di ferro e sapeva legarsi al dito i torti subiti,perchè a distanza di trent'anni,ha trovato il modo di vendicarsi del prefetto francese Chiappe.Quest'ultimo era il prefetto fascista che nel 1930 vietò la proiezione de"L'âge d'or"allo studio 28 di Parigi;il maestro spagnolo nell'ultima sequenza di"Il diario di una cameriera"fa gridare a Giuseppe"VIVA CHIAPPE,VIVA CHIAPPE",seguito dall'inquadratura di un cielo cupo e minaccioso di temporale.

Quindi la storia dei due servi Celestina e Giuseppe è parallela a quel servilismo storico che fa in modo che tutto si accetti in nome di quell'ordine,di quelle regole del gioco,dettate dal potere e che Bunuel ha sempre cercato di avversare in ogni suo film.

Il diario di una cameriera era già stato portato sul grande schermo nel 1946 da Jean Renoir;non ho visto quest'opera,ma leggendo diverse fonti critiche, mi pare che le preferenze vadano per la versione di Bunuel.

da qui

 


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