Benoît Delépine e Gustave Kervern (che fa anche l'attore) sono fatti così, il loro cinema è diverso, e meno male, se no che noia.
è un film d'avventura nello spazio, nel tempo e nell'anima, il figlio non è come il padre avrebbe voluto, il figlio non sa cosa vuole, ma sa che non vuole essere come il padre.
e poi appare la Venere e tutti, padre, figlio e tassista sono presi nella sua tela, lei come un maga che arriva dall'Odissea e cambia tutto.
guardatelo e godetene tutti, Benoît Delépine e Gustave Kervern non deludono.
buona (taurina) visione - Ismaele
Un viaggio, un po' vero un po' simbolico, di due contadini,
padre e figlio, orfani di madre e consorte, in un mondo alieno. Parabola amara
sulle stagioni della vita, sul declino dei vecchi mestieri e sul senso di
disorientamento maschile di fronte al cambio dei costumi femminili. Road movie
fisico e mentale nella Francia profonda, con un andamento ondeggiante come
un'ubriacatura e trafelato come una corsa in taxi, che svela, nella forma
disinibita della commedia francese, le bizzarrie della vita moderna.
Frastornato.
…Con grande
sensibilità e una tenerezza disarmante nei momenti giusti, Delépine e Kervern
(quest'ultimo anche attore in una parte minore ma spassosa) ci fanno esplorare
svariate regioni transalpine alla ricerca dell'amore e dell'unione
famigliare. Con risultati forse non sorprendenti, ma dalla grande
qualità puramente umana (anche se il finale rischia di andare di traverso a chi
difende a tutti i costi i valori tradizionali).
Per portare a buon
termine l'operazione i registi hanno ritrovato - e per la prima volta unito
sullo schermo - i loro due attori-feticcio, Gérard Depardieu (Mammuth) e Benoît Poelvoorde (Louise-Michel, Le grand soir), affidando a Vincent Lacoste (Eden) il ruolo dell'alter ego della
nuova generazione. Il terzetto funziona a meraviglia, ed è obbligatorio
menzionare l'esilarante cameo di Michel Houellebecq,
nonché la partecipazione in campo femminile di Céline Sallette,
ma è soprattutto l'alchimia fra Depardieu e Poelvoorde, due
giganti diversi e complementari, a determinare l'esito più che positivo di
questa odissea disfunzionale, franco-belga e al contempo universale, parto
creativo di due voci fuori dal coro che, in un'epoca in cui la
commedia francese a livello qualitativo medio non si discosta più di tanto
dall'omologo italiano, sono assolutamente essenziali per ricordarci quanto
i cugini d'oltralpe siano ancora in grado di farci ridere,
piangere, pensare ed emozionare. Il che ci lascia con un grande
interrogativo, soprattutto alla luce della qualità complessiva del concorso
berlinese di quest'anno: per quale motivo un gioiello simile era fuori gara?
Nessun commento:
Posta un commento