venerdì 12 maggio 2023

Saint Amour - Benoît Delépine, Gustave Kervern

Benoît Delépine e Gustave Kervern (che fa anche l'attore) sono fatti così, il loro cinema è diverso, e meno male, se no che noia.

è un film d'avventura nello spazio, nel tempo e nell'anima, il figlio non è come il padre avrebbe voluto, il figlio non sa cosa vuole, ma sa che non vuole essere come il padre.

e poi appare la Venere e tutti, padre, figlio e tassista sono presi nella sua tela, lei come un maga che arriva dall'Odissea e cambia tutto.

guardatelo e godetene tutti, Benoît Delépine e Gustave Kervern non deludono.

buona (taurina) visione - Ismaele


 

 

 

Un viaggio, un po' vero un po' simbolico, di due contadini, padre e figlio, orfani di madre e consorte, in un mondo alieno. Parabola amara sulle stagioni della vita, sul declino dei vecchi mestieri e sul senso di disorientamento maschile di fronte al cambio dei costumi femminili. Road movie fisico e mentale nella Francia profonda, con un andamento ondeggiante come un'ubriacatura e trafelato come una corsa in taxi, che svela, nella forma disinibita della commedia francese, le bizzarrie della vita moderna. Frastornato.

da qui

 

…Con grande sensibilità e una tenerezza disarmante nei momenti giusti, Delépine e Kervern (quest'ultimo anche attore in una parte minore ma spassosa) ci fanno esplorare svariate regioni transalpine alla ricerca dell'amore e dell'unione famigliare. Con risultati forse non sorprendenti, ma dalla grande qualità puramente umana (anche se il finale rischia di andare di traverso a chi difende a tutti i costi i valori tradizionali).

Per portare a buon termine l'operazione i registi hanno ritrovato - e per la prima volta unito sullo schermo - i loro due attori-feticcioGérard Depardieu (Mammuth) e Benoît Poelvoorde (Louise-MichelLe grand soir), affidando a Vincent Lacoste (Eden) il ruolo dell'alter ego della nuova generazione. Il terzetto funziona a meraviglia, ed è obbligatorio menzionare l'esilarante cameo di Michel Houellebecq, nonché la partecipazione in campo femminile di Céline Sallette, ma è soprattutto l'alchimia fra Depardieu e Poelvoorde, due giganti diversi e complementari, a determinare l'esito più che positivo di questa odissea disfunzionale, franco-belga e al contempo universale, parto creativo di due voci fuori dal coro che, in un'epoca in cui la commedia francese a livello qualitativo medio non si discosta più di tanto dall'omologo italiano, sono assolutamente essenziali per ricordarci quanto i cugini d'oltralpe siano ancora in grado di farci ridere, piangere, pensare ed emozionare. Il che ci lascia con un grande interrogativo, soprattutto alla luce della qualità complessiva del concorso berlinese di quest'anno: per quale motivo un gioiello simile era fuori gara?

da qui

 


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