Luigi entra in ospedale, ha un tumore a un rene, bisogna intervenire.
il film, tre ore e mezzo, è diviso in otto parti, visibili su Raiplay.
solo chi è stato in ospedale può fare un film così, e solo chi è stato in ospedale può capire qualcosa, i sempre sani possono solo intuire.
Valerio Mastandrea è il protagonista, straordinario come sempre.
le paure, i rapporti umani fra malati e con il personale ospedaliero, le ansie, il futuro, il tempo che passa, il mangiare, le visioni, non manca niente.
grazie a Mattia Torre per questo regalo, per me un gioiellino da non perdere, vi farà bene, promesso.
buona visione - Ismaele
QUI la serie completa, su Raiplay
A Luigi viene diagnosticata una massa tumorale a un
rene, da rimuovere con urgenza, così insieme alla moglie incinta Elena si reca
in ospedale, dove dovrà essere operato da un oncologo eccellente: il professor
Zamagna. Tra la preparazione dell'operazione e la degenza successiva a rischio
di complicanze per il difficile intervento, Luigi ha modo di conoscere il mondo
ospedaliero con la sua scala sociale, i suoi conflitti, le sue assurdità e
naturalmente anche gli altri pazienti, alcuni veri e propri veterani che hanno
sviluppato un modo tutto loro di condurre la vita da degenti.
C'era il desiderio di
raccontare un reparto oncologico di un ospedale pubblico di assoluta eccellenza
capitanato da un chirurgo che, per gentilezza e amore verso il proprio
mestiere, rappresenta l'idea di un'altra Italia possibile. Contrariamente alla
malasanità, che pure esiste, La linea verticale significa lo stare in piedi e
aggrapparsi alla vita con tutte le forze, la malattia è vista come crisi ma
anche come occasione di crescita e di riscatto.
Mattia Torre
La serie ideata, scritta e diretta da Mattia Torre, prende spunto da una sua
vicissitudine autobiografica (che ha dato vita anche a un libro omonimo
pubblicato da Baldini e Castoldi). Per quanto non manchi di satira verso il
Paese e alcuni dettagli del sistema ospedaliero o l'indifferenza incallita di
certi medici, ci ricorda che in fondo ci sono anche cose che funzionano e bene
pure nel pubblico. Il tutto con una notevole dose di ironia, grazie a un cast
molto ricco che ripesca per altro tre attori con cui Torre aveva già lavorato su Boris,
facendo di questa breve serie una sorta di erede di quella rimpianta comedy.
Il
terreno “minato” di un prodotto di finzione dedicato a malattie e malati viene
brillantemente aggirato da una breve serie italiana ben fatta che si
caratterizza per il buon livello della sceneggiatura che affronta argomenti
serissimi con un approccio sospeso tra l’ironico e il drammatico, mettendo
sempre al centro la persona e fissando un punto fermo per una non banale
riflessione. Ottima è completamente credibile la prova di Valerio Mastandrea,
attore ormai capace di misurarsi agevolmente con ogni genere.
…La storia
si svolge integralmente in un grande ospedale cittadino, in due settimane dove
si alternano la disperazione e la certezza della fine; la speranza da leggere
sulle facce dei medici, la fiducia e insieme la sfiducia per la scienza e le
medicine; l’umanità e l’asprezza delle relazioni, costrette nei ritmi di un
reparto urologico dove si susseguono oncologi e chirurghi, anestesisti e
infermieri, come in una cittadella a sé, priva di contatti con la realtà. La
narrazione è originale, ironica, spesso onirica. Cruda, urlata e insieme
poetica, spesso struggente.
Fluisce dalla mente di una persona che, come lui stesso afferma, prima che
gli venisse diagnosticata la malattia, pensava di essere invincibile. Se si
mette da parte il pensiero che l’autore di questa storia ne è rimasto vittima,
è uscito sconfitto, giovanissimo, dalla battaglia contro il cancro, il film ha
diversi aspetti positivi ed è capace di oltrepassare il senso della paura che
tutti abbiamo, ed innalzare un evento così temuto a una curva della vita che si
può superare, seppure con fatica e coraggio ed un passo per volta; ed in ogni
caso rafforza, insegna, fa acquisire valore a quelle minuscole gioie di cui
prima non ci si accorgeva nemmeno…
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