martedì 31 agosto 2021

Quasi nemici – L’importante è avere ragione (Le Brio) - Yvan Attal

un film che parte dalle parole, che offendono, imbrogliano, convincono, persuadono. 

Neïla e Mazard si sfidano, si scontrano, si aiutano, si conoscono, di parlano, si rispettano, giocano a offendersi, parole, parole, parole.

quando escono dai libri e vengono pronunciate cambia tutto, diventano parte importante dei rapporti umani.

film che merita, con due attori che reggono con le loro parole, ma non solo, tutto il film.

buona visione - Ismaele



 

Sarebbe delittuoso non citare le formidabili performance dei due protagonisti di Quasi nemici, ovvero il monumento vivente del cinema francese Daniel Auteuil e la sempre più brava Camélia Jordana, che conferma le ottime impressioni suscitate in Due sotto il burqa. I due interpreti si caricano letteralmente il film sulle spalle, rendendo ogni sguardo speciale, ogni parola un messaggio ben preciso e ogni piccolo gesto una goccia di umanità che si fa strada fra l’astio e la diffidenza. A differenza di ciò che ci troviamo troppo spesso di fronte nel cinema contemporaneo, ovvero personaggi bidimensionali che immutati e fermi sulle proprie posizioni per tutta la durata del film, i protagonisti di Le Brio cambiano sotto i nostri occhi, maturando (nel caso di Neïla) e mostrando il loro lato più tenero (nel caso del Professor Mazard) ma soprattutto compiendo un arco narrativo degno di questo nome…

Quasi nemici si rivela un film di rara eleganza e intelligenza cinematografica, capace contemporaneamente di infastidire, divertire, fare riflettere e intenerire, rimandando sempre fedele al racconto e ai suoi personaggi. Un’opera da non perdere e da supportare, che con il mezzo della commedia ci ricorda dell’importanza di saper fare un passo indietro, mettendosi a disposizione del prossimo per uscirne sorpresi e fortificati. Un inno al cambiamento e allo scambio culturale e sociale, che pone efficacemente l’accento sulla necessità di integrarci e andare oltre ai nostri pregiudizi.

da qui

 

Sotto la direzione del celebre attore Yval Attal, alla sua sesta opera da regista, Le brio non rinuncia a scene madri un pò troppo evocative di un cinema americano che ama farsi amare (la scena del discorso urlato sulla metro), e si crogiola, certo scaltramente e non senza ragione, sulla bravura di un duetto d’attori che spesso risulta esilarante, grazie ad uno scambio di battibecchi davvero riuscito e arguto, ove il grande Daniel Auteuil dà una ulteriore prova della sua impareggiabile verve da commediante. Tiene testa al celebre interprete, una Camelia Jordana che parte intimidita ed in sordina per volere del copione, fino ad esplodere con la sua grinta ed una verve di chi non ha nulla da nascondere o mandare a dire per interposta persona. La sua Neila fornisce l’occasione al film per darci un ritratto di una vita da banlieue ove l’agglomerato urbano tutto cemento e luoghi e piazzette di incontro fornisce agli abitanti l’occasione per fornirsi l’un l’altro un appoggio ed un sentimento di reciproca collaborazione che rende il film una occasione per fornirci uno spaccato meno scontato, ma comunque ugualmente realistico, di una vita da sobborgo possibile ed anche piuttosto tollerabile, ove il mutuo soccorso ed il sentimento di solidarietà, forniscono una valida ragione per lottare a difesa dei propri legittimi diritti di cittadino regolare e contribuente legittimo, attuale o addivenire. Radendo al suolo, con la dovuta apprezzabile ironia, ogni sin troppo scontato luogo comune ed ogni falso ed immeritato pregiudizio, e ritrovando, qualche anno dopo, una nuova manager del mondo della legge, trasformata in un regale cigno, padrone delle proprie azioni e delal propria naturale eleganza.

da qui

 

Come le lezioni di Pierre Mazard sull’eloquenza si propongono di dimostrare, infatti, tutto il nostro comportamento parla di noi: il corpo, i gesti, il tono della voce, gli abiti costituiscono il biglietto da visita che comunica la nostra vera identità, insieme, com’è ovvio, alla parola che in sommo grado ha la capacità di comunicare e di convincere. Rifacendosi alla lunga tradIzione filosofica occidentale, dai sofisti a  Platone, per arrivare a Schopenhauer e alla sua Dialettica eristica – l’arte di avere ragione, il professore impartisce a Neila (e agli spettatori) molte brevissime e argute lezioni di retorica, supportate dai più grandi esempi letterari, in primo luogo dal grande Shakespeare. Il celeberrimo discorso di Antonio sulla bara di Cesare** diventa, perciò, l’exemplum su cui si costruisce il film, che forse è politicamente molto scorretto, ma sicuramente molto divertente ed efficacemente educativo nel ricordarci che l’uso consapevole dell’eloquenza non solo permette ai singoli individui di avere ragione, ma aiuta  a ottenere il consenso politico necessario e ambiguo per governare in tempo di democrazia. È un bene per tutti comprenderlo. Da vedere!.

da qui

 

Quasi nemici – ma il titolo originale Le brio rende al film maggior giustizia – è una commedia di formazione tipicamente francese che strizza costantemente l’occhio al suo pubblico, facendo leva su situazioni accattivanti e un’atmosfera generale di ottimismo che rasenta il favolistico. Ogni personaggio assolve al proprio compito. Non solo per quanto riguarda Neïla e Mazzard, ciascuno mentore e allievo dell’altro, ma anche quelli minori: dall’compagno di corso di Neïla che, invidioso, rischia di compromettere definitivamente il percorso formativo del professore e della sua studentessa, al fidanzato di Neïla che, nella sua umile semplicità, aiuterà la ragazza a superare l’ultima prova nel momento di maggior sconforto.

Cinema prevedibile e rassicurante, insomma, ma non per questo incolpabile di essere brutto, anche se forse non sarebbe stato gradito a dei provocatori della parola come Serge Gainsbourg, Romain Gary, Jacques Brel, Claude Lévi-Strauss e François Mitterrand, tutti citati da Attal in apertura.

da qui

 


Nessun commento:

Posta un commento