chissà se lo hanno proiettato in parrocchia o in seminario, un prete non pedofilo ma assassino è troppo.
naturalmente il film ha avuto qualche problema con la censura, sopratutto per la scena dove Barbara Bouchet nuda attira la curiosità di un bambino, che non è un bambino.
Florinda Bolkan, Tomas Milian e Irene Papas sono gli altri attori famosi, come sempre bravissimi.
il ruolo più difficile è quello di Florinda Bolkan, non sex symbol, come Barbara Bouchet, ma strega e maga del paese lucano dove è ambientato il film, nell'Italia del miracolo economico, dei costumi che cambiano, dell'arretratezza che arriva dal passato e non passa ancora, della ricchezza (per i ricchi, naturalmente) e della miseria (per i poveri).
non perdetevi questo gioiellino - Ismaele
QUI il film completo, senza tagli
…Nel paesino disperso nel nulla di Accendura si celebra lo
scontro fra pregiudizio e razionalità, fra fede e sessualità e fra morte e
nascita, sullo sfondo di una modernità che attraverso la nascita di
un’autostrada cerca timidamente di fare breccia nell’arretratezza tecnologica,
culturale e morale di una nazione. Uno sconvolgente quanto inevitabile finale
cala il sipario su una delle pagine più memorabili e atipiche del
giallo all’italiana, capace di intrattenere, avvincere e inquietare,
ma anche di fare riflettere su chi siamo e sui rischi connessi a una cieca e
inflessibile applicazione dei nostri preconcetti.
… La morbosità e la
cupezza delle quali la pellicola fu accusata al tempo della sua uscita sono
elementi innegabili ed imprescindibili, che concorrono tuttavia proprio ad
elevare il valore intrinseco della pellicola stessa, e non di sminuirlo. Non si sevizia un paperino è uno dei thriller
dell’epoca in cui la violenza è meno gratuita, ma è anzi da considerare come
filtrata non solo attraverso la mente malata del killer ma soprattutto
attraverso una mentalità retrograda, sottosviluppata ed immobile nella sua cieca
superstizione. Così i paesani del villaggio sono portati a credere che
l’assassino possa essere innanzitutto un povero demente che – secondo le parole
del commissario – “non ha mai fatto del male ad una mosca”, poi una “maciara”,
ovvero una fattucchiera locale, anche lei non del tutto a posto a causa della
morte prematura del figlio, e quindi una prostituta, per di più originaria da
Milano e quindi considerata come un elemento di disturbo e dannazione per la
quiete del paesino…
è considerato ormai
il capolavoro assoluto di quel maestro dell’horror malato e perturbante.
Rimosso, censurato, tagliato, massacrato: tanto che non si sa più esattamente
quale sia la versione originale di Non si sevizia un paperino.
Ma ci pensate? Nel 1972 Fulci si inventa questo strepitoso, morboso film che,
ambientato in una arcaica Lucania (che ricorda quella del bellissimo Il demonio di Brunello Rondi), mette in scena
stregonerie mediterranee, preti non così innocente, bambini seviziati, passioni
inconfessabili, perdofilie comprese. Da brivido. Cast immenso: Irene Papas,
Tomas Milian, Florinda Bolkan, Georges Wilson, Barbara Bouchet, Marc Porel.
Curiosità (Wikipedia):
§
Il titolo di lavorazione era Non si sevizia paperino.
Questo doveva essere il titolo definitivo del film, ma la Disney si oppose a
questo titolo e impose l’articolo. I produttori del film aggirarono questo
ostacolo inserendo sui manifesti pubblicitari del film l’articolo “un” con un
carattere scuro o velato, che si confonde con lo sfondo nero.
§
Durante la sequenza della lotta tra Tomas Milian e Marc Porel, i
due attori si azzuffarono realmente, finendo sulle pagine dei quotidiani del
tempo.
§
Il film fu vietato ai minori di 18 anni (Visto censura n. 61046
del 22 settembre 1972), a causa delle scene di violenza e la sessualità morbosa
mostrata nel film. Patrizia si mostra nuda a Michele, nella sequenza che costò
una denuncia a Lucio Fulci. I problemi maggiori con la censura riguardarono la
sequenza in cui Barbara Bouchet si mostra nuda davanti a un bambino.[1] Per
questa sequenza vi furono molte denunce, poiché la legge proibiva l’impiego di
minorenni in sequenze scabrose. Nel gennaio del 1973, Lucio Fulci, Edmondo
Amati e la Bouchet, dopo una lettera anonima, furono chiamati in tribunale. Lì,
Fulci spiegò come era stata girata la sequenza: alla presenza di un notaio, che
mise il tutto a verbale, la Bouchet era distesa nuda su un divano, mentre il
bambino era ripreso sempre senza l’attrice. I controcampi di spalle del bambino
furono invece girati da Domenico Semeraro, un nano amico dei produttori. Mentre
Fulci usciva dal tribunale, il giudice domandò al regista cosa avesse visto, in
fase di doppiaggio, l’attore (ovviamente un bambino) che doppiava il bambino.
Fulci rispose che aveva visto delle code nere, al posto della Bouchet. Dopo
aver detto questo, il verbalizzante della polizia disse a Fulci: «L’ha fregato,
dottò…». Fulci dichiarò inoltre che la sequenza era una delle più morbose da
lui realizzate.
§
Il titolo del film sarà omaggiato da Fulci, nel suo Lo
squartatore di New York, diretto nel 1982, dove è presente un serial killer che
parla con la voce di Paperino.
§
La sequenza finale del film, in cui don Alberto cade nel vuoto e
si sfracella il volto, sarà ripresa da Lucio Fulci nell’incipit di Sette note
in nero, diretto nel 1977, in cui una bambina assiste al suicidio della madre
che si getta nel vuoto.
§
Alcuni particolari della sequenza del linciaggio della maciara
(i primi piani dei tagli inflitti alle braccia e al volto dalle catene) saranno
ripresi da Fulci nell’incipit di …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà, diretto
nel 1981.
§
In una sequenza, la maciara doveva essere assalita da un gruppo
di pipistrelli. La sequenza fu girata, ma non montata, poiché data la serietà
del film Fulci non ritenne opportuno inserirla.
§
Il nome del paese in cui si svolge la vicenda, Accendura, fu
adattato da Accettura, paese in provincia di Matera.
§
Per il personaggio della maciara, la Bolkan richiese
esplicitamente un trucco che non ne facesse una “poveraccia”, bensì una donna
povera ma con un suo fascino. Inoltre la Bolkan girò l’intero film senza mai
vedere gli altri attori. Le sue scene furono infatti girate con la presenza
della sola attrice.
Il film più stracult della serata mi
sembra il fondamentale thriller di Lucio Fulci, ispirato a una storia vera
accaduta poco prima nel Salento, “Non si sevizia così un paperino” con
Florinda Bolkan come una conturbante majara, Barbara Bouchet peccatrice nordica
che adescca i ragazzini, Tomas Milian giornalista, Irene Papas, Marc Porel
prete con non poche turbe. Ancora oggi bellissimo.
Celebre la scena del bambino che vede
Barbara Bouchet nuda, che non era poi un bambino, ma il celebre “nano di
Termini” Domenico Semeraro che fece una brutta fine nella vita, ucciso
dall’amante, e la sua storia venne poi immortalata da Matteo Garrone in
“L’imbalsamatore”. Ma celebre anche la morte atroce di un bambino girato con un
pupazzo di Carlo Rambaldi.
grande, grandissimo film, appena posso lo prendo in blu ray
RispondiEliminaio non l'avevo mai visto, ed è stato una bellissima sorpresa.
Eliminaun crescendo di tensione e mistero, con attori nelle mani di un regista visionario al punto giusto.
buon blu ray, allora :)