un film esplosivo, nel 1972, quando esistevano solo cgil, cisl e uil.
siccome Luciano Salce (un grande regista, i primi due Fantozzi sono suoi, era, ed è, cinema politico, il suo) faceva film che sembravano di (molta) fantasia, ai più sembrava un guitto, in realtà anticipava i tempi.
le burocrazie sindacali che si sono dimenticate di difendere i lavoratori diventano pazze per le azioni di un piccolo, ingenuo, testardo lavoratore col vizio del sindacalismo (oggi diremmo di base).
Lando Buzzanca è perfetto nel ruolo e Renzo Montagnani non è da meno.
un gioiellino da (ri)vedere senza dubbio.
astenersi gli iscritti alla cgil e cisl, le loro coronarie rischierebbero.
a tutti buona visione - Ismaele
QUI
il film completo
Il Sindacalista è un film
con un marcia in più, ti chiedi come mai, da cosa derivi questa
"propulsione", nonostante Landone Buzzanca di
per sé sia un carburante imbattibile; presto detto, si tratta di Luciano Salce alla regia. Ecco che una
commedia che poteva prestarsi a derive facilone, sbrigative se non addirittura
pecorecce, si trasforma in una sottile ed ironica satira sociale, pur poggiata
su un impianto da film comico nelle corde di Buzzanca…
IL
SINDACALISTA fu un film (di ottimo successo) fortemente voluto da Lando
Buzzanca, che desiderava interpretare questo novello Don Chisciotte (parole
sue) pronto a combattere sempre e comunque contro ogni tipo di sopruso
padronale. Assecondato da Renzo Montagnani (ottimo nella parte del padrone
della fabbrica di frigoriferi Tamberletti), Buzzanca recita con straordinaria
convinzione, impersonando alla perfezione il sindacalista indipendente
insofferente nei confronti del capitalismo ma anche - errore - degli stessi
sindacati. Il suo continuo agitarsi e scioperare a oltranza finirà per incastrarlo,
dimostrando quanto sia difficile muoversi nel mondo del lavoro se non si è a
conoscenza delle “regole del gioco”. Così Ravizzi, esaltato dalle molteplici vittorie di facciata, finirà per soccombere.
Bravo il regista Luciano Salce a non insistere esageratamente con il facile
umorismo e bravi anche Castellano e Pipolo, autori di una sceneggiatura
divertente e incisiva al punto giusto. IL SINDACALISTA è il tipico film con
Buzzanca protagonista: a momenti di sane risate alterna interessanti
riflessioni sociali, restando in qualche modo a testimoniare la realtà di
professioni particolari e di situazioni comuni e popolari. La vita nella
fabbrica è resa verosimilmente, le problematiche operaie (pur se solo sfiorate)
sono analizzate con cura e nel complesso il film può dirsi riuscito. Non manca
una certa ripetitività, ma Buzzanca e Montagnani sono una coppia azzeccata e
insieme funzionano molto bene.
da qui
Devastante
interpretazione di Buzzanca che dà al personaggio di "Saverio" furore
e cuore da vendere. Bravi Montagnani e la Biagini. Gli operai in fabbrica sono
tanti e allora spazio a volontà per Franca Scagnetti e company, i manovali di
Cinecittà. Buona la regia di Salce che concede a Buzzanca una soggettiva
onirico-allucinata sul finale.
Possiede
la qualità delle commedie italiane agre: raccontare eventi sociali delicati e
complessi con finta leggerezza. Ovvero: il frontismo sindacale esasperato è la
chiave per scardinare il capitalismo oppure solo l'ingigantimento di un
esasperato individualismo? È allora da preferire l'attendismo col rischio di
scivolare nel compromesso? La sceneggiatura non scioglie tutti i nodi o la fa
superficialmente scadendo, a tratti, nella farsa (il Di Vittorio fantasmatico).
Buzzanca bravo, ma troppo esagitato, più controllato Montagnani.
Saverio e’ uno convinto. Convinto che i lavoratori vadano
difesi ad oltranza e che qualunque mezzo e’ buono pur di ottenere cio’ che lui
ritiene giustizia sociale e la sconfitta dei padroni.
E’ un sindacalista, uno autonomo al quale
persino la "triade" sta stretta e le sue battaglie le combatte da
solo, battaglie spesso inutili e retoriche ma del resto l’importante nella vita
e’ essere coerenti, anche a costo di perdere contatto con le proprie idee.
Ovviamente Saverio ha una nemesi, quel Luigi
Tamperletti titolare della fabbrica nella quale lavora, un imprenditore che
produce, che rischia e capace anche di godersi gli onori oltre agli oneri della
sua impresa, fino al giorno in cui, proprio grazie ai Saverio, capisce che il
gioco non vale piu’ la candela..
Salce controcorrente, persino coraggioso nel
sottolineare le idiosincrasie del sistema, tutto il sistema, giunto a
privilegiare la lotta e a breve le P38, alla ragionevolezza.
Un anno dopo "La classe operaia va in
Paradiso" serviva una bella pernacchia non denigratoria ma liberatoria e
quale miglior faccia se non quella mascellosa di Lando Buzzanca capace di
imprimere al volto del protagonista la giusta mistura di severita’ e nel
contempo goliardia…
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