uno di quei film che non ti fanno smettere di ridere, Luciano Salce ha girato Fantozzi, mica il cinepanettone Le vacanze sulla neve d'Egitto.
nelle sue mani Lino Banfi è un Totò e un Paolo Villaggio, mutatis mutandis.
Lino Banfi è un povero disgraziato che esce di galera, lo accoglie un cugino che cerca di trovargli un lavoro, ma ogni volta qualcosa non funziona.
lasciate ogni pregiudizio, comicità e risate di serie A, promesso.
buona (da morire dal ridere) visione - Ismaele
QUI il film completo
Film che omaggia esplicitamente l'avanspettacolo(dalle gags
al cast che proviene tutto da li',compreso il protagonista assoluto
Banfi),diretto da un regista abbastanza colto che ha l'idea di aprire e
chiudere in maniera metacinematografica.Alcune gags sono fenomenali(i doppi
sensi dello studio dentistico con un Reder che tiene botta egregiamente,gli
uranisti,lui che canta Filomenha,o quella finale che cita espressamente
Chaplin),altre un po'meno ma il tono non è assolutamente becero e solo per
questo dovrebbe essere enormemente rivalutato(si sta riabilitando Pierino che è
decisamente piu'sciatto e piu'becero di questo...).All'epoca fu un incasso clamoroso.....
Non è il primo film di Lino Banfi protagonista, ma è il primo
che possa in qualche modo rientrare nelle commedie “di serie A”. Perché l’ha
diretto Luciano Salce (divertendosi molto, a detta di Banfi), perché i ritmi
comici sono quelli giusti, perché la sceneggiatura esiste e non è solo
abbozzata. L’idea è semplicissima: quella di proporre un Banfi che, appena
uscito dal carcere, va dal cugino Gaetano (Franco Bracardi, il pianista del
Costanzo Show) chiedendogli di trovare lavoro. E tutto il film è in pratica una
serie di sketch dedicati ognuno a un possibile lavoro, al rapporto tra il nuovo
assunto imbranato e il suo padrone. Gustosi i rari intermezzi tra un’occupazione e l’altra,
come il memorabile duetto con Gigi Reder in una sala d’aspetto dentistica
scambiata per una casa d’appuntamenti o quello con Bracardi alle prese con il
classico “gioco dei mimi” (e qui Banfi è davvero un fiume in piena)…
Supportata
dalla meravigliosa sceneggiatura comica di Leoni, l'opera è l'apoteosi della
verve banfiana che mai più toccherà queste vette. La regia di Salce gioca
divinamente con i tempi comici, riuscendo a elevare la forma all'altezza del
contenuto. I coprotagonisti sono di gran pregio (Reder è stupendo nel segmento
migliore) e c'è pure la presenza cult di Mireno Scali. La qualità complessiva è
impressionante e stupisce la quasi totale assenza di cadute di tono. Ci si diverte
con intelligenza e garbo; per il genere una pellicola imprescindibile.
Stracult assoluto, figlio della sagacia di Salce e della bravura
di Banfi (qui in stato di grazia). Alle spalle una buona ricerca nella radici
della nostra comicità. Per qualcuno nulla di originale, per tantissimi un film
mitico, da scompisciarsi.
“Vieni avanti cretino” è un piccolo, grande
cult. Diciamo pure che Fantozzi, nel suo moto di ribellione al feroce
usurpatore Guidobaldo Maria Riccardelli de “Il secondo tragico
Fantozzi", avrebbe potuto annoverarlo senza fallo tra i
cult assoluti del popolo ribelle. O che Marco Giusti, più che una puntata sui
film (s)cult, avrebbe potuto tirarne fuori un’intera stagione. Le motivazioni
sono innumerevoli.
Innanzitutto Banfi è in stato di
grazia. Duetta con numerosi attori (Alfonso Tomas, Michela Miti, Gigi Reder, Luciana
Turina, Franco Bracardi) stabilendo un feeling perfetto con tutti. Ma
soprattutto dà vita ad una serie di gag e battute che sono entrate nel mito.
Che poi, tecnicamente, si possa parlare di umorismo da barzelletta blu, di
sceneggiatura rabberciata (ogni cambio di scena è una sorta di sketch teatrale
a sé stante), oppure di situazioni già viste è tutto vero e sacrosanto. Ma in “Vieni avanti cretino” risiede tutto l’estro e la
bravura di Lino Banfi, nonché uno stile, conferito dal regista Luciano Salce,
che è decisamente fuori dall’ordinario ed inusuale per i filmetti pecorecci
coevi (assistiamo a sottotitoli fumettistici che vorrebbero doppiare lo scambio
di battute in pugliese, un citazionismo fluente, un incipit
meta-cinematografico, un finale surreale)…
Un
Banfi memorabile in una pellicola che esalta le sue doti comiche
"gestuali", oltre che quelle canoniche relative all'uso del suo
pugliese "storpiante". Si ride di gusto per tutto l'arco del film ma
l'episodio del laboratorio in cui Thomas (il dottor Thomas!!!) assume lo zio
Lino per un lavoro "semplice" ha qualcosa di superbo, in un'iperbole
di comicità che nulla ha da invidiare ai grandi comici del passato
Banfi al meglio.
Non c'è ombra di volgarità esplicita(e tutta sottointesa come nel miglior
avanspettacolo)
Da antologia i duetti di Banfi con Alfonso Tomas (l'alienato direttore
della fabbrica di elettronica).
Luciano Salce torna all'avanspettacolo e realizza una frizzante e anomala
commedia basata sull'equivoco e su gag di stampo slapstick.
Quello che mi fa pensare è che tutto
il perbenismo che si scatena attorno ad un film di questo tipo, le reticenze, i
pregiudizi, scomparirebbero o addirittura si convertirebbero in approvazione se
le stesse scene e la produzione fossero USA magari con attori come Eddye Murphy
o Will Smith.
Vieni avanti Cretino è (sempre secondo il mio
modesto parere)un concentrato di pura comicità di idee esileranti e perchè no
di riflessione sociale.
Vi sono ad esempio elementi che trattano, senza
pretese ovviamente, la condizione di alienazione dovuta la lavoro ripetitivo e
logorante come la celeberrima scena con il dottor Thomas.
Bamfi è esplosivo nel gestire le varie situazioni
di coincidenze, sfortune e malintesi che strappano risate grasse e di gusto.
Uno dei capolavori del cinema comico e sicuramente
molto meglio di tanti film da investimenti miliardari (anche italiani) degli
ultimi anni.
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