un padre inaffidabile separato dalla moglie può vedere il figlio solo il giovedì.
e Walter Chiari (Dino) questo giovedì vuole stupire Robertino, un giovedì delle meraviglie.
Robertino vive con la madre (come mai Dino si sia sposato con lei non si capisce, se non perché è rimasta in cinta di Robertino) e la governante, una pesante signorina Rottenmeier.
Dino è un tipo un po' incasinato, capiamo che ha difficoltà a trovare un lavoro e fa il mantenuto, eppure quel giorno sarà indimenticabile per Robertino (e per noi).
non perdetevi questo gioiellino, il miglior film di Walter Chiari.
buona (paterna-filiale) visione - Ismaele
Un bel film di Risi questo,che riesce a cavar fuori da un
attore considerato leggero e prettamente usato per ruoli comici come Walter
Chiari una interessante vena malinconica per tutto l'arco del film. In fondo a
Risi non interessa tanto il bambino,che a dir la verita'è pure piuttosto
antipatico,ne'il suo rapporto col padre,non tratteggiandolo con dovizia di
particolari. Al grande Dino interessa descrivere la figura di un perdente,di uno
arrivato fuori tempo massimo nella vita,uno di quelli che perdono costantemente
il treno della buona occasione e del successo nella vita,un ultraquarantenne
spiantato,che ancora cerca di vendere enciclopedie ma che in realta'vive sulle
spalle della sua donna la quale quando gli propone un lavoro magari modesto ma
dal reddito sicuro viene rampognata con pervicacia.Il finale coincide con la
speranza che questo padre che in realta'sembra piu'infantile del figlio,abbia
messo la testa a posto e accetti il lavoro modesto al posto dei voli pindarici
e delle pietose bugie che aveva raccontato al figlio nel giovedi'in cui gli è
consentito stare insieme a lui,un giovedi'che pare fatto apposta per demolire
tutte le piccole bugie e omissioni che il padre pietosamente racconta per non
sfigurare davanti al bambino....
Buon film che non ha avuto l'accoglienza che avrebbe meritato e
che rappresenta una delle poche valide occasioni colte da Walter Chiari nel
cinema di qualità. L'attore è l'assoluto mattatore di un film che analizza bene
un rapporto padre e figlio a parti invertite, con il figlio forse più maturo
del padre. Buona sceneggiatura, bella caratterizzazione ambientale (siamo nel
pieno del boom economico italiano) per un film pervaso da un'atmosfera
malinconica perfetta per la storia in questione.
Splendido film di Risi in cui padre e figlio ritrovano in una
giornata passata insieme un rapporto speciale. Il rischio di cadere nel
patetico in una storia del genere era altissimo, ma l'esperta mano del regista
riesce a creare un clima di spensierata tristezza in cui Chiari (immenso)
intaglia uno dei suoi migliori personaggi, coadiuvato dal piccolo Ciccolini che
si rivela una spalla perfetta. Confezione raffinata che non trascura i
dettagli, script attento e coinvolgente. Fantastica colonna sonora e un cameo
delle gemelle Kessler. Prezioso!
Il migliore film di Chiari, in un ruolo serio,in una storia
malinconica e amara. Padre separato, da una ex, che si intravede soltanto
ma s'intuisce essere una donna elegante,
raffinata, ricca, con appresso tanto di inflessibile tata tedesca,ha
un figlio che gli è consentito vedere solo il giovedì,lui é il suo omologo
opposto, il classico fallito, da tutti i punti di vista, senza risorse
economiche, malvestito e senza lavoro,un pover'uomo, che ostenta un
benessere economico che non ha,millanta amicizie di rango,ma è invece
puntualmente mortificato e umiliato da quelli che contano, odia il posto fisso
che continuamente cerca di propinargli la compagna, ma che lui rinvia
pateticamente ogni volta, prefererendo vivere da
parassita alle sue spalle.In una simpatica girandola di situazioni, si
confronterà continuamente con il figlio che pur ancora piccolo, è
già più saggio di lui, dopo tante vicissitudini,piccole
incomprensioni,litigi e scontri, troveranno il loro"feeling"
Di grande spessore e profondità il film affonda il coltello in un
piaga sociale molto diffusa,la separazione di due coniugi lascia
indietro spiacevoli strascichi, a carico soprattutto dei figli.La
posizione del bambino è interessante,si capisce che è bene istruito ed educato,
ma gli manca quel pizzico di audace incoscienza,che caratterizza i fanciulli a
quell'età, la briciola di fantasia, la capacità di scherzare e di
giocare, che malgrado tuttti i suoi difetti, il papà riesce a
trasmettergli, con la sua anarchica, immatura e incosciente disinvoltura.
E'un confronto serrato che ha momenti d'ilarità,ma soprattutto di
dolorosa riflessione.
Risi non sbagliava un film.
Il “cinico” Risi firma un film dalle delicate sfumature
cechoviane. Un uomo ai margini della società e marito separato ma che conserva
ancora uno spirito un po’ smargiasso riconquista, grazie alla sua nuda e
indifesa genuinità, l’affetto del figlio che non vedeva da anni durante lo
spazio di un giornata qualunque. Malinconia, pudiche introspezioni, esami di
coscienza sul rapporto padre e figlio e gli abituali emblemi risiani del boom
economico visti in una luce sinistra: la spiaggia che si svuota per un
temporale, l'automobile che rimane senza benzina.
… Il film era una delle creature predilette di Dino Risi (“Voglio
molto bene a Il giovedì: dei piccoli, è
quello che amo di più”), ma, quando uscì in sala nel gennaio del 1964,
venne accolto con tiepidezza e ancora oggi non è strano vederlo trascurato o
spacciato per un prodotto minore. Le ragioni della cecità odierna rimangono un
mistero, un’altra sciocca ripetizione di luoghi comuni; all’epoca, invece,
l’ombra de Il sorpasso (1962), del quale costituisce
una sorta di secondo tempo, no giovò di certo alla sua carriera commerciale,
così come non lo fece il protagonista, nonostante siamo di fronte a una delle
sue prove più straordinarie.
E questo perché, come rifletteva il proprio regista, Chiari
non venne mai identificato come un vero “volto cinematografico”.
La critica non fu all’altezza del suo genio, disdegnandolo criminalmente fino
alla fine, con tanto di Coppa Volpi strappatagli di mano alla Mostra
di Venezia del 1986, un po’ per pressioni della DC, un po’ per
quel voto di Alberto Lattuada, che ne approfittò per saldare un vecchio conto. Ugo Tognazzi,
che avrebbe voluto il ruolo protagonista, disse a Risi: “Con
me, Il giovedì avrebbe avuto
successo”. Sicuramente aveva ragione e sicuramente non è una bella
cosa (e no, non per Tognazzi)…
Esistono film che piombano inesorabilmante nel
dimenticatoio. Film che alla loro uscita non destano che un flebile ricordo che
poco dura, ma che a ben guardare, dopo molti anni, è possibile rivalutare
serenamente e coglierne il senso nonchè l' attualità. E' il caso di questo
azzeccato e grazioso film di Dino Risi del 1964, che ci spiega come due mondi
contrapposti, quello di un padre fallito (Dino Versini), separato dalla moglie
e che si finge ciò che non è, un uomo ricco e di successo, e quello del figlio
Robertino, un obbediente e rigoroso bambino che la madre fa crescere in un
collegio tedesco. L'avvocato che cura la separazione legale della coppia,
decreta il Giovedì quale (unico) giorno in cui Dino può vedere il figlio. Dino
è uno spiantato, vive alle spalle della nuova compagna che lo mantiene e ne
sopporta la vacuità, nonchè la mancanza totale di voglia di lavorare…
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