sabato 5 agosto 2023

Io la conoscevo bene - Antonio Pietrangeli

Adriana lotta per un posto al sole, per il successo, in quegli anni in cui tutto sembra possibile, ma è una ragazza ingenua, incapace di badare a se stessa.

proviene da una famiglia contadina, povera, da cui è fuggita per le sirene e le luci della grande città, commessa in un salone di bellezza, oggetto del desiderio di squallidi uomini, che al mondo non scarseggiano.

di festa in festa, di avventura in avventura, da un ometto all'altro trascina la sua vita in attesa della grande sogno, il successo, la televisione, il cinema, chissà.

due soli uomini non la usano, il bambino di una vicina d'appartamento, e il povero disgraziato Ugo Tognazzi, che non ha neanche le lacrime per piangere.

tutti conoscono Adriana, ma nessuno la conosceva bene.

Stefania Sandrelli gira il suo film perfetto, ma comunque nessuno sfigura, merito di una sceneggiatura potente, di Ettore Scola e Ruggero Maccari, e della miracolosa regia di Antonio Pietrangeli, con una colonna sonora di canzonette perfette.

un film da non perdere, se vi volete bene.

buona (musicale) visione - Ismaele


 

QUI si può vedere il film completo, su Raiplay

 


da alcune recensioni in rete:


Questa sera sono rimasto folgorato dalla straordinaria bellezza di questo film,amato da molti ma,credo,sconosciuto o poco ricordato dalla maggior parte del grande pubblico.Reputo che sia un vero capolavoro e che per questo meriti molto di più,almeno più visibilità.Film dirompente come la sua straordinaria protagonista Stefania Sandrelli che mette qui in mostra una bellezza e una bravura davvero sublimi.Film modernissimo,con una raffinatezza nella fotografia e nel montaggio,nelle ellissi narrative nella sottile ironia e nel sarcasmo strisciante;audace nelle tematiche e nella messa in scena.All'epoca fu accolto con una certa diffidenza dal grande pubblico(nonostante i diversi premi vinti)perché non poteva,a causa proprio della sua modernità,essere fruibile come Il Sorpasso,o altre commedie in voga in quegli anni.Riesce a turbare ancora oggi la fredda spietatezza della vicenda,un ritratto impietoso della società italiana ancora profondamente maschilista e retriva,che nascondeva dietro la nuova opulenza conquistata  tutte le contraddizioni che di li a poco sarebbero inevitabilmente esplose portando alla fine del sogno del boom e a una lunga stagione tragica.Paradossalmente è la purezza della ragazza,la quale concedendosi a tutti forse alla ricerca di tenerezza e comprensione,ormai sentimenti rari,viene irrimediabilmente ferita e usata perché viene considerata per quello che non è ed i soprusi e le prese in giro la trascinano nel tremendo salto nel vuoto finale.Un vuoto che è ancora oggi lo spettro più vicino a noi,nonostante la giovialità degli spot televisivi che ogni giorno ci invitano ad essere felici e a sorridere sempre.

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PICCOLA STORIA IGNOBILE

Una giovane donna senza qualità sfiora la vita al suono delle canzonette. Tutto le scappa tra le dita “Mani bucate” e alla fine si ritrova sola in un silenzio raggelante. La noia estiva di una brutta località balneare, le infatuazioni occasionali, il tentativo di fare strada nel mondo dello spettacolo ma senza il cinismo ne l’ambizione necessari, sono le tappe di un calvario che si consuma nella più completa indifferenza. Nell’incarnazione di S. Sandrelli il ritratto ha una persistenza straordinaria. In sequenze che si succedono senza un ferreo ordine cronologico emerge, spesso per contrasto, la fragile bellezza, la sensibilità senza nerbo di una giovane vita destinata a passare senza lasciare tracce. Gli attori coinvolti ci hanno lasciato grandi prove anche in parti minime. Bellissimo, lancinante “Io la conoscevo bene” è un capolavoro.


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Adriana è una giovane aspirante attrice che prova ad affermarsi nella Roma cinematografica dei ’60. La sua bellezza e la sua disponibilità la fa incappare in una serie di avventure con amanti occasionali. Il mondo del cinema e i suoi ambigui personaggi si prendono gioco di lei e presto si accorgerà, nella solitudine del suo appartamento, della sua irrimediabile sconfitta.

Il film di Pietrangeli è anche un atto di accusa esplicito ad un sottobosco brulicante di mezze maniche che si arrabatta nella grande arena dello spettacolo a sbarcare il lunario utilizzando l’ingenuità e il desiderio di emergere della miriade di aspiranti attori e attrici. Ritroviamo il talent scout affamato e furbacchione, un Nino Manfredi a proprio agio e sempre dentro una umanità esibita, ma soprattutto ritroviamo Ugo Tognazzi. Una poco più che breve apparizione che segna tutto il film, illuminando con il suo fallimento artistico, nella patetica sequenza che lo vede protagonista, di luce malinconica il panorama piuttosto tetro che si offre ai nostri occhi. Un mondo che, moltiplicato nelle sue varianti infinite ritroviamo negli svariati mondi del nostro frammentato universo quotidiano.

È Stefania Sandrelli, in giovane età, a dare volto e forma alla complessità del personaggio di Adriana, così sfuggente, malinconico, e che solo uno dei suoi amanti sembra dipingere con perfetta consequenzialità, quando scrive in un racconto che non verrà mai pubblicato una descrizione di una ipotetica Milena che sembra calzare alla perfezione, invece, su Adriana. È questo personaggio così docile e superficiale, istintivo e fiducioso e in questo senso Adriana non è molto distante da Pina, l’ingenuo personaggio di La visita, mirabilmente abitato da Sandra Milo.

Pietrangeli sembra sfuggire da una attualità così forte e stringente come era quella di quegli anni, in cui si manifestavano fortemente le prime tensioni di un’epoca che avrebbe segnato la cosiddetta emancipazione femminile. Il suo film (il suo cinema?) si pone in una corrente differente, è interessato allo scandaglio dell’anima, piuttosto che a quello delle anime collettive.

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Tristissimo, non solo per la storia in sè ma perché la società odierna si può specchiare, immota ed immutata, in quella di allora. La descrizione di certe mentalità e del mondo dello spettacolo (con tutta la fauna che lo popola) è perfetta. Storia non lineare ma con un buon ritmo e diversi momenti che restano nella memoria. Brava la Sandrelli ma con un cast "secondario" così ricco è logico che la scena gli venga rubata più di una volta. Tipico esempio di come eravamo bravi a fare buon cinema con poco o nulla. Sì...eravamo, purtroppo.

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Storia di una donna in cerca di successo nel mondo dello spettacolo, che indugia sulla sua ingenuità, sinonimo purtroppo di fallimento. Stefania Sandrelli è splendida, danzante a piedi nudi con il 45 giri che suona o impreziosita da lunghi abiti da cocktail. E' inquietante quando cancella le tracce di trucco che dagli occhi scivolano sulle gote con un bel sorriso, reprimendo il senso di sconfitta che l'ammorba. Anche Tognazzi è maschera triste, derelitta, priva di speranza. Un film sulla mestizia umana. Un esempio di lirismo d'autore....


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In un'Italia nella parabola da sbornia di miracolo economico appare Adriana, un simbolo; ovvero una cosa che sta al posto di un'altra cosa. Nessuno è autorizzato a dire di conoscerla bene: è qui, infatti, che le acque si intorbidano. Pietrangeli gira con grazia, acutezza, sensibilità; l'espressione plastica ammalia (inquadrature, sequenze, primi piani, danze della cinepresa). Folgoranti gli sguardi in macchina della Sandrelli (scelta formale decisiva); incisivo il florilegio di canzoni, formidabili certe figure ancillari (Tognazzi, Salerno)...

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Riguardoso, sottile, partecipe analizzatore dell'evoluzione del femminino nella società italiana del dopoguerra, Pietrangeli filma il suo capolavoro. Storia d'una "ragazza in carriera" modernissima e al contempo parabola cupissima, in forma di Commedia lieve, sulle miserie che il boom economico si portava dietro in termini di mercificazione dei rapporti umani. Scritta mirabilmente dal regista coi fidi Scola e Maccari, Adriana è "personificata" dall'attrice più "avanti" del cinema italiano: le fan coorte uno stuolo di figure maschili da manuale. Splendido...


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questo è un film che rimane impresso nella memoria,un ritratto di un epoca e di una donna stritolata da un presente poco gratificante impossbilitata a vivere il futuro di successi a cui aspirava.Una piccola notazione sul ruolo di Tognazzi:in pochi minuti il suo guitto fallito che alla festa improvvisa un ballo squallido per il ludibrio di tutti i presenti rischiando quasi l'infarto e il suo pregare l'ex amico ora attore famoso(Salerno) di trovargli un lavor anche come autista è forse l'accusa più forte al mondo dorato dello spettacolo.Un patetico uomo che si deve umiliare ferocemente per barcamenarsi nel suo mondo di sogni infranti...


 

 

 

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