Adriana lotta per un posto al sole, per il successo, in quegli anni in cui tutto sembra possibile, ma
proviene da una famiglia contadina, povera, da cui è fuggita per le sirene e le luci della grande città, commessa in un salone di bellezza, oggetto del desiderio di squallidi uomini, che al mondo non scarseggiano.
di festa in festa, di avventura in avventura, da un ometto all'altro trascina la sua vita in attesa della grande sogno, il successo, la televisione, il cinema, chissà.
due soli uomini non la usano, il bambino di una vicina d'appartamento, e il povero disgraziato Ugo Tognazzi, che non ha neanche le lacrime per piangere.
tutti conoscono Adriana, ma nessuno la conosceva bene.
Stefania Sandrelli gira il suo film perfetto, ma comunque nessuno sfigura, merito di una sceneggiatura potente, di Ettore Scola e Ruggero Maccari, e della miracolosa regia di Antonio Pietrangeli, con una colonna sonora di canzonette perfette.
un film da non perdere, se vi volete bene.
buona (musicale) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo, su
Raiplay
da alcune recensioni in rete:
Questa sera sono rimasto folgorato dalla straordinaria
bellezza di questo film,amato da molti ma,credo,sconosciuto o poco ricordato
dalla maggior parte del grande pubblico.Reputo che sia un vero capolavoro e che
per questo meriti molto di più,almeno più visibilità.Film dirompente come la
sua straordinaria protagonista Stefania Sandrelli che mette qui in mostra una
bellezza e una bravura davvero sublimi.Film modernissimo,con una raffinatezza
nella fotografia e nel montaggio,nelle ellissi narrative nella sottile ironia e
nel sarcasmo strisciante;audace nelle tematiche e nella messa in
scena.All'epoca fu accolto con una certa diffidenza dal grande
pubblico(nonostante i diversi premi vinti)perché non poteva,a causa proprio
della sua modernità,essere fruibile come Il Sorpasso,o altre commedie in voga
in quegli anni.Riesce a turbare ancora oggi la fredda spietatezza della
vicenda,un ritratto impietoso della società italiana ancora profondamente
maschilista e retriva,che nascondeva dietro la nuova opulenza conquistata
tutte le contraddizioni che di li a poco sarebbero inevitabilmente
esplose portando alla fine del sogno del boom e a una lunga stagione
tragica.Paradossalmente è la purezza della ragazza,la quale concedendosi a
tutti forse alla ricerca di tenerezza e comprensione,ormai sentimenti
rari,viene irrimediabilmente ferita e usata perché viene considerata per quello
che non è ed i soprusi e le prese in giro la trascinano nel tremendo salto nel
vuoto finale.Un vuoto che è ancora oggi lo spettro più vicino a noi,nonostante
la giovialità degli spot televisivi che ogni giorno ci invitano ad essere
felici e a sorridere sempre.
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PICCOLA STORIA IGNOBILE
Una giovane donna senza qualità sfiora la vita
al suono delle canzonette. Tutto le scappa tra le dita “Mani bucate” e alla
fine si ritrova sola in un silenzio raggelante. La noia estiva di una brutta
località balneare, le infatuazioni occasionali, il tentativo di fare strada nel
mondo dello spettacolo ma senza il cinismo ne l’ambizione necessari, sono le
tappe di un calvario che si consuma nella più completa indifferenza.
Nell’incarnazione di S. Sandrelli il ritratto ha una persistenza straordinaria.
In sequenze che si succedono senza un ferreo ordine cronologico emerge, spesso
per contrasto, la fragile bellezza, la sensibilità senza nerbo di una giovane
vita destinata a passare senza lasciare tracce. Gli attori coinvolti ci hanno
lasciato grandi prove anche in parti minime. Bellissimo, lancinante “Io la
conoscevo bene” è un capolavoro.
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…Adriana è una giovane
aspirante attrice che prova ad affermarsi nella Roma cinematografica dei ’60.
La sua bellezza e la sua disponibilità la fa incappare in una serie di
avventure con amanti occasionali. Il mondo del cinema e i suoi ambigui
personaggi si prendono gioco di lei e presto si accorgerà, nella solitudine del
suo appartamento, della sua irrimediabile sconfitta.
Il film di Pietrangeli
è anche un atto di accusa esplicito ad un sottobosco brulicante di mezze
maniche che si arrabatta nella grande arena dello spettacolo a sbarcare il
lunario utilizzando l’ingenuità e il desiderio di emergere della miriade di
aspiranti attori e attrici. Ritroviamo il talent scout affamato e furbacchione,
un Nino Manfredi a proprio agio e sempre dentro una umanità esibita, ma
soprattutto ritroviamo Ugo Tognazzi. Una poco più che breve apparizione che
segna tutto il film, illuminando con il suo fallimento artistico, nella
patetica sequenza che lo vede protagonista, di luce malinconica il panorama
piuttosto tetro che si offre ai nostri occhi. Un mondo che, moltiplicato nelle
sue varianti infinite ritroviamo negli svariati mondi del nostro frammentato
universo quotidiano.
È Stefania Sandrelli,
in giovane età, a dare volto e forma alla complessità del personaggio di
Adriana, così sfuggente, malinconico, e che solo uno dei suoi amanti sembra
dipingere con perfetta consequenzialità, quando scrive in un racconto che non
verrà mai pubblicato una descrizione di una ipotetica Milena che sembra calzare
alla perfezione, invece, su Adriana. È questo personaggio così docile e
superficiale, istintivo e fiducioso e in questo senso Adriana non è molto
distante da Pina, l’ingenuo personaggio di La visita, mirabilmente abitato
da Sandra Milo.
Pietrangeli sembra
sfuggire da una attualità così forte e stringente come era quella di quegli
anni, in cui si manifestavano fortemente le prime tensioni di un’epoca che
avrebbe segnato la cosiddetta emancipazione femminile. Il suo film (il suo
cinema?) si pone in una corrente differente, è interessato allo scandaglio
dell’anima, piuttosto che a quello delle anime collettive.
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Tristissimo, non solo per la storia in sè ma perché la società odierna si
può specchiare, immota ed immutata, in quella di allora. La descrizione di
certe mentalità e del mondo dello spettacolo (con tutta la fauna che lo popola)
è perfetta. Storia non lineare ma con un buon ritmo e diversi momenti che
restano nella memoria. Brava la Sandrelli ma con un cast "secondario"
così ricco è logico che la scena gli venga rubata più di una volta. Tipico
esempio di come eravamo bravi a fare buon cinema con poco o nulla.
Sì...eravamo, purtroppo.
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Storia di una donna in cerca di successo nel mondo dello spettacolo, che
indugia sulla sua ingenuità, sinonimo purtroppo di fallimento. Stefania
Sandrelli è splendida, danzante a piedi nudi con il 45 giri che suona o
impreziosita da lunghi abiti da cocktail. E' inquietante quando cancella le
tracce di trucco che dagli occhi scivolano sulle gote con un bel sorriso,
reprimendo il senso di sconfitta che l'ammorba. Anche Tognazzi è maschera
triste, derelitta, priva di speranza. Un film sulla mestizia umana. Un esempio
di lirismo d'autore....
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In un'Italia nella parabola da sbornia di miracolo economico appare
Adriana, un simbolo; ovvero una cosa che sta al posto di un'altra cosa. Nessuno
è autorizzato a dire di conoscerla bene: è qui, infatti, che le acque si
intorbidano. Pietrangeli gira con grazia, acutezza, sensibilità; l'espressione
plastica ammalia (inquadrature, sequenze, primi piani, danze della cinepresa).
Folgoranti gli sguardi in macchina della Sandrelli (scelta formale decisiva);
incisivo il florilegio di canzoni, formidabili certe figure ancillari
(Tognazzi, Salerno)...
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Riguardoso, sottile, partecipe analizzatore dell'evoluzione del femminino
nella società italiana del dopoguerra, Pietrangeli filma il suo capolavoro.
Storia d'una "ragazza in carriera" modernissima e al contempo
parabola cupissima, in forma di Commedia lieve, sulle miserie che il boom
economico si portava dietro in termini di mercificazione dei rapporti umani.
Scritta mirabilmente dal regista coi fidi Scola e Maccari, Adriana è
"personificata" dall'attrice più "avanti" del cinema
italiano: le fan coorte uno stuolo di figure maschili da manuale. Splendido...
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…questo è un film che rimane impresso nella
memoria,un ritratto di un epoca e di una donna stritolata da un presente poco
gratificante impossbilitata a vivere il futuro di successi a cui aspirava.Una
piccola notazione sul ruolo di Tognazzi:in pochi minuti il suo guitto fallito
che alla festa improvvisa un ballo squallido per il ludibrio di tutti i
presenti rischiando quasi l'infarto e il suo pregare l'ex amico ora attore
famoso(Salerno) di trovargli un lavor anche come autista è forse l'accusa più
forte al mondo dorato dello spettacolo.Un patetico uomo che si deve umiliare
ferocemente per barcamenarsi nel suo mondo di sogni infranti...
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