una storia d'amore, d'acqua, di rischio, di vita e di morte.
James e Danielle s'incontrano in Normandia e va da sè che s'innamorano.
poi succede di tutto, nessuno sa niente dell'altro, ma non smettono di pensarsi,
buona (acquatica) visione - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
…Wim Wenders ha sempre sondato l’abisso
(in)visibile dei sentimenti umani, concependo le proprie immagini come il falso movimento necessario per dar forma proprio a quelle
dimensioni interiori. Da questo punto di vista Submergence è un film intimamente wendersiano:
produzione e cast internazionale, stile e referenze transnazionali, tematiche
universali che ci immergono nella storia recente. Tra la perturbante alienità
dei fondamentalisti che rapiscono James e la ricerca dell’origine della vita
che risucchia Danielle (quindi tra l’oblio della storia e il buio dell’oceano)
scocca una scintilla di luce in quel semplice incontro amoroso. Un fantasma di
memoria che torna ossessivamente nel fuori campo delle loro vite: il cinema si
configura quindi come tempo sospeso e dilatato che impasta le immagini di Alain
Resnais con quelle di David Lean, gli umori di Nicholas Ray con quelli di
Terrence Malick…
…Submergence è diviso abbastanza brutalmente
in due tronchi. L'innamoranento:
unità di spazio e tempo, monologhi, piani sequenza; l'allontamento: distanze
spaziali e temporali, montaggio alternato, movimento e azione. La prima parte è forse la migliore: il
centro sono i corpi dei due attori protagonisti, convintissimi e fisicamente
votati alla causa, probabilmente motivati dalla presenza stessa del veterano in
regia. Wenders ritrae lo svilupparsi del rapporto tra i due interessanti
personaggi attraverso primi piani sinuosi e patinati, lunghe scene di confronto
e dialogo. Poi l'idillio finisce, e il film cambia ancora.
La seconda parte è
cinematograficamente forse più interessante, ma meno potente: Dani recede al ruolo di Penelope in
attesa, e il film vira su una svolta politica piuttosto pretestuosa. Troppi
cliché, troppa insistenza sulle sequenze di James e del suo conflittuale
rapporto con terroristi da cartolina. Ampio spazio, invece, lo acquistano le
riflessioni tra il mistico e il naturalista di Wenders:
affidandosi quasi esclusivamente a inquadrature mute e stacchi di raccordo
(superando in questo senso la tentazione dei flussi di coscienza malickiani),
vediamo colmarsi la distanza di personaggi, di anime e di mondi (l'Europa
civilizzata e l'Africa sanguinaria) attraverso il
contatto con elementi primari quali luce, sole, rocce; e ovviamente l'acqua, centrale fin dal titolo, nel
suo eterno doppio ruolo di Madre generatrice e mortifero oblio uterino. E'
questo brodo primordiale dell'umanità, in cui Dani intende immergersi per
trovare l'origine della vita, che si rivelerà il tramite tra i due amanti oltre
lo spazio e il tempo.
L'occhio
personale del regista rende in fin dei conti impossibile scambiare il
film con un prodotto di largo consumo. Poco oltre non si va, ma l'anima di Wenders è presente, e il suo sguardo
pure.
Per sommi capi si potrebbe definire una storia d’amore tra due
persone fuori dal comune che si troveranno forzatamente a subire il dolore
della lontananza. Wenders innesta, al classico film sentimentale, una storia di
spionaggio, con McAvoy rapito dai jihadisti e tenuto a marcire in una
fatiscente cella. Le due parti riescono perfettamente a intersecarsi, creando
una pellicola originale, con dialoghi ficcanti e una fotografia di assoluto
valore. La Vikander e McAvoy formano una affiatata coppia di protagonisti,
dimostrando tutta la loro bravura.
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