una piccola storia di amore e dolore.
Sandra (interpretata da Lea Seydoux) ha un padre che sta perdendo molti colpi (interpretato da Pascal Greggory), una bambina e una storia d'amore nascente.
Pascal Greggory è eccezionale, così bravo che non sai se è un attore che interpreta un vecchio malato, o se interpreta se stesso, e Lea Seydoux è sempre più brava.
buona (dolente) visione - Ismaele
ps: nel 2021 è apparso E' andato tutto bene, un bel film di François Ozon, i protagonisti erano un vecchio alla fine della vita e le figlie che dovevano soddisfare le ultime volontà del padre.
…Mia Hansen-Løve continua insomma il suo percorso in cui
sembra adoperare il cinema come strumento di una archiviazione in progress di
emozioni autobiografiche appuntate in forma di catalogo d’immagini: questa
opera di razionalizzazione la tiene di sicuro al riparo dalle trappole facili
delle storie sulle malattie terminali dei nostri cari (emblematica la sequenza
del recital canoro nel centro anziani a cui la protagonista si sottrae con
decisione), ma allo stesso tempo conferma la tendenza di questo cinema a una
posizione di sottrazione che alla lunga può diventare frustrante per la materia
stessa del racconto (qui ne subiscono le conseguenze soprattutto le figure di
contorno, o le storie sullo sfondo come la famiglia “ufficiale” di Clément).
Il paradosso di uno sforzo così dichiarato
sull’autocontrollo (anche formale, con una regia votata al minimalismo) è che
potrebbe sembrare approntato a difesa di una latente indecisione sulla strada
da prendere, sulla posizione da assumere: ma d’altra parte, anche questo è
probabilmente un raddoppio sulla situazione di stallo e torpore esistenziale in
cui rimane perennemente incastrata la protagonista.
…Attinge a sé e alla propria storia, Mia Hansen-Løve, ed è questo a
tutti gli effetti a smarcare il suo approccio alla regia e alla narrazione da
quel sentore di snobismo bo-bo che con
così tanta continuità appare all’interno dell’industria cinematografica
francese. Al Festival di Cannes 2022 viene naturale porre Un bel mattino in relazione, ma anche in
contrapposizione, a Frère et Sœur di
Arnaud Desplechin – presentato invece nel concorso principale. Là dove il
sentore di artefatto, la costruzione del dramma nella Francia colta e nobile (e quindi atta all’arte, cui è stata
prontamente educata), e il non detto pruriginoso deflagrano nel film di
Desplechin, trascinandolo verso acque a dir poco limacciose, è proprio la
volontà di Hansen-Løve di prendere spunto dal proprio dolore intimo e privato a
garantire nitidezza e purezza di sguardo alla vicenda di Sandra e della sua
famiglia. Il vezzo borghese ovviamente non viene meno, ma è qui raccontato con
grande partecipazione, con una sincerità del lutto – lutto
prima della morte, perché la perdita della mente è già di suo perdita della
vita, in una certa misura – che non lascia indifferenti. Si partecipa alla
fatica del vivere di Sandra, alla sua routine costruita sulla cura del padre,
il rapporto con la sorella e la madre, il dialogo con i medici, la crescita
della figlia, l’innamoramento progressivo per Clément, amico da una vita – e a
sua volta accasato con prole. Con delicatezza e una profonda adesione empatica
ai propri personaggi Hansen-Løve non cerca la verità attraverso
il cinema ma spera di riuscire a trovare nella verità della
propria vita – pur ovviamente assai romanzata e riscritta, non si tratta certo
di un cine-diario – il senso di agire nel cinema, e di creare narrazione.
Sandra è una traduttrice, come si è già scritto, Clément un
cosmochimico (come tiene a specificare ogni volta che viene definito come
astrofisico); la loro relazione è appassionata, ma forse fragile. Fragile come
le immagini della regista, che come d’abitudine non cerca mai l’effetto, né una
particolare costruzione nella messa in scena. Fragile come una quotidianità che
può essere sconvolta da un esame medico, da una gamba che fa male, da un
messaggio non inviato. Un bel mattino torna
a una narrazione rarefatta, affidata a situazioni semplici e comuni, e a
rapporti umani in continua progressiva evoluzione. Léa Seydoux, come al solito
splendida protagonista, è perfetta nella rappresentazione di una donna sperduta
e solare, affaticata dal vivere ma ancora pronta a perdersi di fronte al cielo
che sovrasta Montmartre, e Parigi tutta. Potrà anche essere una cineasta
borghese, Mia Hansen-Løve, ma preferisce la semplicità all’affabulazione, la naturalezza
all’astrazione puerilmente colta. E perdersi nella sua memoria non è mai banale.
…Il film, semplice e lineare, ma intenso e mai lezioso, brilla anche
grazie alla sua protagonista assoluta Lea Seydoux,
sensuale ed erotica custode di una purezza che la trasforma in eroina della
quotidianità.
Una complessa figura di donna che riesce a conferire al suo
tormentato, ma anche tenace, personaggio una forza ed una delicatezza che non
si elidono, ma riescono ad arricchirsi di una stoicità degna di un’ eroina
contemporanea e che la costringe anche a farsi carico, tra gli altri crucci, di
decisioni cruciali da prendere, a beneficio di propri cari non in grado di
scegliere autonomamente.
La affianca un volitivo e sempre più lanciato Melvil Poupaud nei panni del fisico che torna
ad amare Sandra, mentre il bravissimo Pascal Greggory e
la dinamica Nicole Garcia vestono i
panni dei genitori separati della protagonista.
…Con un film ancora più maturo dei
precedenti, Mia Hansen-Løve ci mostra come il suo cinema sia un tutt'uno tra la
riflessione sulle immagini e la vita, tra il trovare la giusta posizione della
macchina da presa e la giusta distanza dall'autobiografia. Perché la storia
della malattia di Georg è la storia del padre della regista, così come dal suo
vissuto prendevano corpo Un amour de jeunesse e Bergman Island. La scelta di fare i film non soltanto
come possibilità di espressione, ma per dare forma a un ricordo attraverso la
finzione, con tutta la fatica che questo comporta; un gesto che non si può
separare dalla vita. Chissà se anche il padre di Mia Hansen-Løve, nella
consapevolezza della sua malattia, pensava a un'autobiografia dal titolo così
rigoroso e dolce: An einem schönen Morgen;
tradotto, Un beau matin.
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