una bellissima colonna musicale, di un certo Ennio Morricone, accompagna tutta la storia.
Joss (Jean-Paul Belmondo) è un agente segreto con un compito importante, quello di ammazzare un capo di stato africano, assassinio per gli interessi della Francia.
lo scoprono e lo condannano ai lavori forzati, ma dopo due anni riesce a fuggire e torna in patria.
Joss vuole adempiere il suo incarico e fa i salti mortali per raggiungere i suoi scopi.
nei titoli di coda veniamo a sapere che Belmondo non ha controfigure, fa tutto lui!
un film da non perdere, per chi si vuol bene.
buona (sorprendente) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo, su Raiplay
Questo film è un classico esempio di come in Francia riescano
a sfornare prodotti di intrattenimento di elevata qualita'e di solido
professionismo.Qui il personaggio di Joss sembra il fratello maggiore di Rambo
in cui la citta'sostituisce la foresta ed è un veicolo perfetto per le
innumerevoli qualita'dell'ancora atletico Belmondo nonostante sia nei dintorni
delle 50 primavere.Qui è un agente segreto che deve compiere una missione
impossibile lasciata'a meta' due anni prima.Se leviamo l'assunto che è
veramente incredibile(come si fa da soli a uccidere un capo di Stato in
Francia?)non possiamo che guardare con ammirazione le belle sequenze
d'azione,le varie trovate registiche e i trucchi ingegnosi che Joss usa.C'è un
rimescolamento dei ruoli in cui si parteggia per quello che dovrebbe essere il
criminale mentre l'immagine data dei poliziotti è volutamente sgradevole(con un
cattivissimo Robert Hossein fatto fuori in un duello stile western che ci
potevano risparmiare).Il finale è un classico atto d'accusa degli affari
sporchi nelle alte sfere.....
Se
si è disposti a sorvolare sulle ingenuità disseminate nella sceneggiatura
(quasi obbligatorie, dato il genere) non si può non apprezzare questo thriller
capace di coniugare il puro intrattenimento con una qualità decisamente
elevata. Lautner e Belmondo non lo ricordano volentieri, eppure il primo dirige
in modo impeccabile, il secondo è perfetto in un ruolo che sembra fatto apposta
per lui. Aggiungiamo un buon cast di contorno e una notevole colonna sonora di
Morricone e il quadro è completo. Finale inaspettatamente amaro, ma coerente.
Qualcuno potrà dire: “puro intrattenimento”, certo, ma di
altissima qualità. Grande successo di pubblico alla sua uscita in Francia, il
film può vantare non pochi meriti. In primo luogo, una sceneggiatura senza
tempi morti, che passa mirabilmente dal genere avventura, al thriller, al
gangsters movie, alla commedia, alla denuncia politica e altro ancora.
Jean-Paul Belmondo è aiutato da un ruolo scritto su misura per lui: sornione,
simpatico, duro e tenero, coraggioso, atletico… Si tratta senza dubbio di uno
dei suoi personaggi migliori in assoluto. Accanto a lui, non demeritano uno
splendido Robert Hossein, nella parte del cinico commissario, Jean-Louis
Richard, lo splendido Daxiat dell’”ultimo metro” di Truffaut, Jean Desailly,
altro attore truffauttiano, nel ruolo del ministro vile e ambiguo. Il finale
del film è triste, quasi commovente, anche in virtù di uno dei temi musicali
più riusciti di Ennio Morricone.
Senza voler pretendere da questo film ciò che non si propone,
siamo in presenza di un piccolo capolavoro per niente datato, anzi! Molteplici
temi sfiorati con garbo: l'ipocrisia dei politici, il tradimento degli amici,
la genuinità di chi viene "scartato" dalla società bene, il sadismo
di chi dovrebbe ripristinare l'ordine... E poi scenarsi diversissimi,
dall'Africa a Parigi, dai salotti agli inseguimenti in auto, da cupe carceri a
ville sfarzose: su tutto la sublime interpretazione di Belmondo, agente segreto
disincantato ma non troppo. Colonna sonora impossibile da scordare!
Film dal piglio grintoso raro, esso fu la terza
collaborazione tra Georges Lautner, all'ora all'apice del successo
registico non solo nel poliziesco e nel gangster ma anche nelle
commedie, e il suo interprete iconico appunto Jean-Paul Belmondo, il quale
aveva anch'egli raggiunto il culmine della propria popolarità,
raggiungendo il suo più vicino rivale, Alain Delon. Le precedenti collaborazioni
di Belmondo con Lautner - “Poliziotto o canaglia”(Flic ou Voyou)(1978) e “Il
Piccione di piazza san Marco” (Le Guignol) (1979) - erano stati polizieschi
d'azione sì, ma con una più forte connotazione ironica, mentre “Le
Professionnel” sarebbe stato qualcosa di completamente diverso, un pòlar
thriller d'azione grintosissimo, con alcune scene di combattimento
selvaggiamente realistiche, spettacolari. Inseguimenti automobilistici (cosa
che era diventato di rigore nei film di Belmondo a partire dai primi anni '70, almeno
dallo strepitoso “Gli Scassinatori”[Le Casse][1971] con Omar Sharif, sempre di
Verneuil) e un finale così triste che difficilmente si sarebbe potuto legarlo a
momenti leggeri, che ne fanno nel complesso un film molto più nero e
pessimista di quanto si tenderebbe ad associare sia con Lautner che con
Belmondo.
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