il film inizia con un padre (Luca Marinelli) incapace, inadatto e stupido, e una figlia (Juli Grabenhenrich) confusa che vuole trovare un padre, non uno stupido.
in due giorni il padre trova una figlia e la figlia trova il padre.
una brava regista (che è anche compagna di Luca Marinelli), pochi interpreti, ma tutti bravissimi, la bambina e la figlia piccola, sopra tutti.
Luca Marinelli ha un ruolo scomodo e difficile, e fa un'ottima figura, nella sua storia di padre assente per 15 anni.
commovente il ruolo di Edoardo, un ragazzo che ha problemi con il padre, come Leo, e forse per questo non possono non andare d'accordo.
un piccolo film che merita.
buona (paternale e filiale) visione - Ismaele
E’ noto come spesso, nelle situazioni di
tensione familiare o di stallo emotivo, i bambini più piccoli siano in grado di
assumere la leadership del momento, portando gli adulti a prendere decisioni e
a smuovere incertezze nell’arco di pochi attimi, quando i piccoli assumono
senza esitazioni un comportamento deciso e diretto: ed è esattamente quello che
accade, nel bell’esordio di Alissa Jung, all’interno delle sequenze che
coinvolgono la bimba Emilia. Il padre, Paolo, gestisce una struttura su di una
spiaggia dell’Emilia Romagna, dove vive, tra il capanno e il camper: siamo in
inverno, il litorale è deserto e una mareggiata ha anche lasciato un po’ di
danni al chioschetto. Ed ecco che a casa di papà Paolo appare una adolescente
tedesca, Leo (Juli Grabenhenrich, che dona al personaggio un bel carattere
netto), mai vista prima: chi sarà? Mentre Paolo e l’ex-compagna Valeria (madre
di Emilia) sembrano spaesati e innervositi, la bambina non ha dubbi: Leo dovrà
giocare con loro, fare colazione con loro, accompagnarla in una corsa
incosciente in pineta.
Il motivo per cui Paolo è così infastidito
dall’arrivo di Leo, la quale è partita di nascosto dal suo appartamento di
Berlino per arrivare ad incontrarlo, è che la ragazza è la figlia “segreta”
dell’uomo, avuta a 21 anni, abbandonata e mai reincontrata fino ad ora. Come
farà questo solitario surfer amante del mare adesso a conciliare le sue due
vite?...
…Proprio per via della sua natura narrativa, non si
sbaglia nel parlare di Paternal Leave come di un
"kammerspiel" a pieno titolo. Quantomeno in termini spirituali.
Perché se è vero che l'opera di Jung si caratterizza di riprese in esterna –
principalmente nei paesaggi invernali a perdita d'occhio di una fredda ma
accogliente Marina Romea – è la cura registica della giovane ma
già matura autrice a dare al racconto una certa natura "da camera"
nel concatenamento di immagini intime e asciutte, di colori opachi in
luce tenue che raccontano dell'incontro di vite tra Leo e Paolo.
Un legame fragile che prova a rinascere tra valanghe di
domande pre-impostate, crostatine, cornetti e fenicotteri rosa, per poi essere
messo a nudo dal caso chirurgicamente calcolato della sceneggiatura di Jung nel
tumulto esplosivo di un dolore silenziato per anni che va, infine, a traboccare
in tutta la sua violenza. In una cura emotiva rievocativa, nelle atmosfere, del
Wim Wenders di Alice nelle città e Paris, Texas, Paternal
Leave mette di fronte, l'uno all'altro, Leo e Paolo, prima
facendo scoprire ai due come sono più le similitudini ad accomunarli che non le
differenze a separarli, per poi sbattere loro in faccia un'universale verità
taciuta dell'umanità: sempre, ma non spesso, è la vita che sceglie per noi…
…Jung firma un dramma familiare a
tratti molto duro, con un padre che si ostina a ricadere nell'errore e
nascondere a tutti questa figlia ritrovata e il dolore di quest'ultima, che
sente tutto il peso dell'impropria etichetta dell'errore. Ma anziché firmare un
film "camera e cucina", la regista ha il merito di far respirare i
suoi personaggi, e il pubblico con loro, attraverso campi lunghi, panorami
ampi, spazi romagnoli in cui perdersi con lo sguardo, come fanno in diverse
scene i protagonisti, gettando lo sguardo verso il mare o i fenicotteri.
Pur essendoci altri personaggi significativi nel mezzo, come il fattorino
Edoardo (Arturo Gabbriellini) che fa da compagnia e da spalla alla
protagonista, condividendo con lei le difficoltà con la figura paterna, il focus
del film sta tutto nella relazione a due tra figlia e padre, imperfetta,
difettosa, frangibile che sa trovare la sua verità taciuta - e la sua emozione
- in un abbraccio insperato.
Guai ad alzarsi ai titoli di coda: oltre alle foto di backstage, c'è la voce di
Marinelli che delizia il pubblico interpretando il poetico brano di Giorgio Poi
"Solo per gioco" che racchiude bene il senso del film: "E tutte
le paure/ Certo spariranno in un momento/ E ridere per questo/ Vivere per
questo, diventare questo".
…La Jung toglie,
non aggiunge. Ci risparmia digressioni, spiegazioni estemporanee e si concentra sul presente. I gesti, gli sguardi e
i silenzi sono protagonisti. E dall’interpretazione meravigliosa
dei protagonisti traspira tenerezza.
La storia pregressa di
Leo e di suo padre, Paolo, viene taciuta,
appena accennata. Si entra così, in medias res,
nelle vite di due (neo)adulti sorpresi dallo stesso bisogno d’amore.
È un film che non si chiude, non si risolve, ma lascia libera
interpretazione – tuttavia propendente all’ottimismo –
anche sul finale. Alcuni aspetti sono chiaramente intuibili, ma non vengono forniti dettagli: Paolo ha un passato particolare e, indubbiamente, fatica a trovare un equilibrio nella sua vita e nei rapporti che
intesse con gli altri, e ciò si riflette inevitabilmente anche nel suo stile di vita.
È un dramma,
quello di Paternal Leave, che si
mostra duro, per quanto spoglio,
e decisamente reale. Anche
se non ha più 21 anni, Paolo è tutt’altro che
pronto a essere padre. Continua a fuggire dalle proprie responsabilità. Prova
disperatamente a non ricadere negli errori del passato,
ma tale tentativo è riservato esclusivamente alla seconda figlia, Emilia…
https://volerelaluna.it/andiamo-al-cinema/2025/05/21/paternal-leave-ma-che-freddo-fa-in-questa-famiglia-che-non-ce/
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