sabato 3 maggio 2025

La gazza ladra - Robert Guédiguian

Jean-Pierre Daroussin e Ariane Ascaride sono ancora gli ottimi protagonisti di un film di Robert Guédiguian.

sono invecchiati, lei fa la donna delle pulizie e badante, lui è un vecchio pensionato in sedia a rotelle, insidiato dal figlio che vuole inpossessarsi della casa del padre.

Maria e Robert, nella Marsiglia mediterranea, ci mostrano che ubìn altra vita è possibile.

un film che non annoia mai, pieno di sorprese e di calore umano, da non perdere.

buona (poetica) visione - Ismaele


QUI la poesia di Victor Hugo

 

 

E ci ha trasmesso il suo amore per Victor Hugo attraverso una scena memorabile, puro cinema, che lascia stordito chi viene stregato dal suo splendore senza che se ne accorga. Nel momento decisivo di una storia lancinante in cui tutti i poveri esseri smarriti che si aggirano nelle strade di Marsiglia come eremiti senza Dio che possono solo incontrare il martirio di una fede senza fede, in questo momento decisivo Daroussin, che recita la parte di un paralitico a cui la vita o la paura di vivere hanno tolto tutto, si erge come il leone di pietra della Corazzata Potiomkin e proclama la sua dignità, sfida il mondo che lo circonda e vince da solo la sua Maratona, lui l’atleta senza gambe. E dice al poliziotto mediocre e antipatico, giovane, con la barbetta rasa alla moda da neo-conformista dei nostri giorni «Sono nel pieno possesso delle mie facoltà mentali. Non mi crede? Posso fare i conti. Posso recitare una poesia a memoria. La vuole sentire. La conosce la Povera gente?». Il poliziotto con la palpebra abbassata che spiove perpendicolare alla sua barbetta da fighetto ha un sussulto e neanche capisce di che cosa si stia parlando. E Daroussin il leone sillaba con precisione e con calma, parole che sembrano prosa, ma che invece sono versi, impercettibili, ma veri versi, smorzati con la nonchalance di un grande pianista che suona piano, piano, pianissimo le note più brucianti, per suggerirle come per caso e far tremare chi ascolta. E tremiamo anche noi ascoltando Victor Hugo che si è incarnato di nuovo, che parla ancora con la voce di quest’attore con l’accento meridionale e racconta la storia sublime dei poveri che hanno il coraggio di amare anche se sono poveri, che è quello che sta facendo lui, Daroussin, ma senza dirlo, così per caso, recitando versi di altri, mentre nessuno lo ascolta. E noi abbiamo recepito il “messaggio” del regista, il contenuto, la morale del film: ma senza accorgersene, dissolta nei fatti, in puro racconto. Perché questa è la qualità principale del film: che sia racconto, come ha cercato di spiegare il regista a chi gli chiedeva chiarimenti sul suo “messaggio”. L’arte non è cronaca. Oggi siamo ossessionati dall’informazione ci ha detto. Dai film tratti da una storia vera. “Tratti”…come se fosse possibile trarre qualcosa dalla realtà. Come se la realtà fosse una miniera, dove ci sono rocce non sentimenti, contraddizioni, dolore.

A chi non ha paura di questo, raccomandiamo con tutta l’anima di vedere al più presto il film. Non sarà deluso.

da qui

 

…Per decenni Robert Guédiguian ha scelto di ambientare i suoi film a Marsiglia e di lavorare con gli stessi attori che negli anni cambiano insieme a lui. Con quest’ultimo ha realizzato un inno alla solidarietà e all’accoglienza che tocca il cuore, capace di raccontare tanti tipi di amore enfatizzando la vicinanza, la solidarietà e la reciproca assistenza passando per il lavoro, la fatica e senza dimenticare la dimensione onirica e del desiderio. La troupe di La gazza ladra continua a rappresentare storie ispiratrici di avvicinamenti, di nuovi inizi e di vie d’uscita. Il nipotino continua a suonare, Maria riprende a lavorare con le persone che ha sempre amato, divenute ormai per lei come una famiglia. Anche i figli si innamorano di nuovo e tornano a sorridere. Non manca nel film il momento della riflessione sulla sofferenza e sul dolore. Si sceglie, però, di ricucire con il filo potente dell’assoluzione e si risolve ogni questione con grazia e luce. Il regista non è malizioso: non ci ha fatto nulla. Sono stati i grandi occhi al sorriso di Marilou e di Grégoire ad incantarci.

da qui

 

Ne "La gazza ladra" emerge il lato più giocoso del fare cinema firmato da Guédiguian e il film ne guadagna senza dubbio in sveltezza e leggerezza, soprattutto nei termini di una regia che, nella prima parte, osserva persone e ambienti con lo sguardo del flaneur incantato. Maria che prepara il branzino impanato, lo sfrigolio del pesce che frigge, lo stacco di montaggio su Darroussin che esce nel giardino assaporando gli odori provenienti dalla cucina, il suo primo piano con gli occhi rivolti verso il mare, la sensazione di quiete, il rumore di un aereo di passaggio. Nella costruzione di queste scene lavorate sulla luce del sole di Marsiglia, su una tavolozza limitata di colori che Guédiguian adopera con il gusto per bozzetto a tempera o dell'acquerello en plein air, si sviluppa la mondanità di quello che una volta si sarebbe chiamato proletariato e che il regista osserva con tenerezza e senza moralismi…

da qui

 

 


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