Monica Vitti e Ugo Tognazzi sono spettacolari, Isolina è una povera zitella che riesce grazie alle sua testimonianza a far condannare Marino per omicidio.
poi succedono cose incredibili e vedere loro due è proprio una gran cosa.
cercate Monica e Ugo, un regalo.
buona (galeotta) visione - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
Attenzione a non farsi sviare dal titolo o
dall'incipit, con il rottame di un auto recuperato dal Tevere e cadavere a
bordo. Nessun giallo, se non qualche incrocio molto marginale col genere. Il
film è invece una non disprezzabile analisi della vita carceraria vista
attraverso gli occhi di Marino Bottecchia (Ugo Tognazzi), condannato a
vent'anni per l'omicidio della prostituta con cui viveva. Nessuna vera prova,
solo "gravi indizi" culminanti nella testimonianza di Isolina (Monica
Vitti), una maestra d'asilo "privata" che la sera incriminata dice di
averlo visto sul luogo del delitto. Basta? Poco importa: il processo si risolve
in modo surreale tra intonaci che cadono e immagini distorte, conta solo la vita a Regina Coeli e il rapporto con Isolina, che
mano a mano si convince che Marino sia innocente e ai colloqui cerca di
accontentrarlo in ogni cosa. Cupido è in agguato... Non una sceneggiatura
impeccabile (con qualche incongruenza, pure) ma una notevole interpretazione
dei protagonisti. Soprattutto Tognazzi è straordinario: mai sopra le righe,
vive con grande trasporto la detenzione, il rapporto col secondino amico e
insieme infido (Orazio Orlando, molto bravo pure lui), l'evolversi del rapporto
con la donna che l'ha condannato. Con qualche momento divertente (quando Marino
chiede a Isolina di fotografarsi in pose osè e per passargli poi le
fotografie), un'intensità non comune nella descrizione del rapporto grazie a
una Vitti che sa caratterizzare molto bene il suo personaggio. L'amarezza di
fondo ci accompagna fino al durissimo finale, come nella miglior tradizione
della commedia all'italiana. La regia di Giraldi non ha la spigliatezza dei
grandi, il film non sempre riesce a essere interessante, ma è sincero e a suo
modo originale.
Nella migliore tradizione del cinema italiano dell'epoca, un
gustoso incrocio tra il film drammatico di denuncia a sfondo carcerario e la
storia d'amore bizzarra, dagli esiti imprevedibili; Giraldi è bravo a mantenere
la storia in equilibrio tra luci e ombre, non disdegnando momenti più da
commedia uniti a digressioni amare, come nel finale tipicamente settantiano.
Tognazzi spettacolare ma non da meno la splendida Vitti; azzeccati anche la
location e i personaggi di contorno per un lavoro peculiare e coinvolgente che
a tratti può far riflettere su temi difficili del nostro Belpaese.
Sottovalutatissima ma notevole commedia nera, con un Tognazzi
voce principale nei panni dell'ambiguo "Mocassino", cosidetto in
onore della sua ossessione per le scarpe (!) e una Vitti brava ma con un
personaggio ricalcato su altri ruoli precedenti. Un film dall'insolita
ambientazione (il carcere) e dalla sceneggiatura non sempre coerente (troppe
svolte inprovvise e turning points) ma sicuramente salace e non privo di
mordente, oltre che gradevolissimo umoristicamente. Tante trovate e tante
battute memorabili.
A volte,si sa,gli attori rendono un film piu'digeribile di
quanto esso davvero non sia.E la bravura,oltre che l'alchimia tra Monica Vitti
e Ugo Tognazzi,servono molto a migliorare l'effetto che "La
supertestimone",che si regge su uno spunto piu'adatto a reggere la durata
di un episodio che di un intero lungometraggio:Giraldi,regista non male con gli
western-spaghetti,è meno a suo agio con la commedia di costume.Non
divertentissimo, anzi,in un certo qual modo un po' triste.
Non fa ridere e non funziona neanche il lato malinconico.
Ugo Tognazzi finisce in galera
perché accusato ingiustamente di omicidio dalla supertestimone Monica Vitti. Ma
poi lei si accorge dell'errore e si sposano...
Dopo un inizio interessante, il
film si sgonfia subito e diventa ripetitivo e noioso. Non fa ridere e non
funziona neanche il lato malinconico. E' un peccato per i due protagonisti,
bravi e sprecati.
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